Quello che vedete in foto potrebbe essere il primo ritratto vichingo noto mai trovato finora. Questo a detta del Museo Nazionale Danese. Certo, non è propriamente un ritratto: in realtà è una statuetta del X secolo. Solo che, essendo così ben dettagliata, è considerata una sorta di “ritratto” vichingo.
Il ritratto vichingo danese: erano davvero così i Vichinghi?

La statuetta in questione è scolpita in avorio di tricheco. Alta 3 centimetri, raffigura un uomo con un’acconciatura a dir poco elaborata. Se ci fate caso, la sua acconciatura presenta una riga centrale, con i capelli ben suddivisi sui lati. Inoltre ha dei baffetti imperiali ben curati e pure un pizzetto ben intrecciato. Questo suggerisce come i vichinghi fossero molto più attenti alla cura personale rispetto a quanto suggeriscano gli stereotipi su di loro.
I Vichinghi non erano dei selvaggi arruffati, anzi: erano assai attenti alla cura della persona. Ma perché si torna a parlare di questo busto in miniatura? Beh, il merito va a Peter Pentz, curatore del Museo Nazionale.
Mentre stava organizzando una mostra sulle veggenti dell’era vichinga, ecco che ha accidentalmente riscoperto questo manufatto. Posando gli occhi sulla statuetta, Pentz è rimasto alquanto sorpreso: nei tanti anni trascorsi al museo non gli era mai capitato di vedere un Vichingo del genere.

In realtà la scoperta della statuetta risale al 1797. La trovarono in una sepoltura equestre vicino al fiordo di Oslo, in Norvegia. Era seppellita insieme a un guerriero vichingo (presunto) durante la seconda metà del X secolo. All’epoca era Harald Bluetooth a governare la Danimarca.
Per più di due secoli, poi, questo manufatto cadde nel dimenticatoio degli archivi del museo. Era stato catalogato come reperto 589 ed era solamente uno fra i due milioni di oggetti ospitati nel museo.
Si pensa che il pezzo rappresentasse il re del gioco da tavolo vichingo Hnefatafl, gli “scacchi vichinghi”. Questo gioco fu assai popolare in tutta la Scandinavia dall’VIII all’XI secolo. Grazie poi alle incursioni dei Vichinghi, questo gioco si estese in tutta l’Europa.
Pentz ha poi sottolineato la cura maniacale nella realizzazione della capigliatura, dei baffi e del pizzetto della statuetta. La riga centrale si estende fino alla sommità della testa. I capelli sono tagliati con precisione sulla nuca e presentano onde laterali che lasciano scoperte le orecchie.

Dell’acconciatura fanno parte anche dei baffi prominenti, un pizzetto lungo e intrecciato e delle belle basette. Considerate che durante l’epoca vichinga, capelli belli ed elaborate acconciature erano un simbolo di ricchezza ed elevato status sociale.
Anche l’espressione della statuetta è degna di nota. Presenta, infatti, occhi grandi e la fronte corrugata, il che gli dona un aspetto quasi malizioso. O diabolico, secondo alcuni. Ma in realtà ha più l’espressione di qualcuno che si sta prendendo gioco di chi lo guarda. E chissà che la statuetta, in qualche modo, non fosse collegata ad Harald Bluetooth, il leggendario re vichingo che non solo unificò la Danimarca, ma che introdusse il Cristianesimo nella zona fra il 958 e il 986 d.C.?




