Alla morte di Nerone, sul trono di Roma, nel 69 d.C. si susseguirono ben quattro imperatori. Vitellio fu il terzo di questo quartetto ed è passato alla storia come un imperatore non solo crudele, ma anche ingordo come pochi.
Storia e ingordigia dell’imperatore Vitellio

Sappiamo che alla morte di Nerone, l’ultimo della dinastia Giulio-Claudia, Roma fu squassata da una terribile lotta per il potere. Il 69 d.C., infatti, divenne noto come l’anno dei 4 imperatori: quattro sovrano si impossessarono del trono di Roma, salvo perderlo dopo pochi mesi, a breve distanza l’uno dall’altro. E tutto terminò solo quando Vespasiano riuscì a far sloggiare Vitellio dopo che questi era rimasto al potere per soli otto mesi, dando così vita alla dinastia Flavia.
Ma chi era Vitellio? Aulo Vitellio, questo il nome all’anagrafe, era il figlio di Lucio Vitellio e fratello minore di un altro Lucio (sai che confusione in casa?). Fu il primo imperatore romano non nato in una famiglia di Senatori.
Nato il 24 settembre del 15 d.C. dalla gens Vitellia, il padre era di rango equestre. Tuttavia quando Aulo era giovane, elevarono il padre al rango senatorio. Il che fu necessario perché le guerre vivili del I secolo a.C. e i vari processi per tradimento del I secolo d.C. avevano annientato parecchie storiche famiglie senatoriali. Quindi c’era bisogno di rimpinguarne le fila.
Aulo crebbe insieme a Tiberio durante la seconda metà del regno del vecchio imperatore. Qui strinse amicizia con Caligola, grazie anche alla comune passione per le corse dei carri. Inoltre divenne amico di Claudio, in quanto entrambi amavano giocare ai dadi e riuscì anche a farsi benvolere da Nerone grazie all’adulazione. Secondo Svetonio, Vitellio rimase coinvolto in un incidente con i carri mentre Caligola era alla guida. Il che gli causò una zoppia a vita.
Sempre Svetonio lo descrive come un ragazzo alto, con una pancia enorme e il viso arrossato dal troppo bere. Quando Caligola divenne imperatore, si ricordò del suo amico Vitellio. E durante il regno di Claudio divenne console, salvo poi essere promosso al rango di governatore proconsolare dell’Africa sotto Nerone.
Quando Nerone si suicidò nel 68 d.C., le truppe e il Senato proclamarono Galba imperatore. Questi mandò Vitellio in Germania Inferiore come governatore. Qui Vitellio divenne benvoluto dalle truppe, soprattutto per via del suo eccessivo permissivismo.
Galba, invece, voleva imporre una disciplina ferrea all’esercito, il che lo rese inviso alle truppe. Nel 69 d.C. Galba chiamò le legioni della Germania per il giuramento di fedeltà, ma queste rifiutarono e proclamarono Vitellio come loro imperatore. Anche le legioni della Gallia, della Britannia e della Rezia seguirono quelle della Germania.
Galba provò così a rinforzare la propria posizione nominando Lucio Calpurnio Pisone Liciniano come suo erede. Il che fece infuriare Otone, che si aspettava di essere il prescelto. Così Otone corruppe la Guardia Pretoriana a Roma e questa uccise Galba. Pisone nominò poi Otone imperatore.
Otone provò poi ad accordarsi con Vitellio e di condividere il potere, magari sposando la figlia di quest’ultimo. Ma Vitellio voleva governare da solo. Gli eserciti dei due si scontrarono e alla fine Otone decise di suicidarsi quando vide la malparata. Al Senato non rimase che riconoscere Vitellio come imperatore.

Salito al trono, Vitellio assunse il nome di Germanico Augusto, evitando quello di Cesare come fatto dalla dinastia Giulio-Claudia. Mentre l’esercito di Vitellio attraversava l’Italia per giungere a Roma ecco che si dedicò a rapine, violenza e dissolutezza.
Vitellio e i suoi uomini erano avidi come pochi. Giunto a Roma, Vitellio dovette ricompensare l’esercito che lo aveva messo sul trono. Quindi rinforzò la Guardia Pretoriana con alcuni dei suoi uomini. I quali continuarono con la loro condotta priva di disciplina, rubando e appropriandosi di tutto quello che volevano.
Il suo breve regno fu caratterizzato da crudeltà e lusso. Tuttavia il vizio più grande di Vitellio era il cibo: mangiava quattro volte al giorno, vomitando fra i pasti per far posto ad altro cibo. Ad ogni pasto banchettava nelle case di nobili diversi.
Nominò poi il figlio neonato come erede. Intanto i creditori, però, chiedevano di essere pagati. Così Vitellio iniziò a uccidere i cittadini più danarosi per impossessarsi delle loro ricchezze. Inoltre uccise senza pietà anche i rivali.
Ma fece qualcosa di positivo? Beh, secondo gli storici abolì la pratica dei centurioni che permetteva loro di vendere permessi ed esenzioni dai doveri per arricchirsi. E permise ai cavalieri di assumere incarichi nell’amministrazione civile imperiale. E stop.
La situazione precipitò quando, poco tempo dopo essere arrivato a Roma, le truppe in Egitto e Giudea nominarono Vespasiano come loro nuovo imperatore. Essendo un generale molto amato, preso anche le truppe della Dacia e dell’Illirico si schierarono dalla sua parte.
In teoria Vespasiano sarebbe dovuto rimanere in Oriente, mentre il suo esercito, guidato da Muciano, governatore della Siria, si sarebbe occupato delle truppe in Italia. Così facendo Vespasiano non sarebbe stato ritenuto responsabile direttamente di eventuali devastazioni causate dal suo esercito in Italia.
Ma Marco Antonio Primo, comandante delle legioni in Pannonia, si mosse anzitempo. Appoggiando Vespasiano, si recò in Italia prima di Muciano, conquistò e incendiò Cremona (là dove Vitellio aveva sconfitto Otone) e poi si recò a Roma.
I cittadini sostennero Vitellio e il risultato fu una sorta di guerriglia urbana con i cittadini che lanciavano pietre e tegole dai tetti. Intanto Vitellio pare che stesse contrattando con Flavio Sabino, il fratello di Vespasiano, in modo da abdicare in favore di quest’ultimo. Tuttavia i sostenitori di Vitellio bloccarono questo suo tentativo.
Così i Flavi dovettero ritirarsi sul Campidoglio. I sostenitori di Vitellio ne approfittarono per incendiare il colle, distruggendo il tempio di Giove Ottimo Massimo, il più importante di Roma. Riuscirono poi a giustiziare Flavio Sabino, ma Domiziano, il figlio adolescente di Vespasiano, fuggì travestito da devoto di Iside.
Poco tempo dopo le truppe di Primo ottennero una vittoria a Roma, ma con una battaglia che causò la morte di 50mila persone. Vitellio scappò così a casa della madre. L’idea era quella di fuggire in campagna, ma ad un certo punto, non si sa bene il perché, tornò indietro a palazzo.

Giunto qui e trovandolo abbandonato, perse tempo a nascondere quanto più oro possibile. Poi si travestì da povero e si nascose nella loggia del guardiano. Ma lo scoprirono. E la sua fine, così come descritta da Tacito, non fu per stomaci forti. Lo trascinarono fuori dal nascondiglio, legandogli le braccia dietro la schiena e strappandogli i vestiti.
Lo derisero lungo la strada e uno dei suoi soldati tedeschi lo colpì, forse cercando di far cessare le sue sofferenze. O forse per colpire l’uomo che scortava. Il risultato fu che perse un orecchio.
Durante la processione costrinsero Vitellio a guardare mentre distruggevano le sue statue e il posto dove avevano ucciso Galba. Poi i soldati lo portarono sulla scalinata dove avevano deposto il corpo di Flavio Sabinio. Quando il tribuno lo insultò, lui rispose “Eppure ero il vostro imperatore”. Poi iniziarono a colpirlo fino a ucciderlo. Anche dopo la sua morte, il popolo continuò a infierire sul corpo, quello stesso popolo che lo aveva adulato quando era vivo.
Infine Muciano arrivò a Roma e dichiararono Vespasiano imperatore. Quest’ultimo arrivò a Roma solamente nel 70 d.C., con le mani totalmente pulite dallo spargimento di sangue avvenuto in Italia e a Roma.