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Foto del giorno: l'isolatore è l'invenzione di cui non sapevate di aver bisogno

Foto del giorno: l’isolatore è l’invenzione di cui non sapevate di aver bisogno

Fotografia di Hugo Gernsback, Stati Uniti d’America, luglio 1925. Un uomo, probabilmente un assistente dell’inventore lussemburghese naturalizzato statunitense Hugo Gernsback, indossa un casco composto di legno e feltro, mentre è intento a scrivere qualcosa su un pezzo di carta. L’idea alla base dell’invenzione è suggerita dalla fotografia promozionale del 1925 ma, ad essere onesti, il titolo dell’opera è ancor più suggestivo. Gernsback in quella metà degli anni ’20 mise fieramente a punto “The Isolator”, letteralmente “l’isolatore“. Nulla sarebbe stato più come prima. No, non è vero, ma come chiosa ci stava abbastanza bene.

Foto del giorno: l'isolatore è l'invenzione di cui non sapevate di aver bisogno

Al di là delle battute, Hugo Gernsback, uno che il cervello sapeva come usarlo lo era davvero. Nel 1905 emigrò in Nord America dal minuscolo Granducato del Lussemburgo (piccola chicca off topic: ad oggi è l’unico granducato esistente al mondo) e si ambientò in un battibaleno. Sfruttò le sue conoscenze ingegneristiche per diventare uno dei pionieri dell’elettronica. Nel 1925, mentre esordiva il suo fantastico isolatore, partecipava alle prime trasmissioni radiotelevisive.

isolatore Hugo Gernsback

Restando ancora per un attimo sulla sua biografia, bisogna dire due cosucce. In primis, Gernsback, sebbene non avesse inventato il genere letterario-culturale fantascientifico, contribuì comunque a renderlo noto al grande pubblico. In secundis, era un furbacchione di primo livello. Diciamo che le pratiche commerciali al limite del lecito e la mancata retribuzione degli autori che lavoravano per la sua rivista erano due dei suoi tratti più riconoscibili. Non a caso mostri sacri del settore, quali H. P. Lovecraft e Clark Ashton Smith, arrivarono a definirlo “Hugo the Rat”, “Hugo il sorcio”.

Torniamo a noi, o meglio, torniamo all’isolatore. Gernsback all’inizio degli anni ’20 del Novecento si era affiliato all’American Physical Society, società senza scopo di lucro volenterosa di promuovere ricerche nella scienza fisica e in tutti i campi correlati. Facendo parte di quel circolo e volendo dimostrare le sue abilità, cercò di creare qualcosa che aiutasse le persone a concentrarsi inibendo tutte le distrazioni circostanti, ambientali e non. Allora realizzò qualche schizzo, dove il focus risiedeva in un casco integrale dalla forma oblunga.

isolatore casco legno e feltro

Dunque l’inventore di origini lussemburghesi passò dalla teoria alla pratica. Con legno, feltro, del vetro per la visiera e alcune componenti metalliche per il deflettore – utile alla respirazione – diede vita all’isolatore. Lo presentò ai suoi compagni inventori ma si ritenne soddisfatto solo in parte. The Isolator, secondo lui, rendeva solo, e cito: “al 75% delle sue reali funzionalità”.

isolatore casco invenzione con bombola ossigeno

Perciò lo rivide, modificando qui e lì alcuni dettagli. Applicò un foro all’altezza della bocca così da permettere il collegamento con una bombola ad ossigeno (si era reso conto che le persone, 15 minuti dopo aver indossato il casco, svenivano…). Poi alleggerì l’oggetto eliminando parti superflue in legno; infine ricavò delle backdoors (porte d’accesso secondario) per controllare dall’esterno gli interni dell’oggetto.

Il nuovo design soddisfaceva Gernsback quasi del tutto. Sì, dato che, secondo il medesimo, l’isolatore 2.0 rendeva ora al 95% delle potenzialità. Non sappiamo quanto spese per costruirlo, né quanto sborsò per brevettarlo. Sappiamo però che al 1926 ne circolavano 11 esemplari, nessuno dei quali ebbe mercato. L’invenzione, nata per non lasciare che le distrazioni prendessero il sopravvento, cadde nell’oblio. Chissà, se l’avesse realizzata oggi…