Sappiamo tutti che Amsterdam è una città sull’acqua. Quest’ultima fu fonte di grandi ricchezze per la città. Ma in un’occasione l’acqua divenne nemica di Amsterdam. E ci fu un momento in cui colera, tifo e vaiolo costrinsero le autorità a chiudere i canali “sporchi”, mettendo a punto anche una mappa del colera.
Amsterdam, il colera e i canali “sporchi”

Il problema fu che svariate epidemie di colera, tifo e vaiolo continuavano a minacciare Amsterdam, trasportate dalle acque contaminate e inquinate. Perché per un certo periodo nella città non furono presenti sistemi fognari degni di questo nome. Tanto che alla fine del XIX secolo crearono una mappa del colera, in modo da mostrare a tutti quale fosse il decorso di una delle epidemie più devastanti di sempre.
Dietro ai suoi colori, numeri e simboli, la mappa del colera di I. Teixeira de Mattos del 1867 si nascondeva una realtà drammatica. La mappa in questione raffigurava la progressione di un’epidemia di colera. Le autorità cittadine, vedendo con i loro occhi come stesse avanzando l’epidemia, accelerarono le procedure per riempire i canali sporchi e inquinati tramite i quali la malattia di diffondeva.
Tali procedimenti non si fermarono al XIX secolo. Anche negli anni Settanta e Ottanta il consiglio comunale valutò se riempire su larga scala determinati canali e se pavimentare aree come il Jordaan, il Nieuwmarktbuurt e il Lastage.
La chiusura e il riempimento dei canali è una parte della storia di Amsterdam di cui si parla pochissimo. Il che è strano perché contribuì a creare l’aspetto attuale della città, facendo scomparire un notevole quantitativo di acqua dal paesaggio urbano.

Il riempimento dei canali avvenne in vari modi. Un primo metodo consisteva nel riempire il canale con sabbia, proveniente soprattutto dalle dune della regione costiera vicino a Velsen e IJmuiden. Questo perché era facilmente trasportabile grazie all’apertura del Canale del Mare del Nord nel 1876.
Un secondo metodo prevedeva di coprire sezioni del canale costruendovi sopra il manto stradale. In questo modo l’acqua poteva scorrere liberamente sotto la strada. Che è proprio quanto fecero e Nieuwmarkt: l’acqua scorre in un canale sotterraneo dal Kloveniersburgwal al Geldersekade. Con tanto di chiusa secolare che sta ancora lì a controllare il livello dell’acqua. Idem dicasi per Leidseplein: qui il canale sotterraneo Lijnbaansgracht scorre dal Kleine Gartmanplantsoen (sotto lo Stadsschouwburg, il Teatro Civico) e arriva fino al Melkweg.
Dalla fine del XIX secolo in poi, i cittadini cominciarono a protestare per queste continue opere di bonifica. Così il consiglio comunale sostituì il termine “bonifica” con “allargamento”. Questa parolina magica permise di costruire nuove isole cittadine in sicurezza, fra cui le tre isole su cui si trova la Stazione Centrale.
Ampliarono poi anche i ponti, come su Prins Hendrikkade. Qui il Damrak, un tempo particolarmente ricco d’acqua e l’Open Havendfront sono in pratica scomparsi. Il piccolo specchio d’acqua che vedete lì è tutto ciò che rimane del fiume IJ.
Ma non fu tutte rose e fiori. Il progetto dei canali interrati aveva l’ambizione di rivaleggiare con i boulevard parigini. Amsterdam sperava di seguire le orme di Parigi. D’altra parte, se ce l’aveva fatta la capitale francese, poteva farcela anche Amsterdam.
Ma non andò come sperato. Il Nieuwezijds Voorburgwal, il Vijzelgracht, la Spuistraat, la Raadhuisstraat, il Martelaarsgracht e il Rozengracht non riuscirono a replicare il fascino dei boulevard parigini.

Tuttavia è innegabile che la città, con la chiusura dei canali, assunse un aspetto diverso. Durante la prima metà del XIX secolo, in molti quartieri, mancavano le banchine di pietra che conosciamo oggi. Al loro posto c’erano rive paludose e strade fangose che arrivavano dalle case al canale.
I canali, inoltre, erano discariche per i rifiuti domestici e per le fabbriche. Immaginate case private, birrifici, concerie, fabbriche di vario tipo che scaricavano i loro rifiuti nei canali che passavano vicino alle case. Frattaglie e rifiuti del mercato galleggiavano sui canali, creando un odore terribile.
A quei tempi Amsterdam non era una città che brillasse per pulizia e igiene. E questo nonostante persone come Samuel Sarphati, medico e benefattore o Jacob van Lennep, scrittore e politico, si battessero per migliorare la salute pubblica. Fu proprio quest’ultimo ad avere l’idea di portare l’acqua delle dune da Vogelenzang alla città, usando un sistema di tubature lungo 23 chilometri.
Ad oggi tantissime vie trafficate di Amsterdam nascondono canali sottostanti. Ma grazie a questa ristrutturazione, le epidemie progressivamente diminuirono fino a scomparire.