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Risolto il mistero del sistema di illuminazione del Partenone

Per secoli gli studiosi si sono arrovellati su una questione: come facevano gli antichi Greci a illuminare il Partenone? Questo soprattutto perché le antiche storie raccontano di come fosse illuminata quasi a giorno l’imponente statua di Atena del Partenone, nonostante l’ambiente interno circostante fosse alquanto buio. Ebbene, lo studio condotto dall’archeologo Juan De Lara dell’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista The Annual of the British School at Athens ha finalmente dato una risposta a questo quesito.

La misteriosa tecnica per illuminare il Partenone

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Tramite modelli 3D e l’uso di immagini generate al computer, De Lara ha ricreato la geometria del tempio e della statua di Atena (alta 12 metri). Poi ha mappato la posizione del sole nelle quattro stagioni, sfruttando e adattando i dati al V secolo a.C.

Così facendo ha fatto una scoperta assai strana. In pratica in specifici momenti rituali, come le feste Panatenee per esempio, la luce solare entrava dalle grandi porte del tempio e si rifletteva sulla statua di Atena. L’effetto era di grande impatto, tanto che la statua era illuminata dai raggi del sole in modo tale da conferirle una sorta di aura luminosa che circondava tutto il corpo.

Tutto ciò era reso possibile dall’architettura del Partenone stesso. De Lara ha spiegato che il Partenone nacque intenzionalmente come un luogo sacro. Non solo era un capolavoro di progettazione, simmetria e marmo, ma anche un’imponente opera scenografica. In pratica gli antichi architetti lo progettarono appositamente per poter reindirizzare e sfruttare al massimo la luce solare.

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Crediti foto: @InSapphoWeTrust/ CC BY-SA 2.0

L’interno del Partenone è alquanto scuro, ma in determinati momenti chiave, è capace di illuminarsi in maniera incredibile. Il focus è proprio la statua di Atena. Non a caso per la statua di Atena i Greci scelsero l’avorio e l’oro. Non solo erano materiali rari e pregiati, ma erano anche in grado di riflettere in maniera scenografica la luce solare.

Ma c’è di più: ogni tempio, dall’angolazione ai materiali usati, era costruito in modo da offrire un’esperienza simbolica unica basata anche sulla divinità ospitata. Curiosamente, però, nonostante il Partenone fosse un luogo di culto dedicato alla dea guerriera Atena, non aveva in realtà una sacerdotessa ufficiale.

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Il centro spirituale del tempio, infatti, era la statua stessa, scolpita dallo scultore Fidia nel 438 a.C. e fulcro della presenza divina di Atena Parthenos. La statua era realizzata in crisoelefantino, una miscela di oro e avorio. Per creare il viso e le braccia lo scultore probabilmente ammorbidì sottili fogli di avorio tramite il calore, incollandoli poi a un’anima di legno.

Una volta lucidate, poi, le superfici sembravano irradiare luce e non solo rifletterla. Ecco spiegato l’effetto sbrilluccicante della statua, capace di trasformare una stanza buia in uno spazio spirituale.