Storia Che Passione
Accadde oggi: 17 novembre

Accadde oggi: 17 novembre

Almanacco del 17 novembre, anno 1922: Mehmet VI (italianizzato in Maometto VI), ultimo dei sultani ottomani, lascia Istanbul a bordo di una nave britannica per iniziare il suo esilio. Per il definitivo “pensionamento” sultanale si scelse, almeno inizialmente, l’isola di Malta. In seguito però, Mehmet opterà prima per l’Hegiaz, in Arabia occidentale, e poi per l’Italia, riviera ligure, Sanremo per l’esattezza. Qui vi trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, spegnendosi il 16 maggio 1926, all’età di 65 anni.

Accadde oggi: 17 novembre

Mehmet VI Vahideddin era salito sul trono costantinopolitano durante gli ultimi sprazzi di Prima guerra mondiale. Era il 3 luglio 1918. Il sultano si ritrovò così ad osservare passivamente il tramonto di un impero sorto oltre sei secoli prima. In successione visse prima la sconfitta nella Grande Guerra, poi l’umiliazione di Sèvres del 1920 e la conseguente occupazione anglo-italo-francese, in aggiunta a quella greca dell’Anatolia occidentale. Ciliegina sulla torta: il movimento indipendentista turco, capeggiato dal carismatico Mustafa Kemal, prese le redini della situazione, scacciò le forze occupanti e, cavalcando l’onda della protesta popolar/nazionalista, proclamò la nascita della Repubblica di Turchia (formalmente il 29 ottobre 1923).

Il primo giorno del novembre ’22 si era aperto con una notizia fondamentale, anche se non inaspettata. La Grande Assemblea Nazionale di Ankara aveva votato per l’abolizione della carica sultanale e per la destituzione di Mehmet VI. Venga qui specificato come all’oramai ex sultano rimaneva il prestigioso titolo di califfo, ovvero il punto di riferimento apicale di tutto l’Islam sunnita.

Il 16 novembre 1922, consapevole che il suo potere era ormai svanito e che la sua stessa vita era in pericolo, Mehmet VI scrisse una lettera disperata al generale Charles Harington, comandante in capo delle truppe britanniche d’occupazione a Istanbul. Firmandosi alla fine come “califfo dei musulmani” chiese: “Signore, considerando che la mia vita è in pericolo a Costantinopoli, mi rifugio presso il governo britannico e chiedo il mio trasferimento da Costantinopoli in un altro luogo il più presto possibile”.

17 novembre sultano Mehmet VI

La mattina del 17 novembre 1922, una pioggia sottile avvolgeva la megalopoli sul Bosforo. Il califfo, ormai deciso alla fuga, trascorse le ultime ore al Palazzo di Yıldız, dove bruciò molti documenti personali e, secondo alcune testimonianze, pregò a lungo nel suo oratorio privato. Non portò con sé né gioielli né oggetti appartenenti alla dinastia ottomana. Accompagnato da un piccolo seguito di dieci persone, fu scortato da un’ambulanza britannica fino al molo di Tophane, dove lo attendeva la corazzata HMS Malaya.

Il generale Harington era presente di persona. Quando l’ammiraglio Sir Osmond Brock gli chiese quale fosse la sua destinazione, l’anziano rispose che non aveva preferenze. Fu lo stesso Brock a suggerirgli Malta, allora sotto amministrazione britannica. Così, l’ultimo sultano di Istanbul salpò verso l’esilio il 17 novembre 1922, lasciandosi alle spalle secoli e secoli di dominio ottomano.

Malta fu per lui una prigione dorata. I britannici, che lo ospitavano con riluttanza, cercarono presto un modo per liberarsene. L’occasione si presentò con l’invito di al-Husayn ibn Ali, re dell’Hegiaz, che lo volle come ospite d’onore alla Mecca. Vahideddin accettò: sentiva che un sovrano musulmano non poteva vivere in terra cristiana. Salpò dunque a bordo della HMS Ajax, giungendo a Gedda il 15 gennaio 1923. Re Hussein lo accolse con tutti gli onori, ma lo trattò come un ospite, non come un califfo. Aveva senso, dato che egli stesso aspirava al titolo di guida del mondo islamico.

17 novembre Mehmet VI giunge a Sanremo

La visita nello Hegiaz suscitò aspre critiche nel mondo islamico. Molti lo accusarono di essere stato uno strumento nelle mani dei britannici, utile solo a creare divisione tra i musulmani dopo la nascita della repubblica turca. Ma il clima politico era mutato: Londra non voleva più occuparsi del “problema Vahideddin”, e lo invitò a lasciare il Medio Oriente. Dopo un breve passaggio in Egitto, gli inglesi lo diressero verso l’Italia, dove il governo di Benito Muss.lini accettò di ospitarlo.

Il 2 maggio 1923, Vahideddin sbarcò a Genova. Il governo fasc.sta accolse “l’ospite” con una cerimonia discreta, trasferendolo senza troppi fronzoli a Sanremo, nella splendida Villa Nobel, dove visse a spese del governo italiano. Lì trascorse anni malinconici, immerso nella musica del suo qanun (uno strumento a corde tradizionale) e nella scrittura di lettere destinate a potenze europee. Ho scritto lettere, ma dovremmo sottintendere “richieste di aiuto, appelli, petizioni senza risposta”.

Nel 1924, quando la neonata Turchia repubblicana abolì definitivamente il Califfato, anche la famiglia ottomana fu espulsa dal territorio turco. Alcuni membri raggiunsero Sanremo, e la città divenne per un breve periodo una sorta di “piccola Istanbul” in esilio. Ma la comunità si spaccò presto: Vahideddin e Abdülmecid II (il fratellastro) litigarono sulla legittimità dei loro titoli e sulla gestione delle proprietà di famiglia.

17 novembre Villa Nobel Sanremo

Negli ultimi mesi della sua vita, Vahideddin ricevette poche visite, ma illustri: l’Aga Khan, Faisal d’Iraq e l’ex scià di Persia Mohammad Ali Qajar si recarono a trovarlo. Nel maggio del 1926, mentre al Cairo si teneva un Congresso del Califfato volto a discutere la creazione di una nuova autorità spirituale per il mondo islamico, il vecchio sultano, isolato e malato, morì improvvisamente a Sanremo per una trombosi coronarica. Fu la conclusione di un esilio iniziato quattro anni prima, il 17 novembre ’22.

La Turchia kemalista rifiutò categoricamente la salma. Si scelse quindi di seppellirlo a Damasco, nel mausoleo del Saladino, come ultimo gesto simbolico di appartenenza alla storia dell’Islam universale. Fa strano pensarlo, ma l’Impero ottomano è morto a Sanremo.