Fotografia di Paul Lakatos (AFP), Hong Kong Convention and Exhibition Centre, 1° luglio 1997. Si concretizza ufficialmente il passaggio di sovranità su Hong Kong fra Regno Unito e Repubblica Popolare Cinese. L’evento fu seguitissimo e rappresentò un momento storico d’eccezionale importanza sul piano diplomatico e geopolitico, forse tra i più memorabili del tardo XX secolo. Esso segnò la fine dell’Impero britannico in Asia, oltre che il termine ultimo del dominio coloniale inglese sulla città-stato, durato ben 156 anni.

Tra le molteplici fotografie che immortalano i momenti salienti dell’evento, ho scelto di attirare la vostra attenzione su una in particolare. Nella suddetta, i protagonisti in primo piano sono due: il Presidente cinese Jiang Zemin a sinistra; mentre a destra notiamo il Principe di Galles, nonché erede al trono inglese, Carlo (oggi sovrano col nome di Carlo III d’Inghilterra). I due si stringono la mano; simbolico gesto del trasferimento del potere. Al loro fianco notiamo i rispettivi osservatori: il premier Li Peng da parte cinese; l’omologo inglese Tony Blair.

La cerimonia di consegna di Hong Kong fu il culmine di un processo di transizione iniziato ben 13 anni prima con la famosa Dichiarazione congiunta sino-britannica. L’accordo stabiliva che la Cina avrebbe potuto esercitare la propria sovranità sui territori di Hong Kong a partire dal 1° luglio 1997. Ciò sarebbe avvenuto secondo condizioni prestabilite. Tra queste spiccavano la concessione di un’ampia autonomia (eccezion fatta per le relazioni estere e la difesa, prerogative di Pechino) e che i sistemi socio-economici, nonché lo stile di vita di Hong Kong, sarebbero rimasti invariati per un altro mezzo secolo a partire dal ’97.
Gli osservatori internazionali già allora si mostrarono dubbiosi sul rispetto di un siffatto protocollo costituzionale, denominato “un paese, due sistemi“. Temevano infatti che la Cina avrebbe limitato progressivamente le libertà democratiche di Hong Kong, fino a sbiadirne l’essenza di città ponte fra tradizioni orientali e sistemi politici occidentali. Cosa che puntualmente è avvenuta, come ben ci ricordano i fatti del 2020.

Alla mezzanotte fra il 30 giugno e il 1° luglio 1997 la bandiera inglese venne ammainata mentre quella cinese venne issata. Il principe Carlo lesse un discorso facendo le veci della regina Elisabetta II. Anche il presidente Zemin tenne una breve orazione, in cui dichiarò ufficiale “il ritorno di Hong Kong alla madrepatria” e il rispetto della massima “un paese, due sistemi” così come il suo predecessore, Deng Xiaoping, l’aveva configurato. Tra l’altro l’ex Segretario generale del Partito Comunista Cinese era venuto a mancare nel febbraio di quell’anno. Parteciparono alla cerimonia anche altri importanti osservatori internazionali, tra cui il Segretario di Stato americano Madeleine Albright.

La cittadinanza come reagì? Non benissimo. Allo schieramento rappresentativo dei corpi armati cinesi lungo le strade della città, il popolo di Hong Kong rispose con lo strumento della protesta, seppur pacifica. Le nuove autorità, appena subentrate, non adottarono misure repressive.