L’8 giugno 1959 la Marina statunitense, in collaborazione con il Servizio postale degli Stati Uniti, sperimentò il primo lancio ufficiale di “posta missilistica” (Rocket Mail) nella storia umana. Messa così, non si comprende l’entità e la portata dell’evento, fra i più singolari dell’intero XX secolo. Perché ciò che accadde nel concreto ha ancora oggi, a distanza di decenni, dell’incredibile. Il sottomarino USS Barbero, al largo della Virginia, lanciò un missile da crociera tipo Regulus, la cui testata nucleare era stata precedentemente sostituita da due contenitori postali del Dipartimento delle Poste (antenato dell’odierno servizio postale statunitense, noto con l’acronimo USPS). Il target era la stazione aeronavale ausiliaria presso Mayport, in Florida. La consegna impiegò la bellezza di 22 minuti. Capito? Vi fu un tempo, relativamente prossimo, in cui si pensava che fosse normale, se non addirittura auspicabile, consegnare la posta tramite missili cruise…

L’idea a dire il vero non nacque in seno alla megalomania americana; non spuntò fuori neppure in quegli anni di Guerra Fredda. La paternità del progetto è da attribuire ad un giornalista tedesco di nome Heinrich von Kleist. Nel 1810 propose di utilizzare batterie di artiglieria fisse per sparare salve piene di lettere verso punti di atterraggio predeterminati. Più tardi nel XIX secolo, i britannici lanciarono razzi balistici Congreve – progettati da Sir William Congreve – con dichiarati fini postali su Tonga, in Polinesia. Oltre a distruggere qualche capanna, i razzi non sortirono chissà quale effetto benefico.
Dell’intuizione si smise di parlare almeno fino agli anni ’20 del Novecento. Tra il 1928 e il 1929 diplomatici americani e tedeschi ipotizzarono la creazione di un sistema postale missilistico transatlantico, ma poi non se ne fece più nulla. Il progetto Rocket Mail sarebbe nato di lì a poco, nel bel mezzo del decennio successivo.
In Austria si registrò l’esperimento di Friedrich Schmiedl. L’ingegnere progettò dei razzi V-7, anche noti come “Experimental Rocket 7”, in grado di consegnare 102 lettere tra le città austriache di Schöckl e St. Radegund. Schmiedl aprì la strada a esperimenti simili, per lo più sovvenzionati da filatelisti, i quali ebbero luogo negli anni antebellici. Ideatori della posta missilistica spuntarono ovunque: in Inghilterra come in Germania, negli Stati Uniti e persino in India.

Si trattava però di casi isolati, resi solamente plausibili dalle finanze e dall’ingegno di uomini audaci. Storie avvincenti, dietro le quali però non ci fu mai un intento più grande, strutturale e per questo sistemico. Cosa che invece accadde alla fine degli anni ’50 con il connubio fra la Marina statunitense e il Dipartimento americano delle Poste. Rocket Mail divenne realtà tangibile solo dopo quell’8 giugno 1959.
Il direttore del dipartimento postale Arthur Summerfield dichiarò: «Questo impiego in tempo di pace di un missile guidato per l’importante e pratico scopo di trasportare la posta, è il primo uso ufficiale noto di missili da parte di qualsiasi dipartimento postale di qualsiasi nazione. Prima che l’uomo raggiunga la luna, la posta sarà consegnata entro poche ore da New York alla California, alla Gran Bretagna, all’India o all’Australia da missili guidati. Siamo sulla soglia della posta missilistica».

L’entusiasmo del direttore Summerfield non era tuttavia condiviso dai piani alti della Difesa. Essi interpretarono il lancio più come una dimostrazione delle capacità missilistiche della nazione. Non proprio un progresso tecnologico a scopo civile, ecco. Gli esperti inoltre ritennero troppo elevato il costo di gestione del servizio di posta missilistica. Il gioco non valse la candela e il fervore di Summerfield decadde con l’abbandono del progetto Rocket Mail.