Storia Che Passione
Il sesso lungo la Via della Seta dallo schiavismo sessuale alle guide veneree

Il sesso lungo la Via della Seta, dallo schiavismo sessuale alle guide veneree

La Via della Seta, un reticolo di itinerari tanto terresti quanto marini che ha intrecciato culture e tradizioni come poche altre direttrici hanno fatto nel corso della storia. Tuttavia nel parlare della sua rilevanza, si citano in causa sempre le stesse argomentazioni: il commercio, lo scambio intellettuale, la grandezza delle tappe cittadine, la commistione di tradizioni, culture e consuetudini. Si fa tutto ciò tralasciando una tematica da sempre fondamentale per la vita e il senso stesso dell’essere umano: il sesso. Nei seguenti paragrafi tenterò di esplorare la natura sessuale in ogni suo aspetto per come veniva intesa da chi quell’aggroviglio di arterie, vitale per infinite ragioni, lo conosceva come le proprie tasche. Iniziamo.

Immancabile è la testimonianza scritta del caro buon vecchio Marco Polo. Egli, descrivendo il comportamento dei vari locandieri incontrati, sostiene come parte integrante dell’offerta classica (vitto e alloggio) fosse rappresentata anche dal “libero usufruire della moglie dell’oste”. Questo non era motivo di vergogna, ma di onore secondo il codice etico del locandiere. La testimonianza, come sempre, non è una legge scritta valida per tutti gli altri gestori. Gli storici sottolineano allo stesso modo come le donne, ovvero le dirette interessate secondo il costume, non avessero voce in capitolo e dunque la consensualità non era ritenuta minimamente necessaria. Questo cavillo mi conduce ad affrontare un argomento affine, drammatico anch’esso se visto con gli occhi contemporanei: il traffico delle prostitute e lo schiavismo sessuale.

Sempre il viaggiatore veneziano scrive come un flusso costante di fanciulle interessasse le principali città lungo la Via della Seta. Donne che, protette con tutte le accortezze del caso, sarebbero giunte al cospetto del Gran Khan il quale: “Ordina l’affido a certe anziane signore che dimorano nel suo palazzo… Poi quelle di loro che sono di bellezza approvata, e sono buone e sane sotto tutti gli aspetti, assistono l’Imperatore a turno. E sei di queste fanciulle fanno il loro turno per tre giorni e tre notti. Lo servono quando è nella sua camera e quando è nel suo letto. In qualsiasi modo e per essere interamente ai suoi ordini. Alla fine dei tre giorni e delle tre notti cambiano con altre sei. E così, durante tutto l’anno”.

Accadeva spesso che le donne entrassero nel circolo schiavistico durante il tragitto. Donne prima libere, poi catturate e rese schiave da affaristi e commercianti senza scrupoli. Illustrativa è la storia di Wenji, risalente al II secolo d.C. Una ragazza cinese imprigionata dalla milizia di un signore della guerra, schiava per sua mano. Privata della sua libertà, Wenji divenne madre per ben due volte. Infine riuscì a fuggire dalla tirannia del padrone seppur abbandonando tristemente i suoi figli. Si sviluppò lungo le principali città dell’itinerario carovaniero (Bukhara, Samarcanda, Herat, Xian, Nara, ecc.) un complesso intreccio di bordelli e case chiuse, vagamente regolamentati per non sembrare contraddittori rispetto al credo religioso di riferimento. A riportarne l’esistenza sono principalmente fonti bizantine, giudicanti e moralistiche (eppure gli stessi romei erano assidui frequentatori…).

Erroneo pensare alla Via della Seta solamente come strada della perdizione, dello sfruttamento e della becera violenza a sfondo sessuale. Lungo le suddette rotte circolarono le idee che in seguito costituirono la base del Buddismo Tantrico (il raggiungimento dell’illuminazione per mezzo dell’estasi, talvolta sessuale). Ciò accadde tra V e VII secolo. Poco prima il filosofo indiano Vatsyayana, viaggiando tra i poli della Via della Seta, arrivò a scrivere il Kama Sutra. In seguito, per tutto il Medioevo, nelle stesse città nacquero sensibili manuali inerenti il sesso e la sua concezione storica, filosofica, artistica. Queste presero il nome di “guide veneree“, molto apprezzate stando ai posteriori resoconti persiani.

Sessualità che però diveniva al contempo forma di coercizione e strumento di potere. Le corti d’Oriente si avvalevano di eunuchi per scopi diplomatici, perché consci della loro “incorruttibilità” e quindi della rettitudine di fronte al dovere. Una neutralità, quella degli eunuchi, considerata fonte di rispetto e valore politico. La loro presenza nelle varie rotte carovaniere era espressione del ruolo che l’identità sessuale (sia fisica che mentale) ricopriva nella percezione sociale in generale, una nozione che sembra essere stata ignorata o dimenticata troppo a lungo.