Storia Che Passione
Accadde oggi: 2 agosto

Accadde oggi: 2 agosto

Almanacco del 2 agosto, anno 1998: si conclude l’85ª edizione del Tour de France. Sul gradino più alto del podio si posiziona l’italiano Marco Pantani, il Pirata, tra gli scalatori puri più forti di tutti i tempi. Quel 2 agosto 1998 Pantani conquistava Parigi. Lo faceva con la Maglia gialla addosso, dopo tre settimane di battaglie in sella e fuori, diventando il primo italiano a vincere il Tour de France dopo oltre un trentennio, eguagliando l’impresa che Felice Gimondi compì 33 anni prima. Nessuno, dal ’98, riuscì a replicare quel successo fino a Vincenzo Nibali nel 2014. Ma nessuno, nemmeno dopo, lo avrebbe fatto nel modo in cui ci riuscì Pantilodattilo: dominando le montagne, incendiando le salite e demolendo, a colpi di scatti rabbiosi, ogni pronostico sommariamente abbozzato alla vigilia.

Accadde oggi: 2 agosto

Nel 1998 Marco Pantani non era solo un corridore: era un fenomeno popolare, un simbolo, un’icona. Il suo stile, i suoi attacchi in piedi sui pedali, la bandana tolta prima della salita come un rituale da samurai, i suoi 57 chili scagliati come una fionda sulle pendenze impossibili, lo resero irripetibile. Aveva appena vinto il Giro d’Italia – il 7 giugno – dopo anni difficili, trascorsi a suon di cadute assurde, ginocchia spezzate e gatti che gli avevano tagliato la strada. Eppure, quel trionfo sembrava già il culmine. Nessuno sano di mente si aspettava che il Pirata avrebbe corso anche il Tour.

Ma lo fece, per una promessa. Luciano Pezzi, il patriarca della Mercatone Uno, la sua squadra, morì poco dopo la fine del Giro. Pantani, che inizialmente aveva detto di volersi fermare, cambiò idea e si rimise in sella. Iniziò ad allenarsi seriamente solo dieci giorni prima della partenza, senza gare di mezzo. Sembrava fuori forma, spaesato. Ma quella sarebbe stata un’estate fuori da ogni logica, per tutti.

2 agosto Tour de France 1998

Il Tour de France del 1998 partì, naturalmente, da Dublino. Fu immediatamente segnato dallo scandalo Festina. Alla dogana tra Belgio e Francia, la polizia trovò nell’auto di un massaggiatore dell’omonima squadra una vera farmacia ambulante: EPO, steroidi, siringhe. Non si trattava di un caso isolato o individuale, ma di un doping sistemico e strutturato, connesso all’intera squadra. Da lì si aprì il vaso di Pandora. Squadre intere ritirate, proteste, arresti, scioperi. Dei 189 ciclisti partiti, solo 96 tagliarono il traguardo a Parigi. Il Tour rischiò seriamente la sospensione. La bicicletta divenne un campo di battaglia condiviso a pari merito da giustizia e omertà.

Pantani, anni dopo, sarà coinvolto in accuse simili. Anche su di lui – e sulla sua epopea – aleggerà l’ombra dell’EPO. Ma in quelle tre settimane del 1998, ciò che fece in salita andò oltre ogni possibile spiegazione biochimica. Guardate un video e lo capirete da voi.

2 agosto arrivo Pantani

Il grande favorito rispondeva al nome di Jan Ullrich, teutonico svettante in altezza, potente nelle gambe, fautore di pedalate rotonde. Distruttore di cronometri, il Kaiser Ulrich aveva vinto il Tour l’anno prima. Pantani era agli antipodi, anche e solo per il modo di intendere la disciplina ciclistica. Laddove il Kaiser parlava di scienza dello sport, di matematica adeguata allo sforzo aerobico, il Pirata rispondeva con istinto, coraggio, rischio non calcolato. Dopo la cronometro della settima tappa, Ullrich prese la Maglia gialla. Pantani era 43°, a quasi cinque minuti di distanza. Nessuno pensava potesse recuperare. Ma le montagne stavano arrivando. O meglio, Pantani stava arrivando.

Al 2 agosto mancavano diversi giorni, abbastanza per vedere una delle performance sportive più entusiasmanti di sempre, da manuale diremmo oggi. Un po’ di cronaca sportiva me la dovete concedere. Il 21 luglio, nei Pirenei, Pantani attaccò sul Peyresourde e cominciò a rosicchiare secondi. Il giorno dopo vinse a Plateau de Beille, staccando Ullrich. Ma il tedesco era ancora in testa, e Pantani era quarto. Gli serviva un’impresa, e l’impresa arrivò puntuale il 27 luglio. Da Grenoble a Les Deux Alpes, si corse sotto il diluvio. Pantani attaccò sul Galibier, a 50 km dal traguardo, in una delle azioni più violente e teatrali della storia del ciclismo. Ullrich crollò, arrivando nove minuti dopo. Pantani si prese tappa e Maglia gialla.

2 agosto bicicletta vincitrice Tour

Il giorno dopo, ad Albertville, Pirata e Imperatore arrivarono insieme. Il primo lasciò al secondo la vittoria di tappa: chi ha vinto già tutto, a meno che non voglia cannibalizzare, lascia le briciole per compassionevole carità sportiva. Il Tour de France era nato sporco, e sporco doveva morire. Il 29 luglio si tornò a parlare solo di doping. Alberghi perquisiti, di nuovo arresti, di nuovo proteste. I corridori si sentirono umiliati, i francesi temevano che la corsa tramontasse in Svizzera per non sorgere mai più. Addirittura alcune squadre lasciarono. Ma il Tour, come lo show che must go on (il primo che mi corregge lo denuncio alle autorità della risata), proseguì.

2 agosto Pantani arco di trionfo Parigi

Il calendario segna 1° agosto. Il tempo dell’ultima vera insidia: una cronometro di 52 km. Ullrich attaccò, ma Pantani perse solo due minuti e mezzo. Disse: «Quando punto i piedi sono un osso duro». Il giorno dopo, entrò a Parigi in Maglia gialla. L’Italia lo salutò come un re. Giro e Tour nello stesso anno; l’unico italiano a farlo. L’ultimo, forse, a emozionare così. La storia del dopo è tutt’altra pasta. Qui venga glorificata la martellante processione che da Dublino s’avviò a conclusione in quel di Parigi, il 2 agosto 1998, data della vittoria piratesca.