Storia Che Passione
Accadde oggi: 20 agosto

Accadde oggi: 20 agosto

Almanacco del 20 agosto, anno 1968: una forza stimata fra i 200.000 e i 600.000 soldati e fra i 5.000 e i 7.000 veicoli corazzati del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia con l’obiettivo di porre fine alla stagione riformista avviata a gennaio di quell’anno dal Primo Segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia Alexander Dubček. Nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968 le speranze della Primavera di Praga si infransero contro i carri armati del blocco sovietico.

Accadde oggi: 20 agosto

Alla metà del 1968, la Cecoslovacchia era diventata l’epicentro delle ansie del blocco orientale. Le riforme di Alexander Dubček non proponevano l’abolizione del socialismo, ma un suo profondo rinnovamento. Rinnovamento che sarebbe passato per grandi riforme inerenti la libertà di stampa, l’abolizione della censura, la libertà di movimento, un’economia pur sempre pianificata ma con meno rigidità, oltre a discussioni sul federalismo tra cechi e slovacchi. Questi provvedimenti erano accolti con entusiasmo da gran parte della popolazione, che vedeva finalmente uno spiraglio dopo anni di puro stalinismo e immobilismo.

Tuttavia, agli occhi del Cremlino, le riforme non solo minacciavano la coesione del Patto di Varsavia, ma potevano costituire un precedente pericoloso per altri Paesi satelliti (si temeva soprattutto un “contagio” in Polonia e nella DDR). Già tra aprile e luglio, i sovietici avevano convocato diversi colloqui con i dirigenti cecoslovacchi. Dapprima a Dresda, poi a Čierna nad Tisou (Slovacchia), dove Dubček aveva cercato di rassicurare Brežnev ribadendo la fedeltà al socialismo. Ma a Mosca non sembrarono accontentarsi.

Fu quindi nella tarda serata del 20 agosto 1968, tra le ore 23 e le primissime ore del 21, che scattò l’operazione militare segreta preparata da settimane. Un contingente imponente, di cui non si conosce l’esatta misura ma si stima si aggirasse tra i 200.000 e i 600.000 soldati e con 5.000-7.000 carri armati e mezzi corazzati, attraversò contemporaneamente i confini cecoslovacchi da più direzioni. In prima linea vi erano le divisioni corazzate sovietiche di stanza in Germania Est (il cosiddetto “Gruppo di forze sovietiche in Germania”), seguite da unità provenienti da Polonia, Ungheria e Bulgaria.

20 agosto carri armati sovietici Praga

Il piano fu messo in atto con grande rapidità. Già all’alba del 21 agosto, Praga era occupata militarmente. Le principali strutture di comunicazione, le stazioni radio e televisive, gli aeroporti e i ministeri erano sotto controllo. Il paradosso è che l’esercito cecoslovacco, pur numeroso, non oppose resistenza. Il suo comando aveva ricevuto ordini precisi di non reagire, sia per evitare un bagno di sangue sia perché parte dello Stato maggiore era collusa con Mosca.

L’impatto socio-politico dell’evento fu immediato, tanto entro i confini del Paese invaso, quanto all’esterno di essi. La nuova dirigenza cecoslovacca sconfessò il “Socialismo dal volto umano” di Dubček, tornando “a più miti” consigli – sussurrati da Mosca, ovviamente. La dirigenza riformista venne immediatamente arrestata, con Dubček, il presidente Ludvík Svoboda e altri membri del governo che presero un aereo in direzione della Russia per “trattare” sotto ricatto. Nonostante le manifestazioni spontanee di massa, i cartelli improvvisati con slogan pacifisti e gli episodi di resistenza non violenta (come cambiare i cartelli stradali per confondere i carri armati), la popolazione non poté fermare la macchina militare.

20 agosto riunione Partito Comunista di Cecoslovacchia 1968

Il 20 agosto segnò dunque il punto di non ritorno. Da quel momento ebbe inizio la cosiddetta “normalizzazione”, guidata dal nuovo leader Gustáv Husák, che sostituì Dubček e progressivamente cancellò ogni riforma introdotta. La censura ripristinata, la polizia segreta riacquistò potere e il clima di paura tornò a dominare la vita pubblica. L’invasione provocò inoltre una grande ondata di emigrazione. Nei mesi immediati circa 70.000 cecoslovacchi lasciarono il Paese. Negli anni successivi il numero arrivò a 300.000, soprattutto intellettuali, tecnici e professionisti.

Si è parlato anche di riflessi esterni però. Sul piano internazionale, la fine della Primavera di Praga rivelò i limiti strutturali dell’Occidente, e di conseguenza i timori scaturiti dal clima di Guerra Fredda. Le nazioni al di qua della cortina di ferro, seppur indignati, non andarono oltre le proteste verbali. Erano consapevoli della situazione geopolitica dell’Europa centrale – cinta dai tentacoli sovietici – e che un intervento diretto avrebbe significato il rischio di un conflitto nucleare. Per cosa? Per Praga? Si pensò non ne valesse la pena…

20 agosto Alexander Dubček

L’episodio contribuì a disilludere molti comunisti occidentali sulla possibilità di una via democratica al socialismo, aprendo la strada alle correnti dell’eurocomunismo. L’esito finale di questa evoluzione fu la dissoluzione di molti dei partiti leninisti-marxisti un ventennio dopo, con la caduta del Muro di Berlino.