Storia Che Passione
Foto del giorno: il Cristo Redentore in costruzione

Foto del giorno: il Cristo Redentore in costruzione

Fotografia di anonimo, Rio de Janeiro, Brasile, 1930. Un velivolo sorvola Rio de Janeiro mentre nella sezione bassa dello scatto campeggia il Cristo Redentore ancora in costruzione. La fotografia ha un fascino particolare perché condensa in un solo fotogramma due simboli, uno della modernità e l’altro della fede, carissima ai brasiliani. In primo piano, si nota benissimo il mezzo tecnologico per eccellenza del Novecento, l’aeroplano, sospeso elegante sopra la baia di Guanabara; subito dopo lo sguardo si sofferma su quell’aggroviglio di impalcature, un mantello di legno e ferro sotto il quale si cela il Cristo Redentore, incompleto ancora per poco, che si erge sul Corcovado come una promessa di eternità.

Foto del giorno: il Cristo Redentore in costruzione

Non si tratta di una semplice immagine di cronaca. Sembra infatti una scena quasi teatrale, dove l’occhio del fotografo cattura il contrasto e al tempo stesso l’armonia tra la tecnologia dell’uomo e la spiritualità di un monumento destinato a diventare icona mondiale. Il Cristo non è ancora ultimato. Ma proprio questa condizione provvisoria sembra carica di significato, perché racconta il “non ancora”, la tensione verso un compimento che arriverà l’anno successivo, con l’inaugurazione del 1931.

È la Rio de Janeiro degli anni ’30, in rapida trasformazione. Una città che vuole presentarsi al mondo come moderna, proiettata verso il futuro, e allo stesso tempo legata alle sue radici spirituali e culturali.

Cristo Redentore impalcature

Purtroppo, come spesso accade con scatti di epoca e di cronaca, il nome del fotografo non ci è stato tramandato. Le ricerche d’archivio confermano che l’autore rimane anonimo, e la fotografia circola oggi come documento collettivo, appartenente alla memoria visiva del Brasile e del mondo. Eppure, anche senza nome, si riconosce una mano capace: l’inquadratura è studiata, la composizione perfettamente bilanciata tra l’aereo che taglia la scena e la statua che emerge dal basso. Non è uno scatto improvvisato, è un’immagine pensata per trasmettere meraviglia e senso del momento storico.

Due parole devo necessariamente spenderle sulla storia del monumento. L’idea di erigere una grande statua sopra il monte Corcovado risale al 1850, quando il sacerdote Pedro Maria Boss avanzò la proposta. L’idea rimase inespresso fino al 1921, quando l’Arcidiocesi di Rio promosse la “Settimana del monumento” per raccogliere fondi. Fra i progetti iniziali vi erano simulazioni della statua con una croce o un globo in mano, ma si optò, infine, per quella attuale: il Cristo con le braccia spalancate, simbolo universale di pace e accoglienza.

Cristo Redentore 1930

Fra gli artefici dell’opera si ricordano quattro nomi su tutti. Naturalmente Heitor da Silva Costa, ingegnere brasiliano e progettista del monumento. Poi Paul Landowski, scultore francese (di origine polacca) chiamato per modellare la statua. Egli realizzò la testa e le mani in scala reale, oltre a un modello di 4 metri come guida per la costruzione. Si aggiunge alla lista Gheorghe Leonida, lo scultore rumeno che scolpì il volto di Cristo. Infine un altro francese, Albert Caquot, di professione ingegnere, il quale curò la complessa struttura interna in cemento armato, assicurando la stabilità dell’opera su una cima esposta e ventosa.

Costruita tra il 1922 e il 1931, la statua è alta 30 metri (38 con il basamento), con braccia larghe 28 metri, e pesa circa 635 tonnellate. Per l’ossatura si scelse il cemento armato, più adatto della tradizionale struttura in acciaio per la forma a croce. All’esterno si utilizzò la pietra saponaria, resistente alle intemperie e facile da lavorare. Le tecniche adottate riflettevano un mix di innovazione tecnica e sensibilità estetica, perfettamente in linea con lo stile Art Déco dominante in quegli anni.

Un anno dopo lo scatto, ci fu l’inaugurazione. Per l’occasione, contribuì anche un po’ della nostra Italia. Il 12 ottobre 1931, alla presenza del presidente Getúlio Vargas, si mise in atto una cerimonia solenne. Le lampade alla base del colossale monumento si accesero. Il comando arrivò via radio da Pisa. Esatto, fu dalla Toscana che Guglielmo Marconi diede l’impulso decisivo.