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Il castello di Chambord e la sua scala a doppia elica progettata da Da Vinci

Il castello di Chambord è, ad oggi, il castello rinascimentale più grande della Valle della Loira. Si tratta inoltre di un esempio di arte rinascimentale francese, importante successore dell’arte gotica. Tra le tante bellezze ce n’è una in particolare ad attirare l’attenzione di molti: la scala a doppia elica progettata da Leonardo Da Vinci.

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Nel 1519 fu Francesco I, re di Francia, a commissionare la costruzione dell’imponente castello. Nei suoi piani questo doveva fungere da residenza reale di caccia. Francesco però era un grande amante dell’arte, e, nonostante non si trattasse della sua principale residenza, la adornò con grandi opere. Lo stesso castello ne rappresenta alla perfezione una.

Il castello serviva inoltre come biglietto da visita durante i viaggi di altri sovrani in Francia. Questi era il gioiellino da mettere in mostra per superare quelli delle principali teste coronate d’Europa – ogni riferimento agli Asburgo è puramente casuale. Una delle visite più importanti fu infatti all’epoca quella di Carlo V.

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Il re francese comunque morì nel 1547, quando il sontuoso maniero era ancora largamente incompleto. Il sovrano non trascorse più di due mesi all’interno di esso. Anche Enrico II, suo successore, proseguì l’opera, ma solo Luigi XIV, il famoso “Re Sole”, completò l’opera. Siamo però nel XVII secolo.

Torniamo un attimo al genio del Rinascimento Leonardo Da Vinci. Questi, dal 1516, lavorava per Francesco I e abitava nel vicino castello di Clos Lucé. Fu proprio sua l’idea di adornare l’interno della struttura con una scala a doppia elica che conduceva dritta alla terrazza. Anzi, in molti pensavano che addirittura l’intero progetto del castello fosse opera sua.

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La genialità della scala stava nel fatto che, essendo biforcata, chi saliva e chi scendeva non era d’intralcio l’uno all’altro. Un lato della scala infatti serviva per l’ascesa, l’altro per la discesa. Si trattava di un altro colpo di genio del nostro Leonardo. Colpo di genio messo a segno, purtroppo, in terra transalpina.