Almanacco del 4 settembre, anno 1607: Hugh O’Neill, secondo conte di Tyrone e Rory O’Donnell, primo conte di Tyrconnell, salpano assieme a 90 loro seguaci dalla costa settentrionale irlandese per raggiungere l’Europa continentale. Il motivo? Nessuno sa dirlo con certezza. Questo rende il caso del 4 settembre 1607 uno dei misteri più intricati e apparentemente inspiegabili della storia irlandese.

All’inizio di settembre 1607 – tradizionalmente il 4 del mese – sulle rive di Lough Swilly a Rathmullan, Hugh O’Neill, conte di Tyrone, e Rory O’Donnell, conte di Tyrconnell, salirono in fretta e furia su una nave con una novantina di compagni. Il gesto, passato alla storia come Fuga dei Conti (Flight of the Earls), chiuse un secolo di resistenza gaelica e al contempo aprì la stagione della confisca e della colonizzazione più radicale mai vista in Irlanda. Colonizzazione – che ve lo dico a fare – fu amabile prerogativa degli inglesi. Ma questa è una storia che già conosciamo, ricordate?
Nell’introduzione vi ho lasciati con un dubbio: perché partire, e cosa più importante, perché con così poco preavviso? Esistono delle congetture, alcune attendibili, altre un po’ meno. Io qui non posso fare chiarezza (non ci sono riusciti storici esperti della tematica, perché dovrei esserne in grado io?) ma posso contribuire a rivelare il quadro della vicenda storica nella sua parzialità.

Allora, alle spalle di quell’evento se ne erano verificati altri ben più rilevanti per la storia dell’Isola di Smeraldo. Si citi la cosiddetta guerra dei nove anni (1594-1603); lo sbarco spagnolo e la disfatta di Kinsale (1601). Quindi la pace di Mellifont (1603), che aveva formalmente riammesso O’Neill e O’Donnell nell’alveo della Corona britannica ma li aveva lasciati “esposti”. Dall’amministrazione lealista di Dublino iniziarono a circolare voci su un loro presunto coinvolgimento in un atto di sovversione anti-inglese. Il rischio dell’arresto, e poi della forca, era reale.
Ma fin qui non si è dato spazio ad una presentazione dei due protagonisti. Capendo chi fossero e cosa facessero in quell’Irlanda di inizio Seicento, allora si capirebbe anche l’avversità di Londra nei loro confronti. Hugh e Rory erano i patriarchi delle due rispettive famiglie, gli O’Neill e gli O’Donnell, fra i clan più potenti dell’Ulster. Era gente che contava e aveva un certo seguito, soprattutto fra i cattolici. Non certo i migliori amici degli anglicani insediati a Dublino.

La partenza fu tanto precipitosa al punto che O’Neill lasciò il figlio minore Conn, e O’Donnell perfino la moglie. Il motivo? Probabilmente una mossa strategica: raggiungere la cattolicissima Spagna per chiedere sostegno militare contro l’Inghilterra protestante, ma senza cadere nelle mani di chi li pedinava. Questa è l’ipotesi che va per la maggiore, ma non è semplicissimo avvalorarla.

Il mare non fu clemente. Una tempesta costrinse la nave a deviare: invece della Spagna, approdo in Francia, da lì si arrivò a Lovanio, Fiandre asburgiche, poi via terra verso l’Italia. Il loro arrivo sul continente scatenò una guerra di nervi diplomatica. La Spagna – che pure li aveva sostenuti in guerra contro gli inglesi – dal trattato di pace del 1604 con l’Inghilterra evitava provocazioni. Meglio non farsi carico di due nobili che Londra considerava pericolosi.
La Francia rifiutò richieste di estradizione, e il compromesso fu dirottare i capi irlandesi a Roma, dove nel aprile 1608 furono accolti da papa Paolo V. Lì Rory O’Donnell morì già nel 1608; Hugh O’Neill si spense nel 1616, ancora intento a sognare un ritorno. Entrambi riposano a San Pietro in Montorio, con lapidi che ricordano la loro vicenda.

La loro uscita di scena rese possibile ciò che la Corona aveva preparato da anni, quelle che la storiografia anglofona chiama Plantation of Ulster (Piantagioni d’Irlanda, se preferite). Il massiccio processo colonizzatore dell’Inghilterra protestante a danno della componente cattolica irlandese.