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Foto del giorno: re senza regno

Foto del giorno: re senza regno

Fotografia di Gérard Rancinan, Petrópolis, Stato di Rio de Janeiro, Brasile, 1988. Il principe Pedro Gastão d’Orléans-Braganza, re senza regno, uno dei due pretendenti al trono imperiale del Brasile, riflette tra i ritratti di famiglia. Sono tanti gli spunti di riflessione che lo scatto, vincitore del World Press Photo contest per la categoria “persone nelle notizie”, innesca. Ovviamente è un ritratto che racchiude in sé tanto un valore storico quanto un’intensa riflessione sul potere, nonché sull’eredità e sulla malinconia della nobiltà in esilio.

Foto del giorno: re senza regno

Quello che vediamo in foto è Pedro Gastão d’Orléans-Braganza (1913-2007). Discendente diretto dell’ultimo imperatore del Brasile, Pietro II, e pretendente al trono imperiale del Paese. Tutto ciò, nonostante l’impero sia stato abolito nel 1889 con la proclamazione della Repubblica. Ricordate la fine di Pietro II? Abbiamo dedicato un bell’articolo di approfondimento sull’ultimo imperatore del Brasile.

Tornando allo scatto, il principe è seduto accanto a un tavolo di legno, stile classico che più classico non si può. Lo circondano ritratti e busti di antenati. Egli appare immerso in un’atmosfera sospesa, quasi teatrale, che traduce visivamente la condizione di un uomo che ha ereditato un titolo ma non un regno. Un nome illustre, è vero, ma privo del potere che lo accompagnava.

re senza regno Pedro Gastão di Orléans-Braganza nel 1944

Se siete qui, è perché un minimo vi interessa sapere chi fosse Pedro Gastão. Vi accontento subito. Il membro della famiglia imperiale brasiliana nacque in Francia, precisamente a Eu, nel 1913. Venne al mondo già da esiliato. E questo segnò profondamente la sua esistenza, oltre a quella dell’intera Casa d’Orléans-Braganza. Era figlio di Pedro de Alcântara, principe di Grão-Pará, erede al trono imperiale brasiliano, e della contessa ceca Elisabetta Dobrzensky di Dobrzenicz (in ceco Alžběta Dobřenská z Dobřenic).

A segnare la sua intera vita fu una controversia di carattere dinastico. Nel 1908, suo padre rinunciò ai diritti di successione per poter sposare Elisabetta. Già, perché la suddetta era sì di sangue blu, ma non abbastanza blu, secondo il manuale del buon sovrano in Brasile, da poter congiungersi col principe d’Orléans-Braganza. Tuttavia, Pedro Gastão non riconobbe mai la validità di quella rinuncia, sostenendo che fosse stata firmata sotto pressione e senza fondamento legale. Alla morte del padre, nel 1940, egli assunse il ruolo di capo del ramo di Petrópolis della famiglia. Iniziò a rivendicare apertamente il diritto al trono, in contrapposizione ai cugini del ramo di Vassouras, discendenti di Pedro Henrique. Quest’ultimi sono riconosciuti dalla maggior parte dei monarchici brasiliani come legittimi eredi.

re senza regno Pedro Gastão di Orléans-Braganza trono

Nonostante il suo titolo fosse solo simbolico, Pedro Gastão condusse una vita coerente con la dignità di un principe: educato, riservato, attento custode delle memorie familiari, ma anche uomo del Novecento, consapevole dell’impossibilità di restaurare la monarchia nel Brasile moderno.

È proprio questo il punto che Gérard Rancinan riesce a cogliere con straordinaria finezza artistica. Il fotografo francese, noto per il suo sguardo ironico e lucido sulle contraddizioni della società contemporanea, costruisce qui un ritratto che unisce l’intimità del soggetto al peso simbolico dell’ambientazione. La luce, calda e direzionata, scava il volto di Pedro Gastão e al tempo stesso illumina gli oggetti che lo circondano.

re senza regno Gérard Rancinan

L’uomo è vestito con sobria eleganza, il cappello scuro ne accentua la compostezza, ma la postura e lo sguardo rivolto verso il vuoto suggeriscono riflessione e malinconia. Ai suoi piedi, il cane, simbolo di fedeltà, contribuisce a creare un’atmosfera domestica e privata, quasi a ricordare che l’ex principe è rimasto un uomo fra gli uomini, ancorato a un mondo che non gli appartiene più.

Rancinan, nel fissare questo momento, trasforma il ritratto dinastico di un re senza regno in una meditazione visiva sul destino delle monarchie decadute e sull’identità sospesa dei loro discendenti. Prendo direttamente spunto dal commento della giuria del World Press Photo contest quando dico che si tratta di “… Un immagine legata alla pittura fiamminga, sia per la cura della luce, sia per la disposizione degli oggetti. Eppure l’opera porta con sé anche la cifra del reportage fotografico. Quindi la capacità di raccontare una condizione esistenziale attraverso un solo scatto”.