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ossa fratturate

Queste ossa fratturate ci raccontano come nel Medioevo si affrontasse la disabilità

Questa inusuale scoperta ha permesso di capire come nel Medioevo venisse affrontata la disabilità e quale tipo di assistenza venisse fornita ai disabili. La scoperta si riferisce alle ossa fratturate dello scheletro di un uomo trovate sotto una chiesa a Lund, nella Svezia meridionale.

Ossa fratturate e disabilità ai tempi del Medioevo

ossa fratturate
Crediti foto: @ Nelly Hercberg / Museo Culturale di Lund

I resti in questione, chiamato Individuo 2399, mostrano i segni di un grave infortunio al ginocchio avvenuto quando l’uomo aveva poco più di 20 anni. La lesione era così grave che influenzò tutto il resto della sua vita.

Lo studio inerente pubblicato sulla rivista Open Archaeology contraddice quanto ipotizzato in precedenza, ovvero che le persone con disabilità erano emarginate. I resti ci dicono che l’uomo morì nel tardo Medioevo (1300-1536 d.C.). Lo scheletro presentava una grave frattura a carico del femore sinistro e del ginocchio. Il danno era pari a un disallineamento di 45°, cosa che cambiò del tutto la sua vita.

L’uomo, infatti, non poteva camminare da solo, ma dipendeva da stampelle o tutori per le gambe. Una lesione del genere potrebbe essere dipesa o dal calcio di un cavallo o dalla caduta di un oggetto pesante, magari una grossa pietra in un cantiere edile.

ossa stemma
Crediti foto: @Heinz Schiestl, Public domain

La cosa più sorprendente di questa scoperta, però, è quanto accaduto dopo la frattura. Analisi osteologiche e l’imaging 3D indicano che la frattura venne trattata a lungo dai medici. L’uomo soffriva anche di osteomielite, un’infezione profonda dell’osso, il che lo costringeva a sottoporsi a terapie continue. Probabilmente i medici dovevano lavare e pulire di continuo le ferite, drenando gli ascessi.

Inoltre gli somministravano gli antidolorifici dell’epoca, come l’olio di lavanda, l’alcol e l’oppio. Blair Nolan, ricercatore dell’Università di Lund e principale autore dello studio, ha spiegato che cercare di dedurre le norme sociali relative alla disabilità da documenti religiosi e legali è molto difficile, visto che si tratta di una rappresentazione idealizzata. Meglio dunque cercare di ottenere queste informazioni dall’analisi osteologica e archeologica.

Dal punto di vista delle credenze religiose europee, infatti, nel Medioevo la disabilità era vista in maniera contrastante. Qualcuno, infatti, sosteneva che le lesioni fisiche o le disabilità indicassero una sorta di ira divina da sopportare con umiltà e penitenza. Tuttavia era proprio la stessa Chiesa che si occupava di distribuire, tramite i monasteri, cure mediche e cibo ai disabili.

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Crediti foto: @Wellcome Collection Gallery / CC-BY-4.0

In ambito legale, invece, spesso le punizioni corporali riservate a determinati reati comportavano l’amputazione di arti o estremità. Il che creava un certo collegamento fra disabilità e reati. Inoltre la visibilità della pena ne determinava anche la gravità sociale.

Tuttavia l’individuo 2399 pareva aver superato tali scoglio. Non solo era curato regolarmente, ma lo seppellirono anche ai piedi del campanile della chiesa. La sua esistenza cambia la narrativa: nonostante fosse disabile, non lo emarginarono o dimenticarono. Si presero cura di lui fino al momento della morte, seppellendolo poi in modo rispettoso.