Almanacco dell’8 luglio, anno 1912: le truppe italiane, nel contesto di guerra italo-turca, occupano la città di Misurata. La città era un avamposto strategico della resistenza degli arabo-turchi e dunque si trattò di un’operazione di grande importanza anche ai fini dell’intera guerra.

Tra il tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912 il Regno d’Italia fu impegnato nella dispendiosa Campagna di Libia. Questo è infatti l’altro nome con cui si conosce il conflitto di cui oggi parleremo. Nel 1869, con l’apertura del Canale di Suez, l’interesse europeo per l’Africa aumentò di nuovo, e vertiginosamente. Anche la Penisola fece dunque le sue mosse e la conquista di quella che sarebbe diventata la Libia fu una delle principali.
Dopo 8 mesi di conflitto, nel giugno 1912, l’esercito italiano organizzò le truppe per avanzare alla conquista di Misurata. Come detto in apertura, si trattava di un avamposto strategico poiché sede del contrabbando di guerra via mare. Spodestare il nemico, oltre che colpire nell’umore, avrebbe anche infierito sugli approvvigionamenti. Non restava che farlo dunque.

Il giorno 16 giugno, protette da tre navi di linea e da un torpediniere, le truppe italiane sbarcavano nei pressi di Bu Sceifa. Il fuoco di copertura delle navi permise uno sbarco non troppo difficoltoso. Il battaglione di marinai e altri corpi arrivavano in terra libica, pronti a conquistarla. La missione non era però così facile e le cose andarono abbastanza per le lunghe.
Avanzando di avamposto in avamposto e di città in città, l’esercito regio occupò Misurata solo l’8 luglio, dopo quasi un mese dallo sbarco. Un avamposto strategico capitolava, scrivendo una delle pagine principali del conflitto che porteranno l’Italia giolittiana alla conquista del famigerato “scatolone di sabbia“ appena tre mesi dopo.

Dei 135 feriti (di cui 7 ufficiali), 23 uomini del regio esercito caddero valorosamente in guerra. Per i nemici le perdite furono molte di più, circa 500, cui aggiungere altrettanti feriti. Tre anni dopo, tra il maggio e l’agosto 1915, a seguito di una ribellione in Tripolitania, l’ultimo contingente lasciò l’isola alla volta di casa, abbandonando definitivamente la città. Le cose non erano andate come previsto, lasciando un grande rammarico per l’Italia.