Come essere un pessimo imperatore odiato da tutti. Potrebbe essere il titolo dell’autobiografia di Caligola. Perché tutti odiavano questo imperatore romano. E quando diciamo tutti, intendiamo proprio tutti: pure i suoi sostenitori. Tanto che misero in atto una congiura per ucciderlo.
Caligola e la congiura dei pretoriani

Caligola divenne imperatore di Roma nel 37 d.C., dopo la morte dell’imperatore Tiberio. Come spesso accade in questi casi, il popolo romano era in festa: un nuovo imperatore era sinonimo di un’era positiva. Anche perché Tiberio era visto come un vecchio depravato e crudele.
Caligola era il figlio di Germanico, un generale assai amato dal popolo. Solo che le speranze dei Romani si infransero ben presto quando divenne evidente che Caligola non era l’imperatore che si aspettavano. Ciò condusse a una congiura che ne avrebbe causato la morte. La sua storia fu un monito: se un imperatore non si fosse comportato come ci si aspettava, ecco che erano possibili violenti cambiamenti repentini del suo status.
Caligola era il terzo figlio di Germanico e Agrippina Maggiore e faceva parte della dinastia Giulio-Claudia. Il padre era nipote di Marco Antonio, mentre la madre era figlia di Agrippa e nipote di Augusto. Fra l’altro il suo successore, Claudio, era suo zio da parte di padre e avrebbe sposato Agrippina Minore, una delle sorelle di Caligola.
Germanico era un generale assai popolare e amato e lo stesso Caligola lo accompagnava durante le sue campagne militare, ottenendo però il soprannome di Caligae, “stivaletti”. Questo per via della finta uniforme militare che indossava.
Ad un certo punto, a soli 33 anni, Germanico morì in circostanze misteriose ad Antiochia. Si vociferava che fu Tiberio a ordinarne l’assassinio. Nel 21 d.C. Caligola divenne un “protetto” dell’imperatore, fra l’altro uno dei due papabili eredi. L’altro era il nipote di Tiberio, Tiberio Gemello.
Alla fine, alla morte di Tiberio, fu Caligola a diventare imperatore. A dire il vero, appena salito al trono, Caligola era incredibilmente popolare. I Romani gli attribuivano parecchi punti a favore per diversi motivi:
- prima di tutto non era l’odiato Tiberio
- poi cercò di essere politicamente corretto, adottando buoni rapporti con il Senato
- inoltre seppellì i suoi famigliari defunti con tutti gli onori, nel mausoleo di famiglia
Certo, come per ogni imperiale ascesa al trono, ci fu qualche spargimento di sangue, ma all’epoca era normale. Per esempio, nessuno si stupì più di tanto del fatto che Caligola ordinò la morte del rivale Tiberio Gemello. Questi eventi erano all’ordine del giorno nell’antica Roma.
Tuttavia la situazione cambiò drasticamente quando, di punto in bianco, Caligola si trasformò all’improvviso in un mostro. Secondo gli storici, una qualche misteriosa malattia colpì l’imperatore. I Romani pregarono gli dei per la sua guarigione. In effetti Caligola guarì, ma con sconcerto di tutti l’imperatore che emerse da quella malattia era del tutto diverso da quello salito al trono.
Non si sa se questo cambiamento di carattere dipese o meno dalla malattia, ma ben presto il regno e la condotta di Caligola degenerarono in una spirale di dissolutezza e crudeltà degni dei peggiori eccessi del regno di Tiberio. Anche il suo rapporto col Senato si deteriorò velocemente.
Da parte di Caligola partirono accuse di tradimento, con senatori esiliati o umiliati pubblicamente. Arrivò anche a suggerire di nominare console Incitatus, il suo cavallo da corsa preferito. Pare anche che iniziasse a mostrare tendenze alquanto megalomani. Per esempio, ordinò di erigere una statua nel Tempio ebraico di Gerusalemme.
Caligola divenne dispotico e depravato, tanto che Svetonio parla di promiscuità e incesti. Inevitabilmente questo contribuì ad aumentare la platea di nemici di Caligola. Anche coloro che prima lo avevano sostenuto, divennero suoi detrattori. Ovviamente fra i nemici si contava il Senato, ma anche i soldati iniziarono a non tollerare più i suoi eccessi.
In particolare il tribuno del pretorio Cassio Cherea finì con l’odiare Caligola. E questo non tanto per motivi politici, quanto più per una forte antipatia personale. Sempre secondo Svetonio, Cassio Cherea era un uomo pudico e di una certa età che divenne vittima di bullismo da parte dell’imperatore.

Non sopportando più lo scherno di Caligola, ecco che Cassio decise di organizzare un complotto per liberare Roma dal suo imperatore. Qualcuno aveva provato ad avvertire l’imperatore della congiura, anche in maniera alquanto diretta. Per esempio, avvisarono Caligola di guardarsi da Cassio. Così Caligola ordinò di uccidere Cassio Longino, il proconsole d’Asia. Solo che Caligola aveva ucciso il Cassio sbagliato: si era scordato di quel Cassio Cherea che era solito intimidire, uccidendo Cassio Longino che nulla c’entrava in tutto ciò.
Così la congiura andò avanti. Cassio decise di uccidere l’imperatore il 24 gennaio del 41 d.C., durante i Giochi Palatini. Ovviamente il pretoriano non era certo da solo: tantissimi senatori e pretoriani si unirono alla sua congiura, fra cui anche Cornelio Sabino, un altro pretoriano. Inoltre anche diversi membri della cerchia ristretta di Caligola decisero di aderire alla congiura di Cassio.

Mentre l’imperatore stava guardando un gruppo di attori che si esibivano nei sotterranei del Palazzo Palatino, ecco che i congiurati colpirono. A sferrare i colpi fatali furono proprio Cassio e Cornelio. Il luogo era perfetto: Caligola non poteva scappare da nessuna parte e gli spazi ristretti impedirono alla guardia del corpo di Caligola di salvare l’imperatore. Quando la guardia del corpo riuscì ad arrivare, ormai Caligola era morto. Creando un precedente pericoloso: era la prima volta che un imperatore era assassinato a Roma.
Ovviamente gli omicidi non si fermarono qui. Come da prassi, anche i famigliari di Caligola vennero uccisi. Fra di essi figurano la moglie Cesonia e la figlia Giulia Drusilla. A salvarsi fu solamente lo zio Claudio. Alquanto anziano, si nascose dietro una tenda nel palazzo.
Quando arrivarono i soldati, Claudio fu presto scovato e portato via nell’accampamento pretoriano. Ma qui, al posto di essere ucciso, come probabilmente si aspettava, con sua sorpresa venne nominato prossimo imperatore. Come prima cosa Claudio, capendo l’antifona, si comprò la fedeltà ella guardia pretoriana, promettendo loro 15mila sesterzi a ciascun soldato.
Il Senato, intanto, aveva proposto di condannare Caligola alla damnatio memoriae, la pratica di cancellare dalla storia ogni traccia di persone poco gradite. Ma Claudio si oppose e, per accontentare il popolo romano, imprigionò e condannò a morte tutti i congiurati, a partire da Cassio Cherea.