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Spagnoli contro Samurai nel XVI secolo: chi vince?

Spagnoli contro Samurai nel XVI secolo: chi vince?

Domanda a bruciapelo, ne sono consapevole, ma figlia di una personalissima curiosità. Cercando in giro e consultando diverse fonti storiche, sono riuscito a trovare una risposta per certi versi sorprendente; non tanto per ciò che afferma – ovvero che furono gli spagnoli a cantar vittoria, a discapito dei samurai (in realtà rōnin…) – ma per le modalità con cui tutto ciò accadde. Allora scopriamo assieme questa curiosità storica, invero poco nota, in grado di dirci parecchio sugli equilibri di potere nel Sud-est asiatico del tardo Cinquecento.

Spagnoli contro Samurai nel XVI secolo: chi vince?

Quando la vicenda di nostro interesse prende avvio, intorno all’anno 1582, le Filippine erano ormai sotto controllo spagnolo da circa vent’anni. Dopo l’arrivo di Miguel López de Legazpi nel 1565 e la fondazione di Manila nel 1571, l’Impero spagnolo si trovava impegnata a consolidare la propria presenza nella regione, estendendosi in particolare verso nord. L’arcipelago però si trovava in una posizione strategica, una posizione che faceva gola a parecchi, non solo agli spagnoli. Ad esempio le Filippine attiravano tanti fra coloro che praticavano il commercio con la Cina o che erano soliti cimentarsi in atti di pirateria.

In particolare, il ragionamento ben si applicava alla valle del Cagayan, un fiume nel nord dell’isola di Luzon (la più settentrionale dell’arcipelago filippino). Lì, pirati e contrabbandieri giapponesi – i famigerati wokou, ai quali ho dedicato un vecchio ma dettagliato approfondimento – avevano cominciato a imporre la propria influenza. Come mi è capitato di dire in passato, i pirati wokou erano tutto fuorché un gruppo etnicamente e socialmente omogeneo. Pur essendo guidati (forse) da rōnin giapponesi, si trattava di una coalizione composita che comprendeva anche contrabbandieri cinesi o coreani, pescatori filippini e altri elementi marginali della società marittima asiatica.

spagnoli valle Cagayan

Quelli che chiamiamo “pirati” per pura convenzione, erano ben armati e organizzati. Gruppi in grado di ridurre in servitù le popolazioni indigene e di creare una sorta di dominio parallelo a quello ispanico. Le autorità coloniali spagnole, insediate stabilmente nella zona solo da pochi anni, vedevano in loro non solo una minaccia militare, ma anche un ostacolo al controllo politico ed economico dell’area. Lo scontro era all’orizzonte.

Per fronteggiare l’emergenza, il governatore generale Gonzalo Ronquillo de Peñalosa incaricò nel 1582 Juan Pablo de Carrión, navigatore, hidalgo e militare di esperienza, di guidare una spedizione contro i pirati. Per farlo Carrión si pose a capo di una sessantina di uomini.

Qui ci tengo a fare un appunto. Mi è capitato di leggere in giro come quegli uomini fossero esperti veterani di guerra, tercios dalla lunga esperienza nei campi di battaglia europei (olandesi e francesi), ma è inverosimile che fosse così. Al massimo una manciata di uomini rispondevano a questo identikit. Per il resto Carrión faceva affidamento su natii della Nuova Spagna, il vicereame comprendente quelli che oggi sono Messico e Stati Uniti sud-occidentali. Oltre agli ispanici e ai creoli, vi erano anche indigeni Tlaxcalan, loro sì veterani di guerra, nonché pienamente integrati nell’esercito imperiale spagnolo. Questi uomini possedevano armamenti moderni armamenti europei e sapevano benissimo come usarli, padroneggiando a menadito le tattiche di guerra spagnole.

spagnoli Carrion comandante

Terminata la digressione, procediamo oltre con la vicenda. Il primo contatto tra la flottiglia spagnola e i wokou giapponesi avvenne alla foce del fiume Cagayan (dal quale fiume prenderanno nome la sequenza di battaglie, per l’appunto, battaglie di Cagayan). Malgrado l’inferiorità numerica, Carrión ordinò di ingaggiare i pirati. Lo scontro fu aspro e si tenne prevalentemente a bordo delle imbarcazioni, con reciproci abbordaggi. Il round andò agli spagnoli, anche se a caro prezzo.

Il comandante spagnolo volle proseguire nella spedizione, risalendo il Cagayan. Nel tragitto incontrarono un fortino pirata situato sulla sponda del fiume. Allora gli spagnoli optarono per una strategia diversa rispetto all’assalto frontale. Essi posizionarono l’artiglieria e fecero lavorare quest’ultima, ben consci degli effetti devastanti. Dopo aver subito il tiro d’artiglieria, circa 600 wokou uscirono allo scoperto per assaltare la posizione trincerata spagnola. A seguito di un paio d’assalti infruttuosi, i pirati riuscirono a rompere la linea ispanica: si concretizzò una mischia selvaggia, fatta di classici duelli testa a testa.

spagnoli battaglie di Cagayan Filippine

Prevalsero i fattori qualitativi su quelli quantitativi (sebbene anche i giapponesi fossero dotati di alcuni moschetti, concessi dai portoghesi; di ciò se ne lamenterà il governatore Ronquillo in una lettera ufficiale spedita a Madrid, indirizzata a re Filippo II); gli spagnoli costrinsero alla ritirata la controparte. In seguito raccolsero da terra katane, armature lamellari e stendardi, da portate a Manila come trofei di guerra.

Ottenuta la vittoria, Carrión stabilì un presidio stabile nella regione. Fondò la città di Nuova Segovia (oggi Lal-lo, nella regione di Cagayan), primo insediamento spagnolo nell’estremo nord di Luzon. L’attività dei pirati si ridusse, sebbene la minaccia non fu completamente eliminata.