Fotografia del programma spaziale sovietico, pianeta Venere, 5 marzo 1982. Le fotografie sono le ultime immagini che abbiamo del pianeta Venere, fra l’altro gli unici panorami a colori. Fu tutto merito del programma spaziale sovietico, in particolar modo delle missioni Venera-13 e Venera-14.
Venere come non l’avete mai visto

Venere è il secondo pianeta del Sistema Solare, partendo dal Sole. Si trova fra Mercurio e la Terra e, di solito, viste le dimensioni, la composizione e la densità, è considerato un pianeta molto simile alla Terra. Solo che l’abitabilità è alquanto diversa.
Venere, infatti, è un pianeta del tutto inabitabile per l’uomo. Circondato da una densa atmosfera di nubi tossiche e acide, è impossibile vivere sulla sua superficie in quanto un effetto serra del tutto incontrollato blocca a terra il calore solare. Questo fa sì che la temperatura media della superficie sia di 464°C.
Pure a livello di pressione non andiamo meglio: è 100 volte maggiore di quella terrestre, pari a quella degli oceani più profondi del nostro pianeta. Quando il programma spaziale sovietico decise di studiare da vicino il pianeta, dovette ideare dei lander in grado di resistere a queste terribili condizioni.
Il programma spaziale sovietico inviò ben 16 sonde dal 1961 al 1984, per cercare di capire qualcosa di più sull’enigmatico pianeta. Nel 1966 la Venera-3 fu la prima sonda spaziale a riuscire a penetrare nell’atmosfera di un altro pianeta, mentre per il primo atterraggio dobbiamo aspettare il 1970, con la Venera-7.
Nessuno dei lander Venera riuscì a operare per più di due ore (il record spetta a Venera-12, attivo per 110 minuti). Tuttavia fu il primo programma a riuscire a trasmettere suoni e immagini da un pianeta che non fosse la Terra. Infatti Venera-13 e 14 riuscirono a registrare suoni, mentre Venera-9, 10, 13 e 14 riuscirono anche a inviare qualche immagine.

Come avrete immaginato, scattare foto su Venere non è affatto facile. Posizionare macchine fotografiche fuori dal lander è fuori discussione: il calore e la pressione distruggono tutto velocemente. Per questo motivo gli ingegneri sovietici idearono un sistema telefotometrico che alloggiava direttamente dentro il guscio protettivo del lander.
La luce che arrivava dalla superficie venusiana entrava tramite un oblò appositamente progettato. Poi era indirizzata verso un dispositivo periscopico e poi spedita alla telecamera. Grazie a questo sistema nel 1975 le missioni Venera-9 e 10 riuscirono a inviare le prime immagini panoramiche in bianco e nero della superficie di Venere.
In particolare, il panorama di Venera-9 mostrava un paesaggio roccioso disseminato di pietre dai bordi taglienti. Invece, il Venera-10 aveva catturato immagini che assomigliavano a flussi di lava solidificati.

Il passo successivo fu ottenere immagini a colori. Sia Venera-11 che 12 ci provarono nel 1978, ma non vi riuscirono. Pur raggiungendo la superficie del pianeta, a causa di un difetto di progettazione, le telecamere non riuscirono a riprendere immagini panoramiche.
Così gli ingegneri perfezionarono il tutto, arrivando alle missioni Venera-13 e 14, le prime e uniche al momento a ottenere foto a colori della superficie di Venere. Queste foto parlano di un mondo aspro, dalle tonalità dorate, con le cicatrici dell’attività vulcanica ben visibili e disseminato di rocce basaltiche scure.
Per le prossime immagini a colori dovremmo aspettare la missione DAVINCI+ della NASA, ma si parla del prossimo decennio. Nel frattempo i ricercatori della Brown University hanno migliorato le immagini originali. Così è stato possibile notare come il suolo abbia una tinta grigiastra, a causa della natura basaltica. E visto che il basalto domina sul pianeta, questo significa che il pianeta ancora oggi è vulcanicamente attivo.