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Accadde oggi: 9 settembre

Accadde oggi: 9 settembre

Almanacco del 9 settembre, anno 1966: nelle vicinanze del Brennero, in Alto-Adige, si consuma la cosiddetta strage di Malga Sasso. Questa si riflesse nell’esplosione di una caserma della Guardia di Finanza. Il brutale accaduto costerà la vita a tre finanzieri e acuirà le tensioni fra i separatisti tirolesi e lo Stato italiano. Ma per capire la portata dell’attentato bisogna ricordare lo scenario politico dell’epoca.

Accadde oggi: 9 settembre

L’Alto Adige, annesso all’Italia dopo la Prima guerra mondiale, rimase comunque un territorio dalla forte identità linguistico-culturale tedesca. Le politiche di italianizzazione promosse durante il Ventennio e le tensioni del secondo dopoguerra alimentarono il risentimento della minoranza sudtirolese. Minoranza che chiedeva essenzialmente due cose: sicuramente maggiore autonomia; alcune voci addirittura la riunificazione con l’Austria.

Negli anni ’60 la protesta assunse forme violente. Il Befreiungsausschuss Südtirol (BAS), traducibile in “Comitato di Liberazione del Sudtirolo”, mise in atto una serie di azioni terroristiche – gli attentati dinamitardi andarono per la maggiore – contro infrastrutture e simboli della presenza italiana. La strage di Malga Sasso si inserisce proprio in questa lunga catena di attacchi.

9 settembre finanzieri

Ma cosa accadde esattamente in quella mattinata del 9 settembre 1966? Le dinamiche si conoscono abbastanza bene. Presso la casermetta della Guardia di Finanza a Malga Sasso (Steinalm), non lontano dal Brennero, un ordigno ad alto potenziale fece saltare in aria buona parte dell’edificio. Erano circa le 11:30.

Nell’esplosione morirono tre finanzieri. Il primo rispondeva al nome di Franco Petrucci, di anni 28, tenente, originario di Montecastrilli (TR). Poi alla tetra lista s’aggiunse il nominativo di Heribert Volgger, giovane anch’egli, 27enne vicebrigadiere, sudtirolese di lingua tedesca. Infine Martino Cossu, appena 20enne, arruolato solo l’anno precedente.

Petrucci e Volgger morirono sul colpo, mentre Cossu spirò il 23 settembre per le gravi ferite riportate. Altri quattro militari rimasero feriti, a testimonianza della violenza devastante dell’attacco. L’attentato ebbe un effetto simbolico fortissimo. Colpire una piccola caserma di frontiera significava colpire direttamente la presenza dello Stato italiano in un territorio conteso. Significava altresì minare la fiducia reciproca in un momento in cui erano in corso trattative delicate tra Italia e Austria per giungere a un accordo sull’autonomia altoatesina.

9 settembre caserma Malga Sasso

L’inchiesta portò a identificare i responsabili: Richard Kofler, Alois Rainer e Alois Larch, membri del BAS. Processati e condannati nel 1976 dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, ricevettero pene pesanti (tra i 23 e i 28 anni di carcere). Un ruolo di rilievo fu attribuito anche a Georg Klotz, noto come “der Hammermann” (“l’uomo del martello”), figura di spicco del separatismo sudtirolese. Morì improvvisamente in Austria nel 1976. La dipartita chiuse in anticipo ogni procedimento a suo carico.

9 settembre monumento memoria eccidio 1966

Nella tragedia non mancarono interpretazioni divergenti. Infatti una parte della storiografia suggerì che l’esplosione potesse essere stata causata da un incidente nella gestione di esplosivi, ipotesi che rifletteva l’opacità e le ambiguità tipiche della “guerra a bassa intensità” che si combatteva allora in Alto Adige.

Il 9 settembre 2001, nel 35º anniversario della strage, l’amministrazione locale eresse un cippo commemorativo a Malga Sasso. Alla cerimonia presenziarono autorità, familiari e cittadini, un segno tardivo ma importante di ricordo collettivo.