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Guillén de Lampart, lo Zorro del Messico

Si chiamava William Lamport, divenne noto come Don Guillén de Lampart e pare che sia la fonte di ispirazione del personaggio di Zorro. In pratica possiamo dire che Guillén de Lampart fu lo Zorro del Messico.

La storia di Guillén de Lampart

guillen de lampart
Crediti foto: @Pieter Paul Rubens

Sappiamo che William Lamport (1611-1659) era nato in Irlanda, ma era scappato poi in Spagna per sfuggire alla persecuzione dei cattolici da parte dell’Inghilterra protestante. Ad un certo punto, non si sa bene perché, nel 1640 abbandonò la Spagna per recarsi nella Nuova Spagna, l’odierno Messico. Lui sosteneva di essere un inviato del governo spagnolo: il suo scopo era quello di spiare il Marchese de Villena, all’epoca il viceré della Nuova Spagna.

Il governo spagnolo, infatti, sospettava che il viceré fosse un traditore. Che fosse davvero una spia o meno, arrivato in Messico Guillén de Lampart dovette inventarsi un modo per sopravvivere. Partì dalla base: divenne un cartomante. Ben presto, però, grazie anche alla buona istruzione ricevuta, divenne un precettore per i figli delle famiglie benestanti.

Col passare del tempo, però, si rese conto che la rigida gerarchia sociale della Nuova Spagna gli stava stretta. In particolare, non tollerava il potere dell’Inquisizione e lo sfruttamento egli schiavi e della popolazione indigena.

Guillén de Lampart voleva un paese guidato da un governo che desse a tutti libertà e diritti politici. Una volta ottenuto questo, ecco che avrebbero poi potuto eleggerlo come nuovo re, con tanto di libere elezioni. Prevedendo un successo in tale senso, si era già portato avanti disegnando il proprio stemma e stilando una dichiarazione d’indipendenza.

Per avvalorare il suo diritto al trono, affermò anche di essere un figlio illegittimo del re spagnolo Filippo III. Il suo piano prevedeva un trasferimento del potere senza violenza. Ma se ciò non fosse stato possibile, ecco che come un novello Spartaco, avrebbe radunato attorno a sé schiavi ed emarginati per sostenere il suo colpo di stato.

Guillén de Lampart non si era certo preoccupato di tenere segreti questi suoi ambiziosi piani. Le autorità, infatti, sapevano del suo imminente “colpo di stato”. Così lo arrestarono, ma non per il tentato tradimento: probabilmente ci ridevano ancora sopra. No, lo arrestarono per le sue pratiche divinatorie e lo consegnarono all’Inquisizione.

Mentre attendeva il processo, ecco che fu rinchiuso nelle segrete. Riuscì miracolosamente a scappare nel 1650, insieme a Diego Pinto, il suo compagno di cella. Potreste pensare che, una volta sfuggito all’Inquisizione, Guillén de Lampart sia fuggito il più lontano possibile. Ebbene, no: Guillén de Lampart non scappò, ma continuò a distribuire volantini contro l’Inquisizione in svariate città del Messico.

Inevitabilmente lo arrestarono una seconda volta, con annessa condanna a nove anni di carcere. La sentenza, però, arrivò nel 1659: era condannato all’autodafé, ovvero sarebbe stato bruciato sul rogo. Così avvenne.

Per due secoli la storia si dimenticò di Guillén de Lampart e del suo maldestro tentativo di colpo di stato. Questo almeno fino al 1872 quando lo scrittore Vincente Riva Palacio riesumò la storia di Guillén de Lampart e ne trasse un romanzo storico dal titolo “Memorias de un impostor – Don Guillén de Lampart, Rey de México”, cioè “Memorie di un impostore – Sir William Lampart, Re del Messico”. L’idea era quello di usare questo libro come arma politica contro il governo conservatore.

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Crediti foto: @Enrique Alciati , Wikimedia Commons

Nel libro Lamport divenne un eroe schierato dalla parte degli oppressi. Quando poi il leader dei liberali Porfirio Diaz prese il potere in Messico nel 1876, ecco che proclamò Don Guillén de Lampart uno dei primi paladini della liberà messicana. Il nuovo governo si appropriò della storia di Lamport, adattandola e romanzandola per sostenere il proprio potere.

E quando nel 1910 costruirono la Colonna dell’Indipendenza, lo stesso Porfirio Diaz commissionò una statua di Don Guillén de Lampart da collocare vicino ad essa. Solo che nello stesso anno scoppiò la Rivoluzione Messicana e Lamport cadde di nuovo nel dimenticatoio.

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Crediti foto: @Larafilms, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Ma non per sempre. Lo scrittore americano Johnston McCully, infatti, si ispirò a lui per creare l’eroe immaginario Don Diego de la Vega aka Zorro. Effettivamente Zorro condivide diversi elementi con la vita di Lamport. Non la location della storia, visto che Lamport imperversò nel Messico e Zorro in California. Però entrambi combattevano contro un regime ingiusto, sostenendo la causa della popolazione indigena oppressa. Inoltre il nome di battesimo di Zorro, Diego, deriva dal compagno di cella di Lamport.

Certo, Lamport era mosso forse da un’eccessiva dose di egocentrismo e manie di protagonismo, ma è innegabile che alcuni aspetti della sua vita siano poi riemersi in Zorro.