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Lo sport prima degli antichi Greci

Lo sport prima degli antichi Greci

Oggi viene spontaneo associare l’origine dello sport e delle competizioni atletiche agli antichi Greci. Non che sia un errore: molte delle attività sportive praticate ancora nel XXI secolo affondano le loro radici all’epoca greco-romana. Eppure tante persone presuppongono che prima dell’imposizione culturale ellenica, lo sport, inteso come specifica attività ricreativa psicofisica, praticamente non esistesse. Le arcaiche popolazioni mesopotamiche, così come gli Egizi, i Cretesi e Micenei, si offenderebbero di fronte ad una simile illazione. Seppur in modalità fra di loro differenti, questi popoli praticavano tutti qualche forma di sport. L’intento odierno è quello di scoprire qualcosa in più sul loro conto.

Lo sport prima degli antichi Greci

Tavole cuneiformi e rappresentazioni artistiche ci forniscono un quadro sommario sullo sport praticato nell’antica Mesopotamia. Soprattutto l’archeologia, grazie alla quale abbiamo potuto posare il nostro sguardo su reperti d’eccezionale valore storico-culturale, ci ha rivelato come le popolazioni che vivevano tra il Tigri e l’Eufrate amassero in particolar modo gli sport di combattimento. Lotta libera e pugilato andavano per la maggiore.

Una delle testimonianze materiali meglio conservate è una targa con rilievo raffigurante due pugili. Essi sono in procinto di affrontarsi, come suggerisce la loro posa, ma ciò che desta l’attenzione di chi osserva è il loro vestiario. A differenza dei Greci, che combatteranno nudi, i lottatori mesopotamici erano soliti indossare degli specifici indumenti. Non deve sorprenderci il riferimento al combattimento sportivo. Persino l’Epopea sumera di Gilgamesh, testo antologico fra i più antichi dell’umanità, cita in continuazione la lotta per così dire “sportiva” (senza fini violenti, ecco).

“Il potente Gilgamesh arrivò ed Enkidu lo incontrò alla porta. Allungò il piede e impedì a Gilgamesh di entrare in casa, così si azzuffarono, tenendosi l’un l’altro come tori. Sfondarono gli stipiti e le pareti tremarono, sbuffarono come tori avvinghiati. Frantumarono gli stipiti e le pareti tremarono. Gilgamesh piegò il ginocchio con il piede piantato a terra e con una giravolta Enkidu fu sbalzato a terra.”

sport civiltà mesopotamiche

Stanchi di essere tirati in ballo sempre per le solite piramidi, templi, mummie e faraoni, anche gli Egizi meritano un approfondimento inerente alla tematica. Ovviamente le fonti a nostra disposizione che ci riferiscono di attività sportive egizie possono essere consultate sottoforma di bassorilievi solo all’interno di tombe e templi. Da queste non si scappa, mi dispiace. In realtà gli esperti sostengono come si parli di “attività ricreative simil sportive” allo stesso modo in papiri del II millennio a.C.

Ora, data la natura delle prove materiali sopravvissute, noi sappiamo per lo più che sport praticassero le élite del regno. Sulla stragrande maggioranza della popolazione non possiamo fare lo stesso discorso. Fatta la doverosa premessa, i sopracitati bassorilievi ci dicono come gli antichi abitanti dell’Antico e del Nuovo Regno amassero cimentarsi nella caccia, la corsa, chiaramente la lotta (stile mezzaluna fertile) e il tiro con l’arco.

La più documentata manifestazione sportiva dell’Antico Egitto è una corsa rituale che si teneva in occasione del trentesimo anno di regno del faraone. Essa è nota come “Heb-Sed“, ossia “festa del Sed”. In poche parole, il faraone di turno per dimostrare la sua incrollabile vigoria fisica correva lungo un circuito predeterminato – attorno ad una piramide o all’interno di un complesso templare – salvo poi essere indotto a catalessi con una pozione a base di fiori di loto, venir scortato all’interno di un sarcofago e, dopo un paio di giorni di “riposo forzato”, risvegliarsi con più vitalità di prima. Sembra uno scherzo, ma secondo autorevoli studiosi (Karen Petrie e James George Frazer) il procedimento cerimoniale era proprio questo.

sport caso egizio

Risalendo il Mediterraneo orientale, soffermiamoci sulla civiltà che sorse nel cuore dell’isola di Creta. I Minoici erano sì amanti della bellezza, come dimostrano ancora oggi i resti dei loro maestosi palazzi, ma adoravano anche darsele di santa ragione. Incontrovertibili prove archeologiche e storico-artistiche rivelano come nell’ampia gamma di sport praticati dai Cretesi risaltassero il pugilato, molto probabilmente il pancrazio e la tauromachia.

Nel sito archeologico di Agía Triáda, a soli tre chilometri da Festo, fu rinvenuta un vaso raffigurante quattro tipologie di sport minoici. Il Vaso del Pugile (o Vaso del rito del pugile) è contraddistinto da quattro registi. Il primo vede per protagonisti due uomini, quasi certamente pugili, prossimi allo scontro. Il secondo registro è incentrato sulla tauromachia. Il terzo raffigura quattro uomini in armatura, due in piedi, due a terra, in quella che pare essere una simulazione di un combattimento. Infine la quarta sezione, quella inferiore, lascia intravedere una lotta fra due possenti uomini, uno dei quali viene esplicitamente sbalzato a terra dal vincente dello scontro.

sport

Strano a dirsi, ma sui Micenei, tra le civiltà sopra menzionate quella più prossima ai Greci classici, non si hanno tracce di cultura sportiva propriamente detta. Sappiamo che i Greci ereditarono la lingua dai Micenei, e molto probabilmente assorbirono anche qualche tradizione sportiva. Purtroppo non ci sono testi in Lineare B che facciano menzione di competizioni o esercizi atletici. Scarseggiando allo stesso identico modo le prove archeologiche. Procedendo per ipotesi, si può dire che, siccome i Micenei davano molto risalto all’importanza del carro, allora è probabile – ma non certo – che li guidassero in manifestazioni agonistiche. Come i Romani, per capirci.

C’è solo una vaga testimonianza archeologica proveniente da Cipro e oggi conservata al Boston Museum of Fine Arts ad alimentare la teoria sulla corsa dei carri. Si tratta di un cratere (grande vaso utilizzato per mescolare vino e acqua nel simposio greco) datato tra il 1350 a.C. e il 1250 a.C. L’opera è di origine micenea e le sue decorazioni rimandano a una molteplicità di pratiche sportive o giochi cerimoniali. Sono evidenti tre soggetti: una specie di biga e due uomini in lotta fra loro.

sport tavole d'argilla

Gli esempi fin qui analizzati sono solo una minima parte della totalità degli sport praticati dalle civiltà pre-classiche. Un esame attento delle fonti dimostra come i popoli del Vicino Oriente, del settentrione africano e dell’Egeo possedevano certamente una cultura sportiva attiva e socialmente centrale. Estremamente probabile che i Greci, da noi occidentali considerati i fautori dello sport contemporaneo, furono influenzati da queste diversificate e antecedenti culture sportive, la sintesi delle quali portò alle rinomate discipline olimpiche.