Fotografia di Giorgio Sommer, Napoli, Regno d’Italia, 1880-85 circa. La fotografia di Giorgio Sommer, raffigurante uno scorcio di Napoli che ora, a distanza di oltre un secolo e mezzo, non esiste più, non è solo una testimonianza storica di inestimabile bellezza. Va oltre. È un inno all’arte fotografica dell’ultimo Ottocento; è uno squarcio sulla realtà urbana di una città, quale Napoli era, complicatissima e per questo unica nel suo genere. Lo scatto è datato fra il 1880 e il 1885. Possiamo interpretarla come un’attestazione visiva di un luogo oggi introvabile sulle mappe: Porta della Marina del Vino. Una delle tante micro-realtà urbane che popolavano il ventre antico della città.

La Porta della Marina del Vino era una delle antiche porte minori che conducevano alla zona della Marina napoletana, nei pressi del porto. Il genitivo “del Vino” rimanda a un uso commerciale del luogo – abbastanza intuibile – legato allo smercio del vino che giungeva nella città via mare (dalla penisola sorrentina) e che veniva poi distribuito nei fondaci circostanti.
Pur sopravvivendo al Risanamento ottocentesco, che travolse gran parte della Napoli vecchia tra il 1884 e il 1914, la Porta della Marina del Vino resistette come testimonianza della capitale pre-unitaria. La zona intorno, però, andò incontro ad un progressivo e irreversibile processo di marginalizzazione, rimanendo a lungo in condizioni di forte degrado urbanistico e sociale.

Dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, l’intero quartiere ne uscì pesantemente lesionato. Eppure la porta rimase in piedi, fissa e inamovibile, per oltre due decenni. Solo nel 1968, in assenza di un piano di recupero conservativo (se posso aggiungere, del tutto assente nella cultura amministrativa di quegli anni…), si abbatté per motivi di sicurezza pubblica, con la perdita definitiva di un importante reperto architettonico urbano. Allora del luogo cosa ci rimane, se non la ricca – a dire il vero – testimonianza fotografica.

Chi volle immortalare l’unicità di quel “volto” urbano fu Giorgio Sommer. Il cognome tradisce la sonorità abbastanza italiana del nome. Nato Georg Sommer, nel 1834, a Francoforte sul Meno, l’uomo ormai in età adulta divenne un figlio adottato di Partenope. Il fotografo vi morì nel 1914. Sommer amava catturare in fotografia le vedute di Napoli, le persone che l’abitavano e gli edifici che la contraddistinguevano. Ecco come, a metà degli anni ’80 del XIX secolo, arrivò a fotografare Porta della Marina del Vino.

Cosa vediamo nel suo scatto? L’occhio distingue prima di tutto una facciata popolare, vissuta, verrebbe da dire “corrosa dal tempo”. Gli intonaci sono scrostati, le finestre aperte su ambienti bui e fitti, affacciate su ballatoi e balconi colmi di panni stesi. D’altronde ci troviamo a Napoli, dove i panni stesi su fili che collegano palazzi antistanti sono un’istituzione.
Poi, se siamo attenti, con lo sguardo intravediamo in basso l’ingresso della porta vera e propria. Ci sono persone che entrano ed escono, bambini che giocano, commercianti ambulanti. È un teatro urbano vivo, che restituisce il dinamismo del quartiere. La porta sarà anche scomparsa, ma la vitalità no, quella è rimasta tale e quale.