Storia Che Passione
Filius M. Ignotae origine termine profondo di un insulto

Filius M. Ignotae, l’origine di un termine molto più profondo di un dialettale insulto

Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di farvi una passeggiata tra Castel Sant’Angelo e il Vaticano, in una delle zone più affascinanti di Roma per valore storico, religioso e in definitiva culturale. Ecco, da quelle parti si trova l’Ospedale di Santo Spirito in Saxia. Bell’edificio, ricco di arte e storia, ma anche di curiosità. Una di queste riguarda la cosiddetta “Ruota degli Esposti”, sul quale fronte troviamo scritto “Filius Matris Ignotae” che si può abbreviare nel più comodo – e tuonante – “Filius M. Ignotae“, figlio di una madre ignota.

Filius M. Ignotae origine termine profondo di un insulto

Eh sì, nel leggerlo abbiamo pensato tutti la stessa cosa. Uno degli insulti romaneschi più riconoscibili, che per ragioni di forza maggiore non possiamo riportare, ma che vuoi o non vuoi tutti abbiamo sentito con le nostre orecchie. L’insulto in realtà utilizza il termine M. Ignotae per indicare il mestiere più antico del mondo, quando in realtà, il significato della parola è molto più profondo. Ve lo spieghiamo qui di seguito, prima però un piccolo accenno sulla Ruota degli Esposti. Di cosa si tratta?

Dal XII secolo in poi, le principali città europee iniziarono a dotarsi di punti esatti in cui le madri, prive delle possibilità materiale per poter crescere un figlio, potessero lasciare i neonati. Questi punti servivano ai vari ospedali o ricoveri per poter accogliere schiere di bambini senza una famiglia, orfani che sarebbero cresciuti e che un domani, forse, avrebbero vissuto una vita tutta loro. Ciò nelle più rosee delle aspettative, perché la realtà dei fatti fu molto più scura.

Filius M. Ignotae balia dipinto Induno

La Ruota degli Esposti a Roma la richiese Papa Innocenzo III (quello della quarta crociata per intenderci). Anche altre città della penisola si dotarono di tale servizio, vedasi Milano, Napoli, Palermo, Bologna e così via. In realtà l’idea originò in terra transalpina, Parigi ovviamente, nel 1188. Poco più della metà degli Esposti sopravviveva. A prendersi cura di loro, almeno nei primi 4 anni di vita, erano balie residenti nell’ospedale. I destini poi erano diversi: alcuni finivano in altri istituti; tantissimi invece diventavano forza lavoro in campagna.

Giovani che portavano con loro pochi effetti personali. Sì avevano un nome ed un cognome, quest’ultimo scelto dal guardiano dell’ospedale. E quindi in tutta l’epoca moderna si iniziano a diffondere cognomi che ancora oggi sentiamo con costanza: Esposito (esposto) in Campania, Casadei in Emilia-Romagna, Innocenti in Lombardia, o più comuni Incerti, Conforti, Del Papa e via discorrendo.

Filius M. Ignotae raffigurazione abbandono esposto

L’abbandono dei Filius M. Ignotae fu un fenomeno in continua crescita soprattutto a seguito della Rivoluzione Industriale. La situazione degenerò quando il sistema si dichiarò insostenibile. Già a partire dagli anni ’70 del XIX quasi tutti i punti di rilascio vennero chiusi, anche se fu un decreto nazionale del 1923 a dichiararli estinti, o meglio, soppiantarli da un sistema statale d’accoglienza. Oggi abbiamo imparato che anche dietro un apparente insulto, si nasconde una storia veramente curiosa. Ovviamente è sconsigliato rompere il ghiaccio con qualcuno raccontando tutto ciò. Esperienza personale.