Aramu Muru, anche conosciuta come la “Porta degli Dei”, è un enigmatico sito megalitico situato nel Perù meridionale, precisamente nella regione di Puno, non lontano dallo splendido lago Titicaca. Dalle foto si capisce abbastanza bene come si tratti di una formazione rocciosa di granito rosato, sulla quale qualcuno pensò bene di scolpire una sorta di varco d’ingresso. Quel “qualcuno” furono gli Inca, anche se è difficile – con le conoscenze odierne – stabilire come e quando.

La cosiddetta “Porta degli Dei” si presenta come una parete rocciosa perfettamente piatta. Ha una forma rettangolare di circa sette metri per lato, nel cui centro è incavata una nicchia a forma di “T” rovesciata. Questa è alta circa due metri e larga meno di uno. La nicchia è in profondità e permette ad una persona di starvi in piedi. Non esistono decorazioni, iscrizioni o simboli scolpiti intorno ad essa, ciò innegabilmente aumenta il mistero circa le sue funzioni e le sue origini.
Oltre alle nozioni geometriche, certe e incontestabili, non si può dire altro che abbia le stesse caratteristiche di evidenza storica. La questione è infatti complessa e per certi versi controversa. Benché sia oggi comunemente associata alla civiltà Inca, la porta di Aramu Muru si trova in un’area che fu abitata molto prima dell’espansione dell’Impero Inca. In particolare qui vissero le culture Tiahuanaco (Tiwanaku) e Huari. Entrambe queste civiltà hanno lasciato tracce monumentali e cultuali attorno al lago Titicaca, tra Bolivia e Perù.

Sul monumento si sono accavallate tante narrazioni mitologiche, alcune delle quali fuori scala, c’è da dirlo. Il fatto è che, in virtù di questi racconti, molti hanno ipotizzato come la Aramu Muru potesse rappresentare un accesso simbolico o rituale al mondo spirituale. Suggestione rafforzata dal fatto che la struttura non mostra alcuna funzione pratica o difensiva.

Il merito di aver scoperto il sito negli anni ’90 va attribuito a José Luis Delgado Mamani, una guida turistica peruviana. Egli affermò come furono una serie di sogni ricorrenti, tutti incentrati su questo presunto “portale sacro celato dalle montagne”, a condurlo dove oggi si trova la porta di pietra. Dopo aver trovato la struttura, la collegò a una leggenda locale già nota tra gli abitanti aymara della zona, secondo cui:
“Un antico sacerdote inca, di nome Aramu Muru, era fuggito dai conquistadores spagnoli con un oggetto sacro: un disco d’oro donato dagli dei. Raggiunta la porta sacra nelle montagne, Aramu Muru avrebbe inserito il disco in una depressione nella roccia, attivando un meccanismo che gli permise di entrare in un’altra dimensione, per non tornare mai più.”
Tale racconto, pur essendo privo di riscontri nelle cronache coloniali o nei documenti archeologici ufficiali, ha acquisito negli anni un notevole seguito. Guarda caso, aumentò l’aura paranormale ed esoterica del luogo. Ma questo a noi non deve interessarci.

Dal punto di vista storico-archeologico, non esiste alcuna prova conclusiva che permetta di datare con precisione la struttura. Si ipotizza che Aramu Muru possa essere un altare cerimoniale incompiuto, destinato a un complesso religioso più grande. Altri hanno suggerito si trattasse di un sito astronomico, vista la sua orientazione e la sua posizione in un paesaggio sacro tra il lago Titicaca e la catena andina. Attenzione però! Nessuno finora ha mai effettuato scavi approfonditi o si è mai cimentato in studi sistematici – riconosciuti a livello accademico – che possano cancellare l’arcano che aleggia sul sito.