Che nessuno mi desti da questo irrazionale sogno, perché in cuor mio lo so, lo so benissimo che nel 1988 sarebbe potuto accadere! Vi starete giustamente chiedendo cosa? Semplice, un primate, per l’esattezza uno scimpanzé, avrebbe potuto essere eletto sindaco di Rio de Janeiro. Chi storce il naso e diffida da quanto affermato è perché non conosce la storia a dir poco incredibile e tutta brasiliana di Macaco Tião, il quasi primo cittadino di una delle città più famose e riconoscibili del Sudamerica.

La vicenda è senz’altro curiosa e non vuole essere qui raccontata come normalmente si fa con le storielle intrattenenti – con tutto il rispetto per le storielle intrattenenti, beninteso. Perché se uno scimpanzé in quella tornata elettorale guadagnò da solo 400.000 preferenze, un motivo socio-politico (e per noi storico) ci fu, eccome se ci fu. E allora cerchiamo di intendere, per quanto possibile, le diverse sfumature che una storia latinoamericana, altrimenti solo buffa e stravagante, può offrirci.
Si parta con le presentazioni. Chi era il primate? Tião, soprannominato appunto “Macaco Tião” (letteralmente “Tião la scimmia”), era uno scimpanzé comune (della specie Pan troglodytes), nato nel 1963 e vissuto fino al dicembre del 1996 nello zoo di Rio de Janeiro. Divenne famoso non tanto per le sue doti affettuose – pressoché nulle – al contrario, per il temperamento irascibile. Era noto per lanciare oggetti, tra cui fango, acqua e gli immancabili escrementi, contro i visitatori dello zoo. L’atteggiamento apparentemente antisociale gli valse, incredibili a dirsi, una certa simpatia pubblica, specie tra i più giovani.

Uno degli episodi più ricordati è quello in cui Tião lanciò feci addosso all’allora sindaco Marcello Alencar, durante una visita ufficiale. Il gesto clamoroso e involontario lo fece irrompere nell’immaginario collettivo come un vero e proprio simbolo di dissenso. Insomma, quando si cerca disperatamente un simbolo, lo si trova in tutto, anche in un primate che lancia cacca addosso a uomini in camicia bianca e cravatta ben stretta.
Tornando al centro della vicenda, correva l’anno 1988. Da poco meno di un triennio il Brasile poteva dirsi affrancato dalla dittatura militare, storiograficamente nota come regime dei Gorillas (se vi interessa approfondire il lato prettamente storico e politico della questione, qui di seguito trovate l’articolo di rimando). Il clima politico era comunque teso, cronicamente segnato da una sfiducia verso le istituzioni, la corruzione e la qualità della classe dirigente. In un tal contesto nacque la trovata geniale e provocatoria di due comici brasiliani che decisero di candidare simbolicamente Macaco Tião alla carica di sindaco di Rio de Janeiro.

L’iniziativa si rifaceva naturalmente ai canoni della più esplicita satira politica. Era un modo per ridicolizzare la scena elettorale e dare voce al crescente malcontento popolare. All’epoca, il sistema elettorale brasiliano prevedeva il voto su scheda cartacea. Il cittadino poteva scrivere manualmente il nome del proprio candidato. Il dettaglio non è da poco, perché permise alla “candidatura” di Tião di avere un’inaspettata risonanza. Molti elettori, disillusi dai candidati ufficiali, scrissero realmente il nome dello scimpanzé sulla scheda, esprimendo così un voto nullo ma profondamente simbolico.
Secondo le stime più diffuse (anche se non ufficiali; mettiamo le mani avanti), Macaco Tião ricevette circa 400.000 voti. La cifra, se veritiera, collocò lo scimpanzé al terzo posto virtuale tra i dodici candidati complessivi in gara.

Poté il Guinness dei Primati, dato il nome (una volta compresa la battuta, siete liberi di insultare il sottoscritto), esimersi dal trattare la questione? Certo che no. Il libro dei record accolse fra le sue pagine il nome di Macaco Tião, iscritto come “il primate politicamente più votato di sempre”. Il Guinness World Records confermò il titolo alla morte dell’animale, come già scritto, avvenuta all’età di 33 anni nel 1996.

La città carioca pianse alla scomparsa dello scimpanzé. Rio de Janeiro dichiarò il lutto nazionale per tre giorni, con le bandiere dello zoo e della municipalità a mezz’asta. S’era spento un amico, un simbolo, un’istituzione, un tramite animalesco grazie al quale poter denunciare le ingiustizie sociali e politiche tipiche della sfera umana. Se ne andava Macaco Tião, il quasi sindaco della seconda città brasiliana per popolazione. Perciò no, non destatemi da questo sogno, lasciate che mi coccoli ancora per un po’.