Storia Che Passione

Divinità egizie amate dagli antichi Romani

Gli antichi Romani avevano una singolare abitudine. Quando incontravano nuovi popoli, con le relative divinità, se queste erano interessanti, ecco che avevano la tendenza a incorporarle nel proprio pantheon e nelle loro pratiche religiose. A volte le inserivano come nuove divinità, a volte come manifestazione locale delle divinità romane, fondendole in qualche maniera con queste ultime. Certo, ebbero qualche problema con il Cristianesimo e conosciamo tutti le persecuzioni dei primi Cristiani da parte dei Romani. Ma non così avvenne con le divinità egizie: alcune di esse erano assai apprezzate dai Romani, tanto da essere adorate nei templi insieme alle divinità Romane.

Divinità egizie apprezzate dai Romani

divinità egizie
Crediti foto: @Louvre Museum , CC BY-SA 2.0 FR, via Wikimedia Commons

Sappiamo che le divinità egizie arrivarono presto a Roma, anche grazie al commercio e agli scambi culturali fra i due popoli. Per esempio, ci sono santuari e altari eretti da privati cittadini sul Campidoglio, dedicati proprio agli dei egizi. E questi altari risalgono al I secolo a.C. Ma questo a Roma: le divinità egizie erano presenti in Italia sin dall’VIII secolo a.C.

Tuttavia non fu sempre rose e fiori. A metà del I secolo a.C. il Senato romano decise di mettere un freno a questi culti stranieri che stavano prendendo sempre più piede fra la popolazione. Il Senato voleva tutelare la Pax Romanum, assicurandosi che questi nuovi culti non fossero una minaccia nei confronti delle pratiche culturali e religiose esistenti.

Così, nel 53 a.C., il Senato ordinò la distruzione di templi e santuari egizi. Tuttavia questo ordine venne bellamente ignorato. Durante il Secondo Triumvirato i culti egizi ottennero nuova fortuna, ma durante le lotte fra Ottaviano e Marco Antonio, il primo li bandì nuovamente dai confini di Roma.

I successivi imperatori furono più morbidi con il culto egiziano. Tiberio permise la costruzione di un tempio dedicato a Iside a Roma, mentre Domiziano sfuggì alle truppe di Vitellio travestito da fedele di Iside. Quando poi Domiziano divenne imperatore, restaurò il tempio della dea. Tempio che ampliarono anche sotto Adriano, Settimio Severo e Caracalla. Ma quali erano gli dei egizi preferiti dai Romani?

Iside – Di sicuro la divinità egizia prediletta dai Romani era Iside. Dea della magia, era la moglie di Osiride, il dio dei morti e la madre di Horus, il dio falco del cielo, rappresentazione divina del faraone. Fu Iside a riportare in vita il marito, smembrato dal fratello Seth e a creare per lui l’aldilà.

Iside era assai amata dai Romani per vari motivi. In primis le donne e i servi, spesso relegati in ruoli secondari negli altri culti romani, nel culto di Iside potevano avere ruoli di primo piano. Inoltre il culto di Iside era legato alla magia e ai misteri. E i culti misterici, come il mitraismo, divennero molto popolari a Roma fra il I e il IV secolo d.C.

osiride tribunale
Crediti foto: @British Museum

Osiride – Così come la moglie Iside, anche Osiride divenne popolare fra i Romani. Era il primo re d’Egitto, diventato re degli Inferi dopo l’assassinio da parte del geloso fratello Seth. Ma era anche associato alla fertilità, per via delle inondazioni annuali del Nilo e al dio del sole Ra.

I Romani, però, erano interessati a Osiride nel suo ruolo di dio degli Inferi, abbracciando l’idea egizia di una via idilliaca dopo la morte.

Serapide – Tuttavia, ben più popolare di Osiride, era Serapide, divinità comunque collegata a Osiride. Quando i Tolomei conquistarono l’Egitto nel IV secolo a.C., ecco che cercarono di rendere la religione accettabile sia per i Greci che per gli Egizi. Così cercarono una divinità che andasse bene a entrambe le popolazioni, trovandola in Serapide.

Costui combinava Osiride, dio degli Inferi con il Toro Api, il quale era sacrificato ogni anno, rinascendo poi per mantenere il ciclo vitale dell’universo. Così Serapide iniziò a prendere il posto di Osiride come marito di Iside e padre di Horus.

Serapide era adorato insieme a Iside come elemento maschile dei culti misterici, ma venne associato anche con Dioniso. Sotto i Flavi, poi, divenne patrono della famiglia imperiale. Questo anche perché Vespasiano aveva il suo centro di potere in Oriente. E proprio mentre si trovava in Egitto, sostenne di aver avuto diversi presagi, fra cui una visione nel tempio di Serapide.

Da lì divenne seguace del dio. Il mito vuole che, grazie a questo, fu in grado di guarire due uomini, donando nuovamente la vista a un cieco (sputandogli negli occhi) e facendo nuovamente camminare uno zoppo (mettendosi in piedi sulla mano dell’uomo).

anubi sciacallo

Anubi – I Romani apprezzavano anche Anubi, il dio sciacallo guardiano delle tombe. Fu lui ad aiutare Iside a creare il processo di imbalsamazione per far rivivere Osiride. In origine era lui il dio dei morti, ma quando il suo ruolo fu preso da Osiride, oltre a divenire il guardiano delle tombe, si assunse anche il ruolo di psicopompo, ovvero di guida dei defunti nel viaggio verso gli Inferi.

Per via di questo ruolo di guida, spesso i Romani lo associavano a Hermes/Mercurio, dio messaggero degli dei, fra i cui compiti c’era anche quello di guidare le anime dei morti nell’aldilà.

Tracce di Anubi le troviamo in Grecia sin dal II secolo a.C., adorato insieme a Iside nel tempio di Delo. E anche a Roma era spesso adorato nei templi di Iside.

Horus – Nonostante Horus fosse molto importante per gli Egizi, in quanto figlio di Osiride e Iside, vendicatore del madre e controparte divina del faraone, per i Romani non era poi così fondamentale come le precedenti divinità.

Solitamente i Romani invocavano Horus come figura di comando, nel suo ruolo di capo militare. Inoltre i Romani erano più interessanti all’aspetto di Horus di aiutante di Ra e come figlio della triade divina formata da lui, da Iside e da Osiride/Serapide.

Visto che nell’arte egizia Arpocrate, la versione infantile di Horus, spesso appariva con un dito sulle labbra, ecco che i Greci scambiarono questo gesto per un simbolo di silenzio e segretezza. Per questo motivo sia i Greci che i Romani incorporarono Horus nei culti misterici.

Infine talvolta i Romani associavano Horus a Ercole, in quanto vendicò il padre Osiride, esattamente come Ercole aiutò il padre Zeus durante la Gigantomachia.

Divinità varie ed eventuali – Altre divinità romane che comparvero nei culti furono Thot, nelle vesti di dio della saggezza, talvolta unito a Hermes. Tito, il figlio di Vespasiano, era legato al toro Api, mentre a volte il dio Amon fu associato a Giove.