Ercole aveva appena finito di ripulire brillantemente le stalle di Augia che ecco che re Euristeo gli commissionò subito la sua prossima prova. La sesta Fatica di Ercole fu quella di uccidere gli uccelli del lago Stinfalo. Che detta così sembra una banalità, non fosse che i suddetti volatili erano sanguinari, carnivori e amanti della carne umana. Come se non bastasse erano feroci, erano migliaia e avevano becchi di bronzo perforanti e piume metalliche. Protetti da una palude che definire inospitale è poco, erano pure sacri ad Ares, il dio della guerra. Niente altro Euristeo?
La sesta Fatica di Ercole: uccidere gli uccelli del lago Stinfalo

Ricordiamo che, in origine, le prove a cui Euristeo doveva sottoporre Ercole per garantire la redenzione dell’eroe erano dieci. Solo che il numero salì a undici dopo che Iolao, il nipote e scudiero di Ercole, lo aiutò a sconfiggere l’Idra di Lerna (la quale a sua volta era stata però aiutata da Era e da un granchio colossale). E il numero crebbe a dodici quando Ercole chiese al re Augia di essere pagato per ripulire le sue stalle (in teoria Ercole doveva compiere le sue Fatiche senza lamentarsi e senza farsi pagare).
Ovviamente Euristeo, incitato anche da Era, escogitava prove sempre più difficili e letali. Il problema della sesta sfida non era tanto la qualità, quanto la quantità: si parla di migliaia di uccelli Stinfali.
Non si sa da dove originassero tali volatili, ma si sa che non erano né figli di divinità, né di qualche mostro mitico. Si pensa che discendessero da uccelli mostruosi che seminavano il caos nel mondo antico. Seppure non creati dagli dei, in molti ritengono che fossero sacri ad Ares, il dio della guerra. Qualcuno sostiene che fossero sacri ad Artemide, ma la ferocia e l’aggressività li rendono più in linea con le tendenze violente di Ares e non con Artemide.
Grandi come gru, avevano artigli affilati come rasoi, piume metalliche e becchi di bronzo allungati che ricordavano un po’ gli ibis. I loro becchi erano così affilati da poter perforare le armature, tanto che li soprannominarono gli “uccelli di bronzo”.
Praticamente invincibili, questi uccelli avevano l’hobby di terrorizzare e cacciare qualsiasi cosa trovassero sulla loro strada. Ma apprezzavano tantissimo il sapore della carne umana. Lo stormo attaccava senza motivo, in maniera caotica, tutti insieme. Erano una specie di esercito in pratica.

Anche la palude dove vivevano era assai ostile. Le acque solforose e fangose rendevano difficile la fuga. Appena Ercole arrivò alla palude, si trovò subito in difficoltà: ogni passo era una lotta visto che sprofondava nel fango. Dopo un’ora di viaggiò, finì con l’essere sommerso dal fango fino alle spalle, il che non era l’ideale con uno stormo di uccelli carnivori e assassini in giro.
Così decise di ripiegare e tornare sul terreno solido per escogitare un piano. Visto che combatterli tutti era fuori discussione, dove riuscire ad attirarli fuori dai loro nidi. Ma pensa e ripensa, questa volta a Ercole non riusciva a venire in mente nessuna idea.
Fortunatamente in suo aiuto giunse una sua vecchia conoscenza: la dea Atena decise di aiutarlo nuovamente. Se Era stava aiutando Euristeo, ecco che Atena, sorellastra di Ercole, aveva deciso di fornirgli sostegno. Ovviamente in maniera discreta: fu lei a mostrargli come scuoiare la pelliccia del Leone di Nemea. E fu sempre lei a suggerire a Iolao il piano per uccidere l’Idra di Lerna, oltre a fornirgli la spada d’oro con cui tagliare la sua testa immortale.
Non è ben chiaro perché Atena aiutasse Ercole in alcune Fatiche e in altre no. Per esempio, non aiutò Ercole durante la ricerca della Cerva di Cerinea, non intervenne nella disputa con Artemide, non fornì sostegno durante la caccia al cinghiale di Erimanto e non gli suggerì che stringere un accordo economico col re Augia sarebbe stata una pessima mossa.
Tuttavia decise di fornire aiuto contro gli uccelli del lago Stinfalo. Atena donò a Ercole un crotalo, uno strumento musicale a percussione formato da cembali a dita. Battere il crotalo produceva un suono simile allo schioccare del becco di una gru. Inutile dire che tale strumento fu forgiato su apposita richiesta di Atena niente meno che da Efesto, il dio della fucina e del fuoco.
Ercole fu grato ad Atena per il dono, ma sulle prime fu assai confuso. Dover improvvisare un festival musicale per sconfiggere degli uccelli carnivori non gli sembrava una buona idea. Tuttavia Atena gli aveva sempre dato buoni consigli e dunque si fidò di lei.
Ercole si inerpicò sulla cima di una montagna vicina da cui poteva vedere tutta la palude. Poi iniziò a suonare i cembali con vigore. Ora, c’è da dire che la musica era sempre stata una pecca nel curriculum di Ercole. Da giovane era così in difficoltà durante le lezioni di musica che finì con l’uccidere il suo insegnante per la frustrazione.

Comunque sia, riuscì a suonare i cembali riempiendo l’aria con le loro onde sonore. La cacofonia creata riuscì a stanare gli uccelli dai loro nascondigli. Mentre lo stormo fuggiva in preda al panico per via del rumoroso “talento” musicale di Ercole, l’eroe prese il suo arco e iniziò a tirare frecce contro lo stormo.
Nel frattempo il suono assordante dei cembali andava scemando e gli uccelli cercarono di tornare al riparo nei loro nidi. Ma Ercole imbracciò nuovamente il crotalo e ricominciò a suonarlo, costringendo gli uccelli a scappare di nuovo, rendendoli un facile bersaglio per le sue frecce. Ercole andò avanti così fino a quando non sterminò tutto lo stormo. O quasi: alcune centinaia di uccelli, infatti, riuscirono a fuggire e non tornarono mai più nella palude.
Gli uccelli in fuga si stabilirono nell’isola di Arezia, dove continuarono la loro opera di distruzione fino a quando non arrivarono gli Argonauti qualche anno dopo, i quali procedettero a sconfiggerli definitivamente.
Una volta uccisi gli uccelli, Ercole ringraziò Atena e tornò a Tirinto. Re Euristeo si sorprese del suo rapido ritorno perché aveva ipotizzato che ci mettesse mesi o anni per cacciarli tutti, prima magari di essere ucciso dai volatili. Ovviamente questa volta Ercole non disse a nessuno dell’aiuto di Atena: qualcosa l’aveva l’imparata dalle precedenti Fatiche. Ma intanto Euristeo pensava al nuovo compito per l’eroe: la settimana fatica sarebbe stata quella di catturare il Toro di Creta.