Finalmente Ercole vedeva la luce alla fine delle sue Fatiche (che da dieci erano passate a dodici). Anzi, più che la luce, vedeva delle fauci sgocciolanti e delle zanne che avrebbero potuto mettere facilmente fine alla sua carriera da eroe. Questo perché per la dodicesima e ultima Fatica di Ercole, il re Euristeo pensò bene di chiedere all’eroe di andare negli Inferi e catturare Cerbero, il cane da guardia a tre teste di Ade.
Come fece Ercole a catturare Cerbero?

Re Euristeo, per l’ultima impresa da dare a Ercole, aveva unito le categorie “Impresa con furto di qualcosa” e “Impresa con riporto di animale feroce”. Finora Ercole aveva superato tutti i compiti imposti da Euristeo, anche quelli all’apparenza più difficili, dal Leone di Nemea all’Idra di Lerna, dagli uccelli del lago Stinfalo, passando anche dalle stalle di Augia, tanto per citarne qualcuna.
Tuttavia persino Ercole ammise che, forse, questa volta Euristeo aveva un tantino esagerato. Scendere negli Inferi non era cosa da comuni mortali. Per la mitologia greca, gli Inferi non erano un concetto astratto, bensì un luogo fisico nascosto nelle profondità del sottosuolo. Tuttavia per accedervi c’erano diverse grotte sacre ma compiere l’atto del Katabasis, cioè la discesa di un essere vivente negli Inferi, non era un qualcosa che si poteva organizzare dall’oggi al domani.
Per quanto riguarda Cerbero, era stato lo stesso Ade, re degli Inferi e dio dei morti e delle ricchezze, a collocarlo all’ingresso. Questo cane a tre teste mostruoso doveva assicurarsi che nessuna delle anime custodite da Ade potesse fuggire. Tuttavia non scoraggiava l’ingresso degli intrusi, anche perché il mortale che da vivo avesse osato mettere piede negli Inferi, sarebbe stato qui trattenuto per sempre da Ade.
Ercole era conscio del fatto che non solo Cerbero era un mostro temibile, ma anche che negli Inferi l’eroe sarebbe stato soggetto al volere di Ade. L’unico modo per prendere e portarsi via Cerbero sarebbe stato convincere Ade a permettergli di catturarlo. Ma l’unico mortale che era riuscito a convincere Ade a fare qualcosa era stato Orfeo che, con la sua musica e il suo canto, riuscirono a smuovere persino Ade.
Tuttavia Ercole accantonò subito questa soluzione. Orfeo era il musicista greco più abile di sempre, mentre Ercole era negato per tutto ciò che aveva a che fare con le note. In effetti, aveva ucciso l’ultima persona che aveva provato a insegnargli a cantare.
Ercole riconobbe che il talento musicale gli difettava un tantino e così optò per il piano B. Avrebbe convinto Persefone, la regina degli Inferi e moglie di Ade, a lasciargli prendere Cerbero. In fin dei conti, l’unica persona a cui Ade non diceva mai di No era proprio Persefone.
Per riuscire a ottenere i favori di Persefone, ecco che Ercole dovette entrare a far parte del neonato gruppo religioso dei Misteri Eleusini. Si sa poco di essi, ma quello che è certo è che erano incentrati sulla storia di Demetra, della figlia Persefone e di Ade. Versione breve della storia: Ade, fratello di Demetra e zio di Persefone, si invaghisce della nipote, la rapisce e la sposa, facendone la regina degli Inferi. Demetra, disperata per la perdita della figlia, si mette a cercarla ovunque, tralasciando i suoi compiti di dea dell’agricoltura (un’altra versione racconta che di proposito decise di fermare le stagioni quando, infuriata, venne a sapere che la figlia era negli Inferi).
Gli uomini, affamati, chiedono a Zeus (padre e contemporaneamente zio di Persefone) di intervenire. Zeus mandò Hermes da Ade dicendogli di liberare Persefone. Ade acconsentì, ma non prima di convincere Persefone con l’inganno a mangiare alcuni semi di melograno del suo giardino. E tutti sanno che se si mangia qualcosa negli Inferi, bisogna rimanere lì. Quindi Persefone passa metà dell’anno negli Inferi col marito, mentre sulla Terra Demetra trascura i suoi compiti (ed è per questo che abbiamo l’autunno e l’inverno). L’altra metà dell’anno Persefone la passa sulla Terra insieme alla madre, rendendo felice Demetra, la quale fa arrivare la primavera e l’estate.
Tornando a Ercole, la sua speranza era che, partecipandovi, avrebbe impressionato favorevolmente Persefone. Iniziato ai Misteri Eleusini, Ercole andò a Capo Tainaron (Capo Matapan), il punto più meridionale della Grecia. Proprio qui c’era una delle grotte che portavano agli Inferi.

Oltrepassando il confine fra la vita e la morte, ecco che Ercole si trovò dinanzi Ermes, dio dei viaggiatori e dio dei confini. Ma non solo: era anche un Psicopompo, quindi conduceva le nime dei morti attraverso gli Inferi fino a Caronte, il traghettatore del fiume Acheronte.
Per qualche motivo ignoto (forse si annoiava o forse fu Zeus a ordinarglielo), ecco che Ermes si offrì di guidare Ercole negli Inferi. Il viaggio verso il palazzo di Ade fu alquanto noioso, inframmezzato da incontri con fantasmi. Questo almeno fino a quando i due non incontrarono altri due uomini inchiodati a sedie di pietra e legati da serpenti attorcigliati.
Con sgomento Ercole si rese conto che non solo erano ancora vivi, ma che li conosceva pure. Erano Teseo, suo cugino e compagno eroe e il miglior amico di quest’ultimo, Piritoo. I due, senza poter parlare, chiesero aiuto a Ercole. Il quale non sapeva che erano stati così imprigionati da Persefone per un crimine commesso.
In pratica, dopo svariate avventure, Teseo e Piritoo decisero di fermarsi e mettere su famiglia. Entrambi si erano sposati e avevano avuto figli. Solo che Ippodamia, la moglie di Piritoo, morì dopo aver dato alla luce il figlio Polipete. E Fedra, lamoglie di Teseo, si era suicidata dopo essersi innamorata del figliastro Ippolito ed essere stata da lui respinta.
I due amici vedovi decisero che la cosa migliore da fare sarebbe stata sposare le figlie di Zeus. Teseo optò per Elena di Sparta che, all’epoca, aveva solo una decina di anni. I due amici rapirono così Elena e decisero di tenerla prigioniera fino a quando non fosse diventata abbastanza grande da sposarsi. Piritoo, invece, scelse niente meno che Persefone, la regina degli Inferi. Ovviamente Teseo gli sconsigliò tale scelta, forse era il caso di mirare un tantino più in basso. Ma niente da fare: Piritoo scese negli Inferi e Teseo, dopo aver lasciato Elena insieme alla madre Etra, lo accompagnò.
Solo che quando misero piede negli Inferi, furono prontamente attaccati dalle Furie e imprigionati sui “troni dell’oblio” per ordine di Persefone, la quale non aveva affatto gradito quell’ennesimo tentativo di rapimento.
Ma Ercole non sapeva nulla di tutto ciò. Così liberò Teseo, strappandogli parte della coscia e dei glutei. Poi cercò di liberare Piritoo, ma a quel punto la terra si mise a tremare. La stessa Persefone disse a Ercole che la condanna di Teseo poteva finire lì, visto che era stato un complice riluttante e involontario. Ma per Piritoo era un’altra storia: la sua punizione sarebbe continuata.
Così Teseo, zoppicante, salutò Piritoo, gli augurò tante belle cose (o almeno, immaginiamo che lo fece) e tornò a casa sua. Solo per scoprire che Castore e Pollice, i Dioscuri fratelli di Elena, aveva salvato la sorella e per ripicca avevano rapito Etra, la madre di Teseo.
Intanto Ercole ed Ermes si erano lasciati Piritoo alle spalle. Lungo la strada incontrarono Medusa. Ercole voleva attaccarla, ma Ermes gli fece notare che era un fantasma e dunque non era un pericolo. Avvicinandosi alle porte del palazzo di Ade, poi, Ercole incontrò anche lo spirito di un vecchio amico e compagno Argonauta, il principe Meleagro.
I due erano diventati amici durante la ricerca del Vello d’Oro intrapresa da Giasone. Successivamente Ercole si impelagò nella storia delle Fatiche, mentre Meleagro partecipò alla caccia al cinghiale calidonio insieme a Teseo, Piritoo, Giasone, i Dioscuri, i fratelli Peleo e Telamone, rispettivamente padri di Achille e Aiace e Atalanta.
Meleagro morì alla fine della caccia, ma non prima di aver consegnato i trofei di caccia ad Atalanta, aver ucciso i suoi zii e di essere morto perché la madre, imbufalita per tutto quello spargimento di sangue, avesse gettato nel fuoco un tronco maledetto dalle sorelle del destino, causando la morte di Meleagro. La madre, poi, si suicidò e Artemide decise di trasformare tutte le sorelle (tranne due, le Meleagridi) in faraone, in modo da punire il padre, il re Eneo.
Ercole, di fronte a cotale mole di tragedie, chiese a Meleagro se potesse fare qualcosa per lui nel mondo dei vivi. Così Meleagro gli spiegò che era preoccupato del fatto che una delle sorelle sopravvissute, Deianira, era nubile. Solo che, a seguito dello scandalo causato dalla sua morte, nessuno avrebbe voluto sposarla. La soluzione di Meleagro era che Ercole sposasse Deianira. Così Ercole accettò, non sapendo di aver appena messo in moto gli eventi che avrebbero portato alla sua morte.
Lasciatisi alle spalle pure Meleagro, Ercole ed Ermes arrivarono finalmente alle porte del palazzo di Ade. Qui Ermes portò Ercole al cospetto di Ade e Persefone in modo che potesse spiegargli cosa voleva fare per catturare Cerbero.
Ercole riuscì a convincere facilmente Persefone, ma con Ade fu tutta un’altra storia. Al re degli Inferi non importava nulla delle sue tribolazioni. Così Ercole si ricordò dell’ultima volta che aveva dovuto convincere una divinità ad aiutarlo.
Era stato quando Artemide voleva ucciderlo dopo la cattura della Cerva di Cerinea, aiutata dal fratello Apollo. Ercole era riuscito a evitare il peggio e a ottenere l’aiuto della dea pronunciando un nome magico: quello di Era, la regina degli dei nemica di Ercole e non esattamente la più amata dalle altre divinità.
Ercole, con gran faccia di bronzo, ringraziò Ade e Persefone per il tempo dedicatogli e lasciò cadere con nonchalance il fatto che Era sarebbe stata assai felice del fatto che Ade non avesse voluto aiutarlo.
Al solo pronunciare il nome di Era il gelo cadde nella sala del trono. Il tutto mentre Ermes sogghignava: il dio delle bugie e dell’inganno aveva ben capito dove Ercole volesse andare a parare. Il fatto è che Era non andava per niente d’accordo con Ade. Anzi: la regina degli dei disprezzava il re degli Inferi e si era fatta un punto d’onore di ostacolarlo ogni volta che potesse.
Con faccia da santarellino innocente, Ercole spiegò che era Era la causa delle sue Fatiche e che ogni suo successo la faceva infuriare. A questo punto Ade, con un sorrisetto, capitolò graziosamente e decise di concedere a Ercole il permesso di catturare Cerbero. Tutto ciò che avrebbe portato dispiacere a Era, era fonte di gioia per lui.
Tuttavia Ercole doveva rispettare alcune condizioni:
- Doveva restituire Cerbero una volta consegnato il cane a Euristeo
- Ercole doveva catturare Cerbero da solo: Ade non avrebbe detto al suo cucciolone di seguire obbedientemente l’eroe
- Ercole non avrebbe dovuto usare armi durante la cattura di Cerbero. E sarebbe stato Ermes a controllare che Ercole non facesse del male al suo amato Cerbero
Ricordiamo che Cerbero non solo era un enorme e feroce cane a tre teste, ma era anche figlio di Echidna, la madre dei mostri e del gigante serpentiforme Tifone. In effetti Ercole aveva già sconfitto alcuni fratelli di Cerbero, fra cui l’Idra, l’aquila che tormentava Prometeo e Ortro, il guardiano del bestiame di Gerione.
Come dicevamo, Cerbero aveva tre teste canine, artigli da leone, una criniera di serpenti lungo la schiena e una coda di serpente. Non certo un mostro facile da affrontare, soprattutto non usando le armi e non dovendo fargli male. Ma Ercole agì di astuzia: Ade gli aveva vietato l’uso delle armi, non dei vestiti.
Così saltò addosso a Cerbero e si avvolse le mani nel mantello di pelle di leone, sapendo che la pelle del Leone di Nemea era impenetrabile. Usando il mantello come scudo, ecco che dopo ore di lotta, Ercole saltò sulla testa centrale di Cerbero e catturò le tre teste in una presa invincibile. Alla fine Cerbero perse i sensi, permettendo a Ercole di legarlo con catene di diamanti.

Ercole uscì così dal regno dei morti con Cerbero, ma qui il sole causò un attacco di vomito al cane. E là dove cadeva la bile del cane, nasceva l’aconito, una pianta velenosa. Dopo aver messo in mostra un po’ ovunque in Grecia il cane a tre teste, ecco che alla fine Ercole lo portò a Tirinto. E qui Euristeo, ormai super allenato, si esibì nel suo solito show: si precipitò a nascondersi dentro la giarda di pietra.
Euristeo ordinò a Ercole di sbarazzarsi del cane, ma questa volta l’eroe, al posto di ubbidire, pretese di sapere dal re se finalmente la sua punizione fosse finita. Strillando dalla paura Euristeo dichiarò che Ercole era finalmente assolto e purificato dal suo crimine di sangue.
Ercole salutò così il cugino e riportò Cerbero da Ade. Si erano così concluse le dodici Fatiche di Ercole. Ma non le sue avventure: nuovi amori e tragedie ancora incombevano all’orizzonte.