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Urbano Monte ed il suo planisfero del 1587, il mappamondo più grande dell’età antica

Urbano Monte era un gentiluomo italiano di classe agiata particolarmente dedito alla cartografia. Il fatto che non compaia tra i nomi dei grandi cartografi dell’epoca non stupisce proprio per il fatto che le persone della sua classe sociale era soliti dedicarsi a studi per diletto, soprattutto la geografia. Nonostante ciò, la sua opera del 1587 costituisce il planisfero più grande dell’età moderna.

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Si tratta di un’opera in 60 fogli da assemblare lungo un asse centrale che consentiva di ammirare tutto il globo (conosciuto all’epoca chiaramente) d’un fiato. Faceva parte della rappresentazione anche il Giappone, questo forse perché a Milano era all’epoca arrivata una delegazione nipponica con cui Monte interagì per via della sua elevata classe sociale. Questo dato non è per nulla scontato dato che il Paese del Sol Levante non compariva in moltissime altre mappe dell’epoca.

Il globo rappresentato da Monte pare distendersi lungo un asse centrale, un fantomatico Polo Nord nel centro della terra. Lo studioso utilizzò la proiezione azimutale equidistante, ovvero una tecnica che prevedeva il disegno basato sull’equidistanza da un punto focale nel centro della mappa.

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Il disegno presenta inoltre un curioso mix di realtà e fantasia. Al contrario delle mappe “pure” a cui siamo noi oggi abituati, Monte comprese nella sua opera il disegno di animali esotici e forme di vita dei vari Paesi e territori illustrati. In Mongolia si vede inoltre un curioso unicorno, sintomo di come il disegnatore rappresentò anche dati non certi e diffusi più dalla fantasia che dalla ragione dell’epoca.

Un altro particolare curioso è il disegno dei sovrani dei vari popoli e territori. Da Murad III, imperatore di Turchia, passando per Filippo II re di Spagna, fino a Montezuma II in Messico. Incredibilmente assente è la regina Elisabetta I, nonostante il grande ruolo che ricopriva l’Inghilterra all’epoca.

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Infine Monte non si fece mancare un po’ di autoesaltazione. Pose un suo autoritratto del 1589 sopra quello precedente che era coevo della mappa. Non si sa perché ci tenne alla modifica, ma comunque lo integrò nell’opera. Se era una mappa fatta solo per diletto diremmo niente male, dato che Monte ci regala oggi la più ampia mappa del mondo passato.