Cosa succede quando la più stringente delle esigenze tecniche, un esasperato contesto militare e l’ingegno umano finiscono per amalgamarsi? Beh, la risposta è duplice: o nascono delle tecnologie destinate a riscrivere il corso della storia o – e questa è l’opzione che preferisco di gran lunga – vengono alla luce delle stranezze inenarrabili, che se non fosse per la veridicità e la concretezza degli oggetti in questione, potrebbero sembrare frutto di uno scherzo finito male, anzi malissimo. Di questa seconda categoria fanno parte tutti (o quasi) i dispositivi d’ascolto sorti grazie al metodo della localizzazione acustica. Ne avete mai “sentito” parlare?
Per tutti coloro che non hanno minimamente idea di cosa io stia dicendo, non vi preoccupate, vi aspetta una carrellata di immagini curiosissime con descrizioni annesse. Prima di arrivarci, è necessario fornire una spiegazione esauriente sul tema. Quando si parla di localizzazione acustica si intende un metodo per determinare la posizione di un oggetto o di una sorgente sonora tramite la propagazione delle onde sonore.
In ambito militare tale sistema ha preso il nome di “localizzazione acustica passiva“. I primi ad avvalersene sono stati gli inglesi sul proprio territorio nel 1916, perciò nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale. Stando alle fonti ufficiali, un ufficiale della Royal Navy ebbe la geniale idea di costruire un rilevatore sonoro per udire con grande anticipo l’incombere dei temuti Zeppelin tedeschi. Il rilevatore altro non era che un apparecchio composto da una coppia di corni di grammofono montati su un palo rotante.
Da questo esordio, la tecnologia piacque a tal punto che – sia in ambito civile, ma soprattutto in quello militare – gli Stati incentivarono un suo sviluppo. L’evoluzione della localizzazione acustica durò per tutti gli anni ’20 e ’30, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando venne soppiantata e resa obsoleta dai radar. Trenta e passa anni che tuttavia hanno regalato stramberie come quelle vedrete. Mettetevi comodi, inizia lo show.
1 – Nell’immagine qui sotto possiamo osservare in tutta la sua ambigua funzionalità un dispositivo d’ascolto remoto tipo Wertbostel. La fotografia è del 1917. L’apparecchio si basava sulle ricerche di Erich von Hornbostel e di Max Wertheimer (dall’unione dei cognomi vien fuori il nome del localizzatore, simpatici ‘sti tedeschi). L’oggetto sembrò avere un certo successo, visto che gli inventori tedeschi discussero sulla proprietà della licenza fino al 1934.
2 – Qui di seguito ammiriamo invece un sistema sperimentale a due corni. Ci troviamo a Bolling Field, Washington D.C., USA, 1921. Il prototipo non ebbe un ulteriore sviluppo per via di alcune problematiche legate alla grandezza dei corni.
3 – Ecco invece un localizzatore ceco, di produzione Goerz, anni ’20. Evidenti sono i riflettori a forma di cucchiaio che indirizzano il suono in tubi di grande diametro. Quando venne testato presso presso la stazione di ricerca militare olandese di Waalsdorp, i resoconti recitarono come non fosse affatto efficiente per delle “carenze strutturali e fondamentali”.
4 – La parabola personale olandese, anni ’30. Un localizzatore sonoro personale costituito da due sezioni paraboliche, presumibilmente realizzate in alluminio (per guadagnare qualche punto in leggerezza, visti quelli persi in design…). Per una semplice questione di adattabilità sembra che lo strumento fosse dotato di cuscinetti auricolari gonfiabili. Secondo un rapporto del 1935, questo dispositivo è stato messo in produzione ma in quantità limitata. Lo credo bene.
5 – Altri bellissimi corni personali olandesi, sempre negli anni ’30. Miglior design, maggior successo, direbbe qualcuno. L’apparecchio ruotava su un palo posto alle spalle dell’operatore. Nella foto che segue vediamo due versioni simili, ma non identiche.
6 – Beh, come al solito i nostri cugini d’oltralpe devono sempre strafare. Quello che vedete in foto è un localizzatore acustico Perrin nella sua versione di prova. L’immagine è dei primi anni ’30. Fu il premio Nobel per la fisica Jean-Baptiste Perrin a progettare personalmente questa stravagante macchina. Ognuno dei quattro gruppi trasporta 36 piccoli corni esagonali, disposti a griglia 6×6. Presumibilmente questa disposizione era intesa ad aumentare il guadagno sonoro o la direzionalità dello strumento. O semplicemente il caro buon vecchio Perrin aveva progettato lo strumento dopo qualche fiasca di troppo.
7 – Un simpatico strumento per la localizzazione acustica, detto in gergo “tuba da guerra“, Giappone, 1932.
8 – Germania, 1939. La sottostante attrezzatura per la localizzazione del suono è composta da quattro corni acustici, una coppia orizzontale e una coppia verticale. Essi sono collegati tramite tubi di gomma a cuffie tipo stetoscopio indossate dai due tecnici a sinistra e a destra. Le cuffie stereo hanno permesso a un tecnico di determinare la direzione e all’altro l’elevazione dell’aereo. Questi saranno gli ultimi prototipi prima dell’avvento del radar.
9 – Persino gli svedesi si avvalevano di dispositivi d’ascolto nel 1940. Probabilmente quello che vedete in foto è di loro fabbricazione. Purtroppo non ho trovato molte informazioni su questo specifico modello.