Storia Che Passione
Accadde oggi: 30 ottobre

Accadde oggi: 30 ottobre

Almanacco del 30 ottobre, anno 1831: si ferma la fuga di Nat Turner, il rivoluzionario afroamericano che guidò una delle rivolte schiavili più sanguinose della storia statunitense, nota appunto come “rivolta degli schiavi di Nat Turner”. Quest’ultima scoppiò nella Contea di Southampton in Virginia nell’agosto 1831.

Accadde oggi: 30 ottobre

Per più di due mesi, dopo la fallita ribellione dell’agosto 1831, la Virginia visse immersa nella paura. La Contea di Southampton, un lembo rurale del Sud dominato dalle piantagioni e dal frinire incessante delle cicale, era diventata un campo di caccia. Decine di miliziani bianchi, armati e ossessionati dall’idea di una nuova insurrezione, perquisivano le campagne e i boschi in cerca dell’uomo che aveva osato sfidare l’ordine schiavista. Quell’uomo aveva un nome ed un cognome: Nathaniel Turner, per tutti Nat Turner, detto “il Profeta”.

Da settimane, le voci correvano di bocca in bocca. Qualcuno sosteneva di averlo visto travestito da mendicante, altri giuravano che si fosse rifugiato in Carolina del Nord o che fosse stato aiutato dagli schiavi di una piantagione vicina. In realtà, Nat Turner si trovava sempre lì, nascosto in quella stessa contea che lo aveva visto nascere, lavorare e infine ribellarsi. Aveva trovato rifugio nei boschi e nelle paludi del Blackwater River, dove sopravviveva nutrendosi di bacche, radici e dell’acqua fangosa delle paludi, dormendo in una buca che lui stesso aveva scavato sotto un mucchio di rami e foglie secche.

30 ottobre Nat Turner boschi

Il 30 ottobre 1831, quando il contadino Benjamin Phipps scorse un movimento sospetto vicino alla sua proprietà, non immaginava di trovarsi davanti al più ricercato uomo della Virginia. Scostando una tavola di legno che copriva un buco nel terreno, vide due occhi lucidi fissarlo dal buio. Nat Turner, il predicatore, l’uomo che aveva messo in ginocchio l’intero sistema schiavista dello Stato, si arrese senza opporre resistenza.

Lo condussero in catene a Jerusalem (oggi Courtland), il capoluogo della contea. Lungo il tragitto, le persone accorrevano per vedere da vicino colui che, per settimane, era stato descritto come un demone, un assassino, un pazzo invasato. Ma quando lo videro, molti furono colpiti dalla sua calma, oltre che dal suo aspetto. Appariva magro, stremato, ma con lo sguardo sereno di chi sapeva di aver agito nel giusto.

Dopo la cattura, rinchiusero Nat in un piccolo carcere sotterraneo (poco più di una fossa con grate di ferro). Lì attese il processo, sorvegliato giorno e notte, mentre fuori dalla prigione le tensioni razziali raggiungevano il culmine. In quelle settimane, milizie bianche compirono vere e proprie spedizioni punitive contro i neri liberi e gli schiavi sospettati di simpatizzare con i ribelli. Si calcola che oltre 120 afroamericani furono uccisi sommariamente, molti dei quali non avevano avuto alcun ruolo nella rivolta.

30 ottobre Nat Turner

Durante la detenzione, Nat Turner incontrò Thomas Ruffin Gray, un avvocato e procuratore locale che si propose di raccogliere le sue parole “per la posterità”. Da quei colloqui nacque The Confessions of Nat Turner, pubblicato poche settimane dopo l’esecuzione. Nella sua confessione – il cui valore storico è tuttora discusso – Turner non negò nulla. Anzi, rivendicò ogni gesto come parte di una missione divina.

Non mostrò rimorso per le vittime bianche della ribellione, ma compassione per i poveri e per coloro che, come disse, “vivono incatenati dal peccato e dall’ignoranza”. Il 5 novembre 1831, il tribunale di Jerusalem lo condannò per “cospirazione, ribellione e insurrezione armata”. Sei giorni dopo, l’11 novembre, alle prime luci del mattino, Nat Turner si incamminò verso il patibolo. Indossava una semplice tunica di lino e camminava a testa alta, mormorando salmi. Un testimone oculare raccontò che “guardava il cielo come se stesse parlando con Dio”.

30 ottobre film ispirato eventi 1831

Il cappio lo attese davanti a una folla silenziosa. La corda fece il suo sporco lavoro. Subito dopo, il boia lo decapitò, esponendo la testa in pubblica piazza. Era un monito per la comunità, sulla falsa riga delle picche insanguinate in epoca medievale. Del suo corpo senza vita si persero le tracce. Ma non la memoria.

Dopo l’esecuzione, le autorità coloniali scatenarono una repressione feroce. In tutto lo Stato della Virginia, si procedette a processi sommari, impiccagioni e deportazioni. In totale, più di 50 neri finirono alla forca. Altri 100 morirono senza processo. I bianchi, nel panico collettivo, videro complotti ovunque. Bastava un sussurro o un gesto sospetto per condannare qualcuno alla pena capitale.

30 ottobre cartello commemorativo Virginia

Le conseguenze legislative furono altrettanto gravi. Nel tentativo di prevenire nuove ribellioni, il parlamento della Virginia emanò leggi ancora più restrittive:

  • Proibì ai bianchi di insegnare a leggere e scrivere agli schiavi.
  • Vietò la liberazione volontaria degli schiavi.
  • Impose nuove limitazioni ai neri liberi, temendo che le loro idee potessero “contagiare” gli schiavi.

In sostanza, la rivolta degli schiavi di Nat Turner, terminata il 30 ottobre 1831, spinse il Sud a irrigidire ulteriormente la propria struttura schiavista, alimentando la paranoia e la brutalità che, trent’anni dopo, avrebbero contribuito allo scoppio della Guerra di Secessione.