Almanacco del 27 luglio, anno 484: Leonzio, usurpatore del trono imperiale romano appartenente di diritto a Zenone, fa il suo ingresso trionfale ad Antiochia. L’episodio del 27 luglio 484 non fu, almeno a quel tempo, considerato “secondario” dai cronisti. Antiochia di Siria era una città di enorme rilevanza, sia strategica che simbolica, nell’Impero romano d’Oriente. Questo evento segnò il momento di massima affermazione del suo effimero potere imperiale, all’interno di una ribellione che cercava non solo di spodestare il legittimo imperatore Zenone, ma anche di dare un nuovo volto al potere romano in Oriente, attraverso un sapiente gioco politico e ideologico.

Ci tengo a ribadire il concetto: ottenere il riconoscimento della città di Antiochia in quello scorcio finale di V secolo significava tanto, tantissimo per chiunque intendesse mettere le mani sulla sfera del potere. Il perché lo si comprende solo se prima si ha contezza dell’importanza rivestita dalla metropoli siriana.
L’ingresso di Leonzio ad Antiochia non fu soltanto un atto militare o amministrativo, ma fu soprattutto un gesto fortemente politico, propagandistico, e aggiungerei anche cerimoniale. L’atto mirava a legittimare la sua ascesa al trono presso una delle “capitali” più influenti del mondo romano-orientale. Antiochia, fondata in epoca seleucide e divenuta in età romana il polo gravitazione dell’omonima diocesi d’Oriente, era il centro politico, culturale e religioso di tutta la Siria.

Siria che a quel tempo era una delle regioni più ricche e benestanti dell’intera galassia imperiale romana. Il suo riconoscimento equivaleva all’accettazione della sovranità in uno dei più importanti territori dell’Impero romano orientale.
Nel corso del tardo impero, l’atto dell’adventus (ovvero l’ingresso solenne di un imperatore in una città) era carico di significati. Il rituale non era solo la manifestazione esteriore del potere, ma una vera e propria consacrazione del legame tra imperatore e città, tra il regnante e il suo popolo.
L’ingresso di Leonzio fu quindi probabilmente accompagnato da una processione, acclamazioni popolari (magari forzate o manipolate). Fu la messa in scena del potere imperiale. Perciò sventolarono insegne, vennero coniate monete, e si cercò di manifestare, per quanto possibile, il sostegno di parte del clero locale, il quale, almeno in parte, sembrava inclinato a favorire una rottura con Zenone. L’imperatore in carica, infatti, era ampiamente detestato a Costantinopoli e anche in altre grandi città dell’Impero, per via delle sue origini isauriche, ritenute barbare e indegne da parte dell’élite greco-romana.

Ma come si spiegava l’ingresso di Leonzio ad Antiochia? Il contesto fu quello di qualunque altra usurpazione della lunghissima storia romana. Uno dei generali più in vista a Costantinopoli, tale Illo, anch’egli dell’Isauria come l’imperatore contro il quale si era ribellato, elevò Leonzio alla porpora imperiale. Farlo significava disconoscere la legittimità di Zenone. Non era la prima volta che ciò accadeva. Già il trace Flavio Basilisco aveva “scomodato” Zenone a cavallo fra il 475 e il 476.
Dunque, l’incoronazione di Leonzio avvenne a Tarso, in Asia Minore, il 19 luglio 484. Poco più di una settimana dopo, fece il suo ingresso ad Antiochia. La metropoli siriana lo accolse come imperatore legittimo, in un contesto in cui l’Impero romano d’Oriente era lacerato da divisioni etniche, religiose e politiche. In quel giorno, il 27 luglio, per un istante Leonzio sembrò davvero poter sostituire Zenone come sovrano imperiale. Egli era sostenuto da generali potenti, da una parte del clero e persino da esponenti della cultura pagana. Ma il sogno imperiale sarebbe crollato nel giro di poche settimane.