La Seconda Guerra Mondiale fu un periodo caratterizzato anche da un’intensa sperimentazione dal punto di vista della strategia militare. Solo che in tutto questo proliferare di strategie e idee estreme, ecco che vennero ideate tattiche militari alquanto fantasiose e discutibili, spesso fallimentari e tragiche.
Tattiche militari strane e dove trovarle

Qui di seguito troverete alcune delle tattiche militari ideate e utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale che a voler essere generosi possiamo definire come “fantasiose”, ma che in realtà sono estremamente bizzarre. Come potevano pensare gli strateghi militari dell’epoca che potessero funzionare? E in effetti non lo fecero. Spesso queste tattiche finirono con un fallimento o anche con una tragedia, non riuscendo fra l’altro a cambiare il corso della battaglia.
Bomba pipistrello – Il progetto americano “bat bomb” voleva attaccare minuscoli ordigni incendiari sui pipistrelli. Questi ultimi sarebbero poi stati rilasciati sulle città giapponesi. L’idea era che i pipistrelli si rifugiassero negli edifici di legno, incendiandoli. Tuttavia durante i test i pipistrelli fuggirono, finendo con l’incendiare una base militare statunitense.
Portaerei di ghiaccio – Il Progetto Habakkuk era un’iniziativa britannica. L’idea era quella di costruire enormi portaerei in pykrete, un materiale formato da ghiaccio e polpa di legno. La speranza era che potesse resistere agli attacchi dei siluri. Per fare ciò, però, queste portaerei di ghiaccio dovevano operare nell’Atlantico centrale, visto che era qui che si concentravano gli U-Boot tedeschi.
Cosa mai potrà andare storto con una nave di ghiaccio? Beh, tutto, visto che difficoltà tecniche, carenza di risorse e la materiale impraticabilità del progetto ne causarono l’abbandono.

Cani anticarro sovietici – L’Unione Sovietica, infatti, cercò di addestrare i cani a trasportare esplosivi sotto i carri armati tedeschi, con l’intenzione di farli esplodere al contatto. Tuttavia la tattica si rivelò non solamente inefficace, ma anche tragica: oltre a causare la morte di tutti quei cani innocenti, spessi questi tornavano indietro dai loro addestratori o prendevano di mira i veicoli sovietici.
Il Grande Panjandrum – Questa nuova corbelleria venne in mente agli inglesi. Messa da parte la nave di ghiaccio, idearono una sorta di arma formata da due enormi ruote a propulsione a razzo, cariche di esplosivi. Nelle intenzione degli ingegneri, queste ruote avrebbero dovuto rotolare e violare le difese nemiche. Solo che l’arma si dimostrò incontrollabile durante i test, rappresentando un pericolo enorme più per gli operatori che per il nemico.
Palloni bomba nipponici – Non solo gli Alleati, anche i paesi dell’Asse ebbero le loro alzate d’ingegno. Il Giappone, infatti, lanciò più di 9.000 palloni bomba riempiti di idrogeno. I Fu-Go, questo il nome con cui erano noti, dovevano attraversare il Pacifico e raggiungere il Nord America, in modo da causare incendi boschivi e scatenare il panico.
In effetti alcuni di essi riuscirono a raggiungere gli USA, ma praticamente non fecero nulla. Le uniche vittime furono quelle del 5 maggio 1945, a Bly, in Oregon: una bomba uccise sei civili.
Topi esplosivi – I britannici non vollero essere da meno dei sovietici e decisero di provare con i topi esplosivi. L’idea venne allo Special Operations Executive: si riempivano topi morti con esplosivo al plastico e poi li si posizionava vicino alle sale caldaie tedesche. Il piano prevedeva che gli operai tedeschi, vedendo i topi morti, se ne sbarazzassero gettandoli nella fornace, scatenando un’esplosione. Solo che la prima spedizione dei topi esplosivi fu intercettata dai tedeschi i quali li spedirono alle scuole militari per permettere ai soldati di identificarli. Insuccesso garantito.
Il Windkanone – Il Cannone a Vento era un’arma sperimentale antiaerea tedesca. Dall’aspetto che ricordava un po’ un elefante, con la canna ricurva lunga che ricordava una proboscide, era progettato per emettere potenti getti di aria compressa per destabilizzare gli aerei. Per funzionare questo cannone usava una miscela di idrogeno e ossigeno innescata dentro la canna. L’idea era buona, solo che l’hitbox era ridicola: come gittata e potenza non riusciva minimamente ad arrivare a colpire gli aerei.
Bombe adesive – Questa fu un’idea degli inglesi. Nel tentativo di neutralizzare i carri armati nemici, costruirono una sfera di vetro riempita di materiale esplosivo. Poi la rivestirono con un adesivo potente e la rinchiusero in un guscio metallico, dotando il tutto di un’impugnatura. Una volta attivata, bisognava lanciare o premere la bomba contro un carro armato. In questo modo si sarebbe rotto il vetro e fatto aderire l’esplosivo al bersaglio.
Tuttavia il progetto aveva qualche piccolo difetto. L’adesivo si attaccava ai vestiti dell’utilizzatore e non al bersaglio, il che non era certo una cosa auspicabile. Inoltre se i carri armati erano coperti di fango o polvere (praticamente sempre), la bomba non funzionava a dovere. Eppure, nonostante fosse chiaro che tale strategia non funzionava, fra il 1940 e il 1943 produssero circa 2,5 milioni di tali bombe.
Piccione bomba – Pipistrelli, cani, topi morti… All’appello mancavano solamente i piccioni. Questa volta fu BF Skinner, un comportamentista americano, a proporre di usare piccioni addestrati per guidare le bombe verso gli obiettivi. Il suo piano prevedeva di posizionare i piccioni all’interno del cono di una bomba. Da qui i pennuti avrebbero dovuto beccare uno schermo che mostrava l’immagine del bersaglio, letteralmente guidando la bomba verso di esso usando il becco.
A quanto pare le dimostrazioni fatte funzionarono anche, ma il progetto era così anticonvenzionale che lo abbandonarono. Con grande sollievo dei piccioni.
Panzerfaust-Faustpatrone Overstuffs – Il pensiero della Germania durante la Seconda Guerra Mondiale era tutto rivolto a una “potenza di fuoco schiacciante”. Dunque se un proiettile anticarro era buono, unirne di più insieme era ancora meglio. Così iniziarono a unire fra di loro diversi proiettili anticarro, i cosiddetti Overstuff.
Solo che questi conglomerati di proiettili erano così poco maneggevoli e imprevedibili che furono abbandonati: erano più gli svantaggi che i benefici.
Bomba rimbalzante – Avete presente quando lanciate un sasso sull’acqua per farlo rimbalzare? Ebbene, l’ingegnere britannico Barnes Wallis una bella mattina si alzò e pensò che il medesimo principio potesse essere applicato alle bombe. In pratica creò una bomba che poteva rimbalzare sull’acqua per sfondare così le dighe tedesche. L’arma si chiamava Upkeep, era una mina cilindrica di circa 4.700 kg e doveva essere sganciata da un’altezza di 18 metri, ruotando all’indietro per poi rimbalzare sulle reti dei siluri e detonare una volta raggiunta la diga.
Effettivamente la usarono durante il raid Dambusters. Nella notte fra il 16 e il 17 maggio 1943 la bomba rimbalzante sfondò con successo le dighe di Mohne ed Edersee, provocando l’inondazione della valle della Ruhr. Nonostante il successo, però, il suo uso fu assai limitato: lanciarla era difficile e l’efficacia non era sempre costante.

Siluri kamikaze giapponesi – Questa volta l’idea venne in mente alla Marina Imperiale Giapponese. Quest’ultima ideò il Kaiten, un siluro suicida con equipaggio. Pilotati da marinai, tali siluri erano progettati per sganciare carichi di esplosivi direttamente sulle navi alleate. Tuttavia nonostante il loro potenziale fosse devastante, diversi problemi tecnici e il potenziamento delle difese alleate ne limitarono l’utilizzo.
Cannoni a tubo britannici – Gli inglesi nel 1942 progettarono il British Projector Infantry Anti-Tank (PIAT), arma anticarro trasportabile da un uomo. Tramite un sistema a mortaio a spigot, lanciava una bomba a carica cava tramite un potente meccanismo a molla.
Nonostante avesse una buona gittata e una maggior capacità di penetrazione rispetto ai precedenti fucili anticarro, fu ben presto abbandonato. Aveva un rinculo troppo forte, era difficile armarlo e le munizioni non erano molto affidabili.
Serbatoi di tronchi d’albero – Ad un certo punto gli Alleati provarono a mimetizzare i carri armati e i lanciarazzi ricoprendoli di tronchi d’albero. Quale fu il problema? Che vedere gruppi di tronchi d’albero semoventi o semplicemente trovarsi di fronte a di mucchi di tronchi là dove non dovevano essercene non era un granché come travestimento. I nemici, infatti, li individuavano subito.
HNLMS Abraham Crijnssen – Il dragamine olandese HNLMS Abraham Crijnssen adottò una fantasiosa strategia di mimetizzazione. Per eludere i rilevamenti nipponici, l’equipaggio coprì la nave con fogliame della giungla, creando l’illusione di una piccola isola tropicale.
Effettivamente la nave, così mimetizzata, riuscì a passare sotto il naso del nemico senza essere individuata, riuscendo così a raggiungere la salvezza in Australia. Unica pecca: la manovrabilità con quella “cofana” di alberi e foglie era alquanto compromessa, il che incise negativamente sulle prestazioni della nave.




