La Sardegna è una terra ricca di storie e di tradizioni popolari che definire splendide sembra riduttivo. Oggi ci concentreremo su una di queste in particolare, quella che riguarda l’acquavite meglio nota come Filu ‘è ferru (anche se i nomi in tal senso si sprecano). Nel corso dell’articolo scopriremo il perché storico di questo nome così peculiare e, si spera, offriremo uno spaccato sul folklore sardo, contraddistinto da un fascino unico ed invidiabile.

Che cos’è l’abbardente lo si è detto brevemente in apertura: un’acquavite sarda dal pregevole gusto. Per arricchire le note aromatiche si usa nelle zone di Ogliastra, pensate un po’, del caglio da agnello o capretto. Il gusto che ne risulta è veramente peculiare e legato indistricabilmente alla tradizione agropastorale della regione. Ma ciò che suscita più curiosità è il nome principale di tale composto, quello di fllu ‘e ferru.
Come spesso accadde nella storia, le vicende delle bevande alcoliche si connettono al contrabbando e al proibizionismo. Anche in Sardegna, qualche secolo addietro, era sorto tale problema e produrre e vendere acquavite non era poi così facile. Si nascosero così gli alambicchi, strumenti di distillazione non esattamente facili da occultare. Dove metterli dunque?

Si pensò che, per evitare i controlli al meglio, l’unica soluzione per non far trovare questi ingombranti aggeggi, era sotterrarli. In effetti il metodo era funzionante e abbastanza veloce, ma creava un problema secondario: come ritrovare gli strumenti abilmente occultati? Qui subentrò l’inventiva sarda. Presero a legare gli alambicchi allora proprio con il filo di ferro.
Le zone nel terreno dove si vedevano spuntare questi ciuffetti ferrei indicavano allora la presenza di un alambicco. Una volta passati i controllori, i distillatori riemergevano e riprendevano a produrre a pieno ritmo una delle bevande preferite dai pastori stessi. Un’idea pratica, geniale e veloce.

Oggi etichettato come P.A.T., prodotto agroalimentare tradizionale, il filu ‘e ferru è noto anche fuori dall’isola. Prima di farvi incuriosire e andare a saggiarne un po’ sappiate però che si produce distillando delle vinacce di qualità che creano un’acquavite con gradazione alcolica vicino ai 70°. Noi vi abbiamo avvertiti, occhio a non ubriacarvi di tradizione sarda.