Storia Che Passione
Accadde oggi: 15 ottobre

Accadde oggi: 15 ottobre

Almanacco del 15 ottobre, anno 1674: nella parrocchia di Torsåker, Svezia settentrionale, si apre il più grande processo per stregoneria della storia svedese. Sarà il secondo più grande della Scandinavia, per numero di accuse e condanne, dopo quello norvegese di Vardø (1621). Un anno dopo l’inizio del procedimento, 71 persone (per l’esattezza 65 donne e 6 uomini) incontreranno la condanna a morte per decapitazione e rogo postumo.

Accadde oggi: 15 ottobre

Quella tragedia non nacque dal nulla, ma fu il frutto di un clima di paura collettiva che già da alcuni anni attraversava il Regno di Svezia. Tutto era cominciato nel 1668, con il celebre processo intentato dalla giovane Gertrud Svensdotter contro Märet Jonsdotter a Dalarna. Quell’episodio scatenò il cosiddetto “Det stora oväsendet” (“il grande rumore”), un’ondata di panico che si diffuse a macchia d’olio, alimentata da sermoni e denunce, e che in pochi anni avrebbe coinvolto l’intera Svezia.

In un Paese in cui Chiesa e Stato coincidevano, i pastori luterani erano chiamati non solo a guidare i fedeli, ma anche a trasmettere le direttive del governo. Così, dai pulpiti, le voci di presunte stregonerie venivano ripetute, rafforzando la paura di un nemico invisibile. A Torsåker, il compito di indagare cadde su Laurentius Christophori Hornæus, sacerdote della vicina parrocchia di Ytterlännäs. Uomo di zelo feroce e dalla reputazione cupa, Hornæus si lanciò con fanatismo nella sua missione.

15 ottobre chiesa di Torsåker

Le accuse, come spesso accadeva, provenivano da bambini, ritenuti vittime privilegiate delle streghe. Secondo la credenza, esse rapivano i piccoli e li portavano al sabba di Satana nella leggendaria località di Blockula. Ma quelle testimonianze, oggi lo sappiamo, erano estorte con metodi crudeli. Hornæus costringeva i minori a parlare sottoponendoli a torture, li frustava, li immergeva nell’acqua gelida attraverso i buchi del ghiaccio in inverno, li rinchiudeva nei forni e fingeva di accenderli. Era un’isteria costruita sul terrore, che avrebbe lasciato cicatrici indelebili.

Il processo fu rapido e spietato. Iniziò il 15 ottobre 1674 e durò poco meno di un anno. Circa cento persone furono accusate. Una cifra impressionante per una comunità rurale di poche centinaia di persone. Ogni nucleo familiare si sentì toccato dall’evento. Tra gli episodi tramandati, spicca quello che rischiò di travolgere persino la moglie dello stesso Hornæus, Britta Rufina, quando uno dei bambini inquisiti la indicò come strega all’ingresso della chiesa. Solo lo scandalo suscitato e il pronto dietrofront del giovane salvarono la donna dall’accusa.

Il 16 giugno 1675 si consumò l’epilogo. Dopo un ultimo sermone, i prigionieri proseguirono verso la collina che la tradizione avrebbe poi chiamato la “Montagna del Rogo”. Erano scortati dai loro stessi mariti, figli e fratelli, armati di picche per formare una sorta di barriera. Un corteo spettrale, dove molti degli accusati, debilitati dalla prigionia e dalla fame, cadevano a terra e venivano portati a braccia dai familiari. Solo due di loro riuscirono a intonare un salmo, che gli altri ripetevano debolmente.

15 ottobre processi di Torsåker

Lì, sulla collina, i 71 furono decapitati uno dopo l’altro. I parenti procedettero poi a spogliare i corpi senza vita, sollevandoli su cataste di legna e, infine, dandoli alle fiamme. Secondo il racconto tramandato da Britta Rufina e registrato dal nipote Jöns Hornæus nel 1735, le famiglie assistettero intorpidite, incapaci persino di piangere, come se il dolore avesse superato il limite del sopportabile.

Oggi sappiamo come l’intera esecuzione fosse in realtà illegittima. Nessuna autorità locale aveva il diritto di comminare la pena capitale senza la conferma dell’Alta corte di Stoccolma. Ma a Torsåker il 15 ottobre 1674 aggirarono la procedura, e i condannati fecero la fine che fecero ad ogni modo. In seguito, gli alti magistrati della capitale richiamarono la commissione processuale per rispondere delle proprie azioni. Non vi furono tuttavia vere conseguenze. Si scelse piuttosto di voltare pagina.

15 ottobre Torsåker memoriale 1674-75

Il massacro non fermò subito l’isteria. Nel 1676 le accuse raggiunsero Stoccolma, culminando con i processi di Katarina e l’esecuzione di Malin Matsdotter. Solo allora le autorità si resero conto che i bambini testimoni avevano mentito, e il ciclo delle cacce si interruppe. L’anno dopo, ai pastori si ordinò di rassicurare le congregazioni del fatto che non vi fossero più streghe in giro. Un modo per chiudere il capitolo senza affrontarne davvero le responsabilità.

Il ricordo da quelle parti non è svanito. Nel 1975, a tre secoli dall’eccidio, eressero a Torsåker una pietra commemorativa per ricordare le vittime innocenti. Rimane lì, monito silenzioso di come la paura e la superstizione possano trasformarsi in giustizia sommaria e devastare un’intera comunità.