Almanacco del 9 luglio, anno 1563: nasce il pittore Orazio Lomi Gentileschi; attivo e apprezzato in Italia, Francia e Inghilterra. Orazio divenne ben noto anche per un’altra vicenda, riguardante sua figli Artemisia Gentileschi. Il suo stile non riprodusse pedissequamente quello di Caravaggio, egli infatti usava i modelli dal vero. Tra le tele a olio ritroviamo Santa Cecilia e i santi Tiburzio e Valeriano o Mosè salvato dalle acque.

Nacque a Pisa il 9 luglio 1563, da una famiglia di fiorentini. Ebbe diversi fratelli e uno di essi che possedeva una bottega lo avviò alla carriera artistica. Orazio si trasferì a Roma durante gli anni del pontificato di Gregorio XIII trovando ospitalità presso il fratello della madre, allora guardia di Castel Sant’Angelo. Per gli anni Ottanta e Novanta del XVI secolo lavorò su commessa ecclesiastica.
Riuscì a ottenere anche commesse pubbliche, come quella nella chiesa di San Giovani dei Fiorentini, lavorò anche per il cardinale Aldobrandini. All’inizio del XVII viveva con la moglie una sorelle e i figli nei pressi di San Lorenzo in Lucina. In quegli anni fece un incontro che rivoluzionò la sua tecnica pittorica: si legò al Merisi.

Frequentò assiduamente Caravaggio, questo lo portò ad abbandonare il manierismo per il soggetti del vero, ne sono testimonianza tre tele. Un ulteriore cambiamento stilistico avviene con la tela di San Francesco sorretto da un angelo. Tra i vari pittori del circolo di Orazio vi era anche Tassi, i due collaborarono al ciclo delle Muse borghese e di lì a poco vi fu lo scandalo.
Tassi venne accusato di violenza dalla figlia e pittrice di Orazio, Artemisia. Tassi era assiduo frequentatore della casa e si occupava della formazione artistica della donna. Poco dopo si aprì un processo che si trasformò in uno strumento diffamatorio per la giovane. Orazio cercò quindi di rimediare come poteva ai drammi familiari e Artemisia riuscì a partire da Roma per dare avvio alla sua carriera.

Sul finire del 1613 anche Orazio partì alla volta di Fabriano, dovendo seguire dei lavori nella zona, e durante gli anni che lo legarono al principe Savelli cercò di ottenere quante più commesse possibili. Agli inizi degli anni venti del Seicento fu a Genova e poi in Francia per giungere poi sulle sponde d’Inghilterra. A Londra vi rimase più di dieci anni e ivi vi morì nel 1639.