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Pegaso, il cavallo alato nato dalla testa di Medusa

Una delle creature della mitologia greca più famosa in assoluto è Pegaso, il bianco cavallo alato associato di solito alle imprese dell’eroe Bellerofonte. Tuttavia, fu molto di più di un semplice compagno d’avventura: era il portatore del tuono di Zeus, fu domato da Atena e creò anche una fonte per le Muse.

Pegaso, una nascita davvero particolare

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Crediti foto: @Giuseppe Cesari, Museo RISD

Solitamente Pegaso è raffigurato come uno stallone bianco dalle ali piumate. Tuttavia in alcune rappresentazioni è dipinto senza ali (ma sempre capace di volare) o anche col manto nero. Per quanto riguarda la sua nascita, dobbiamo fare un passo indietro. Pegaso era figlio di Poseidone, il dio del mare e di Medusa, una Gorgone. In particolare, Medusa era la sorella maggiore di queste donne che avevano serpenti al posto dei capelli e che erano capaci di tramutare gli uomini in pietra con un solo sguardo.

Medusa era l’unica Gorgone mortale. In origine, però, non era una Gorgone, bensì una bellissima ragazza, figlia degli dei marini Forco e Ceto (così come le sue due sorelle, Steno ed Euriale). Medusa era così bella che Poseidone si invaghì di lei.

La maggior parte delle versioni della storia sostiene che Medusa non fosse consenziente e che Poseidone la violentò mentre la ragazza era in visita in uno dei templi sacri di Atena. Quest’ultima non poteva lasciar impunito un oltraggio del genere. Solo che non poteva punire Poseidone, un altro dio dell’Olimpo e dunque se la prese con Medusa, la quale era la vittima di questa faccenda. Per essere anche la dea della saggezza, in questa occasione Atena non si comportò bene.

Infatti maledisse e trasformò Medusa in una Gorgone. Anni dopo, l’eroe Perseo fu inviato a uccidere la Medusa. L’eroe doveva portare poi la testa della Gorgone al re Polidette. Effettivamente, Perseo, aiutato da svariati doni degli Olimpi, ci riuscì.

Prima di tutto, si avvicinò silenziosamente a Medusa indossando l’elmo dell’invisibilità di Ade. Poi usò uno specchio donatogli da Atena per poterla attaccare, senza guardarla direttamente e senza pietrificarsi. Così Perseo decapitò Medusa.

In quel momento accadde qualcosa di strano. Dal moncone del collo di Medusa nacquero due gemelli del tutto formati. Erano nati Pegaso, il cavallo dalle ali bianche e il gigante Crisaore. A quanto pare Medusa era rimasta incinta dei figli gemelli di Poseidone, con una gravidanza che era durata per tutta la sua vita da Gorgone. Secondo alcuni, nacquero grazie alla spada di Perseo. Secondo altri, invece, nacque quando il sangue di Medusa toccò la terra o il mare, un po’ come successe con la nascita di Afrodite.

Di Crisaore si sa poco. Il suo nome vuol dire “colui che ha la spada d’oro”. Sposò Calliroe, un’Oceanide e insieme ebbero un figlio, Gerione. Costui fu sconfitto da Ercole durante la sua decima fatica, fra l’altro.

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Crediti foto: @Alexander Ivanov, Public domain, Wikimedia Commons

Pegaso, invece, lo ritroviamo in diversi miti. La storia di Pegaso e Perseo, secondo la tradizione, dovrebbe concludersi con la decapitazione di Medusa. Secoli dopo, invece, si cominciò a ricamare sulla vicenda. E nelle versioni più recenti del mito, ecco che fu Pegaso a trasportare Perseo sull’isola di Serifo per salvare la principessa Andromeda. La versione originale, invece, sosteneva che Perseo arrivò sempre in volo da Andromeda, ma usando i sandali alati di Hermes.

Prima di incontrare il suo storico compagno, Bellerofonte, ecco che Pegaso svolazzava libero e felice nei cieli. Le leggende narrano che, una volta arrivato sull’Olimpo, si sia stabilito presso le scuderie olimpiche che ospitavano le creature che trainavano i vari carri degli dei.

Tuttavia non era domato. Fu Atena che iniziò ad addestrarlo, usando una speciale briglia d’oro che le permise di cavalcarlo.

Ma Pegaso lo incontriamo anche in un mito collegato alle Muse. Il cavallo alato, infatti, era spesso associato alla creazione di sorgenti naturali e alle Muse. Il mito racconta che le nove Museo parteciparono a una gara di canto contro le nove figlie di re Piero. Le Pieridi erano molto brave, ma ovviamente non poterono nulla contro le dee della musica, della letteratura e delle arti.

Anzi, il Monte Elicona su cui si svolgeva la gara, si gonfiò d’acqua tanto era ammirato dal canto delle Muse. La montagna era sul punto di esplodere, ma non ci riusciva. Così, onde evitare un disastro, Poseidone mandò il figlio Pegaso sulla montagna. Arrivato, Pegaso batté lo zoccolo a terra e colpì una roccia. Così creò una sorgente e liberò l’acqua intrappolata nella montagna. Per questo motivo questa sorgente naturale si chiama Ippocrene, cioè “fontana del cavallo”. Ed è sacra alle Muse.

E veniamo infine alla storia di Pegaso e Bellerofonte. Quest’ultimo era il figlio di Poseidone e della regina Eurinome, tecnicamente la moglie di re Glauco di Corinto (non solo Zeus si concedeva scappatelle a destra e a manca, pure il fratello Poseidone). Bellerofonte era molto abile con i cavalli ed era un eccellente cavaliere.

All’inizio della sua carriera da eroe, Bellerofonte uccise accidentalmente qualcuno, il che gli costò l’esilio da Corinto. Per farsi perdonare, riuscì a ottenere una purificazione rituale da parte del re Preto di Tirinto. Solo che Stenebea (detta anche Antea), moglie del re, si innamorò di Bellerofonte e fece di tutto per sedurlo.

Bellerofonte, però, resistette a questi tentativi e così Antea accusò falsamente l’eroe di averla aggredita. Arrabbiato, il re voleva ucciderlo, ma non poté a causa delle leggi dell’ospitalità. Visto che violarle era fuori discussione, ecco che spedì Bellerofonte da Iobate, il re della Licia e padre di Antea.

L’eroe doveva consegnargli una lettera. Solo che Bellerofonte non sapeva che sulla missiva c’era scritto di giustiziare il latore a vista. Solo che Iobate ospitò Bellerofonte per diversi giorni prima di decidersi a leggere la lettera. Quindi di nuovo, per le leggi dell’ospitalità, non poteva ucciderlo direttamente. Però poteva sempre mandarlo in giro a uccidere mostri e affini, sperando che qualcuno facesse il lavoro sporco per lui.

Così mandò Bellerofonte a uccidere la Chimera, mostro a tre teste sputafuoco. Durante il viaggio, Bellerofonte incontrò Poliido, profeta di Corinto che lo avvisò che non sarebbe riuscito a sconfiggere la Chimera da solo. E gli suggerì di dormire nel tempio di Atena a Corinto, in modo da incontrare il suo alleato, il fratellastro Pegaso.

Atena apparve così a Bellerofonte in sogno, regalandosi le briglie d’oro che aveva usato per cavalcare Pegaso.Gli ordinò poi di sacrificare un toro bianco a Poseidone e di cercare Pegaso presso la sorgente di Pirene, dalle parti di Corinto.

Bellerofonte riuscì nella sua impresa. Tuttavia, più che domare Pegaso, fu quest’ultimo che riconobbe il valore del fratellastro e decise di concedergli fiducia. Si era così formato un duo eroico.

Grazie all’aiuto di Pegaso, Bellerofonte riuscì a conficcare una lancia dalla punta di piombo nella gola della Chimera, senza finire arrostito dalle sue fiamme. Tornato vittorioso da Iobate, ecco che questi gli diede nuove missioni suicide. Tuttavia Bellerofonte, grazie all’aiuto di Pegaso, riuscì a superarle tutte. Per esempio, sconfisse un esercito di Amazzoni attaccandole dall’alto e sconfisse anche una flotta di pirati.

Alla fine Bellerofonte riuscì a dimostrare la sua innocenza. Iobate allora, per riscattarsi, offrì all’eroe metà del suo regno e la mano della figlia Filone. Così Bellerofonte regnò come re della Licia.

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Crediti foto: @Pietro da Cortona, Museo Nazionale di Belle Arti, Svezia

Ma man mano che il tempo passava, ecco che l’eroe divenne sempre più arrogante. Forte dell’aiuto di Pegaso, uccideva interi esercito e mostri terribili con solo l’aiuto del cavallo alato. Si convinse così che gli spettasse di diritto un posto sull’Olimpo. Così, salutata la famiglia, prese armi e bagagli e volò verso l’Olimpo.

Ovviamente Zeus non poteva assolutamente tollerare un’arroganza del genere. A nessun mortale era permesso di unirsi agli dei dell’Olimpo, indipendentemente dalle imprese compiute. Così Zeus mandò un tafano a pungere Pegaso. Il cavallo si impennò e disarcionò l’eroe, il quale precipitò. Alcune versioni sostengono che sopravvisse alla caduta, anche se gravemente invalido. Altre che morì.

Comunque sia, Bellerofonte e Pegaso non si incontrarono mai più, anche perché Pegaso poté tornare sull’Olimpo. Qui divenne il portatore di fulmini di Zeus, accompagnandolo in battaglia. E quando dopo anni il cavallo alato si ritirò dal servizio attivo ecco che Zeus lo onorò immortalandolo nella costellazione di Pegaso.