Fotografia di anonimo, Circolo Polare Artico, 9 aprile 1910. I due che vedete nella foto, con quelle facce poco convinte, di chi sa già a priori che gli stanno per rifilare una fregatura megagalattica, sono Ejnar Mikkelsen e Iver P. Iversen. La coppia rimase bloccata fra i ghiacci artici per poco più di un biennio dopo essere stati “accidentalmente” abbandonati dai compagni di viaggio…
La casetta in mezzo ai ghiacci di Ejnar Mikkelsen og Iver P. Iversen

Questa è la storia di Ejnar Mikkelsen, esploratore e scrittore danese nato a Bronderslev il 23 dicembre 1880 e morto a Copenaghen il 1 maggio 1971. Celebre per le sue spedizioni in Groenlandia e nell’Artico, di lui sappiamo che da giovane partecipò alla spedizione di Georg Carl Amdrup nella Terra di Re Cristiano IX nella Gornelandia dell’Est e poi subito dopo alla spedizione Baldwin-Ziegler nella Terra di Francesco Giuseppe.
Nel 1906-1907, poi, organizzò insieme a Ernest de Koven Leffingwell la spedizione polare anglo-statunitense che trascorse un entusiasmante, in senso ironico si intende, inverno al largo dell’isola di Flaxman, in Alaska. Perché? Beh, non certo per soddisfare il loro spirito di campeggiatori estremi. Semplicemente persero la loro nave e, essendo costretti a procedere via slitta, riuscirono a trovare riparo sulla piattaforma continentale del mar Glaciale Artico.
Quindi diciamo che Mikkelsen era uno del mestiere: ben conosceva l’entità dei viaggi in queste gelide regioni ed era anche già avvezzo ai rovesci di fortuna che spesso accompagnano tali spedizioni. Così, nell’inverno del 1909-1910, partì per l’ennesima avventura. Questa volta lo scopo era mappare la costa nordorientale della Groenlandia e, se possibile, recuperare i corpi di Mylius-Erichsen e del tenente Hoeg Hahen, insieme ai loro diari. Mylius-Erichsen era un esploratore danese che nel 1902 decise di organizzare una spedizione in Groenlandia. Replicata poi nel 1906, ma con esito nefasto: era morto nel corso della seconda spedizione.

Ma torniamo a Mikkelsen. La sfortuna dovette perseguitarlo perché la sua nave, l’Alabama, rimase bloccata dai ghiacci intorno all’isola di Shannon, nella Groenlandia dell’est. Da bravo esploratore, Mikkelsen iniziò a esplorare la zona, lasciando dietro di sé l’equipaggio. Il quale, al posto di aspettarlo fedelmente, decise di abbandonarlo e tornarsene a casa salendo a bordo della prima baleniera avvistata in zona.
Quando Mikkelsen torno alla base scoprì di essere rimasto da solo insieme con l’ingegnere Iversen. Ma visto che era già rimasto bloccato una volta, non si perse d’animo. Innanzitutto continuò a esplorare con la slitta fino a riuscire a recuperare i diari perduti e smentire le voci in merito all’esistenza del canale di Peary.
Lo scopo della missione era riuscito, solo che adesso sorgeva un piccolissimo problema: i due erano bloccati in mezzo ai ghiacci, visto che le salvifiche baleniere sembravano latitare. Così, per sopravvivere, Mikkelsen e Iversen recuperarono travi e tavole dalla nave e costruirono un piccolo cottage. Questo venne soprannominato il cottage Alabama e rimase intatto almeno fino al 2010, quando la nave danese Ejnar Mikkelsen riuscì a fotografarlo.

Mikkelsen e Iversen dovettero trascorrere due inverni in zona prima che qualcuno passasse a salvarli. Nell’estate del 1912, mentre erano praticamente in punto di morte, finalmente in zona ripassò una baleniera norvegese che li portò in salvo.
A questo punto potreste pensare che Mikkelsen ne avesse avuto abbastanza di ghiacci e tutto il resto. E invece no: nel 1924, infatti, guidò un’altra spedizione per colonizzare Scoresbysund. Se siete interessati, nel 2022 Peter Flinth ha diretto il film Against the Ice, tratto dal romanzo del 1955 Farig Tomandsfærd di Ejnar Mikkelsen. Il film è basato proprio sulla storia vera di quanto accaduto, narrata dallo stesso esploratore.