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Il destino dei sei figli di Joseph e Magda Goebbels

Il destino dei sei figli di Joseph e Magda Goebbels

Rochus Misch è noto prevalentemente per due motivi: fu la personale guardia del corpo del Führer e fu l’ultimo sopravvissuto a vedere il cadavere del dittatore all’interno del Führerbunker il 30 aprile 1945. La sua testimonianza, raccolta nell’autobiografia, è centrale per infinite ragioni. Una di queste ragioni è anche banale da sottolineare. Sotto il suo vigile sguardo si verificarono i più concitati atti delle ultime ore del Terzo Reich. Ad esempio è per via delle deposizioni posteriori di Misch che ad oggi possiamo conoscere con certezza millimetrica il destino dei sei figli di Joseph e Magda Goebbels.

Il destino dei sei figli di Joseph e Magda Goebbels

È ovvio, ma a ribadirlo non si commette peccato. La vicenda degli ultimi momenti dei sei figli di Joseph e Magda Goebbels rappresenta uno degli episodi più tragici e disturbanti di quell’arco di tempo che racchiude le settimane finali dell’aprile 1945. Il destino dei sei figli della famiglia Goebbels fu altresì luttuoso. Ciò che sorprende, a mio parere almeno, è come questo finisca per intrecciarsi tanto ai miasmi del totalitarismo nazionalsocialista quanto alle modalità di un sacrificio rituale. Un sacrificio per cui si immolò l’innocenza dei bambini in nome della malsana ideologia dei più grandi. A far sì che quell’infausta fine si concretizzasse furono coloro i quali dovevano, sulla carta perlomeno, evitarla con tutti i loro mezzi a disposizione: i genitori Magda e Joseph.

L’autobiografia di Rochus Misch fornisce tante informazioni sul contesto generale in cui si consumò il dramma umano. La famiglia Goebbels, fino a pochi giorni prima dell’epilogo, aveva vissuto nel lusso e nell’adorazione del Führer. I loro sei figli – Helga (12), Hildegard (11), Helmut (9), Holdine (8), Hedwig (6) e Heide (4) – erano cresciuti in un ambiente ovattato, idealizzato, impregnato della fede fanatica dei genitori per il nazionalsocialismo. Quando la situazione a Berlino divenne disperata, e fu chiaro che la Germania avrebbe perso la guerra, i Goebbels decisero che i loro figli non dovevano sopravvivere alla caduta del regime.

Goebbels Joseph stringe la mano ad un soldato sedicenne

Dopo l’attesa morte dell’uomo copertina della dittatura nazionalsocialista, il 30 aprile, Joseph Goebbels divenne, per volontà del suo ex capo, il nuovo Cancelliere del Reich. Era un incarico nominale, privo di significato reale. Già il giorno dopo, il 1° maggio 1945, Goebbels e la moglie pianificarono il suicidio.

Secondo la testimonianza di Rochus Misch (che fra le altre cose era addetto al centralino telefonico del Führerbunker) Magda Goebbels si presentò nel suo locale nel pomeriggio del 1° maggio, portando con sé tutti e sei i figli. Li sistemò con cura. Il più grande su una sedia, gli altri sul tavolo. Li pettinò, accarezzò, li vestì con camicie da notte bianche, come se stesse preparando dei bambini per la nanna. La scena fu surreale: la donna parlava loro con voce dolce, rassicurante, facendo riferimenti a “zio Adolf”, come se fosse ancora vivo.

Era evidente, racconta Misch, che Magda stava dando l’ultimo saluto ai suoi figli. Quel momento, vissuto nel cuore del caos, colpì profondamente anche un uomo temprato dalla guerra e dalla propaganda. Misch scrisse: “La cosa peggiore che ho vissuto nel bunker è stata la morte di quei bambini”.

Goebbels Magda e Joseph

Il compito di somministrare la morte fu affidato al medico delle SS Ludwig Stumpfegger, aiutato da Magda stessa. I bambini, uno per uno, vennero probabilmente sedati con una soluzione dolce contenente morfina. Una volta addormentati, si ritiene che fu schiacciata loro in bocca una capsula di cianuro, uccidendoli nel sonno. Non tutti concordano sul fatto che i bambini siano morti senza sofferenza. Si sa, ad esempio, che Helga, la maggiore, mostrava segni di lotta e lividi sul volto – un dettaglio che suggerisce che potesse essersi opposta o avesse percepito l’inganno.

La responsabilità di questa decisione ricadde in gran parte su Magda Goebbels, una donna freddamente lucida nella sua ideologia. Convinta che i suoi figli non potessero vivere in un mondo senza nazionalsocialismo, decise che dovessero morire con lei. Il marito Joseph, pur in un primo momento contrario, finì per assecondarla. I coniugi avrebbero posto fine alle loro vite alcuni attimi dopo, all’esterno della Cancelleria del Reich. Forse con un colpo di pistola ben assestato, forse con del cianuro. Anche ai loro corpi spettò l’obliterazione per mano della viva fiamma. Tuttavia qualche resto carbonizzato rimase, nonostante l’opera.

Goebbels Joseph con i sei figli

Misch aggiunge poi un dettaglio veramente disturbante, sintomatico di una situazione divenuta già da tempo insostenibile, tanto per chi la guerra la combatté in prima linea, quanto per i civili affamati e sfiancati dalla follia del regime. Furono i sovietici, come ben sappiamo, a ritrovare i corpi dei bambini. Alcune testimonianze (tra cui quella di Hans Hofbeck – altra guardia del corpo – riportata sempre da Misch) raccontano che i soldati dell’Armata Rossa mostrarono pubblicamente, lungo le strade martoriate di Berlino, i cadaveri. I cittadini affranti dall’orrore e devastati dalla fame avrebbero a quel punto sputato e lanciato pietre contro di loro. Un gesto che può sembrare inumano ma che fu probabilmente una sorta di sfogo collettivo dopo anni di sofferenza e indottrinamento.

Rochus Misch rifletté per tutta la vita su quella scena. Disse chiaramente di considerare quei bambini vittime del Terzo Reich, in quanto stritolati da un fanatismo che non aveva risparmiato neppure i più innocenti.