Storia Che Passione
Foto del giorno: Tito Stagno e quell'indimenticabile "ha toccato!"

Foto del giorno: Tito Stagno e quell’indimenticabile “ha toccato!”

Fotografia della RAI, Studio 3 di produzione RAI in via Teulada, Roma, Italia, 20 luglio 1969. Da poco sono passate le 22 e 16 minuti, e dallo studio 3 della RAI in via Teulada si leva squillante una voce: “ha toccato, ha toccato il suolo lunare!”. A gridarlo è un giornalista di tutto punto, uno di quelli che parla quando sa, e se non sa, si informa in prima persona; sì, è anche un conduttore televisivo dall’effimero trascorso attoriale. Ma per milioni di italiani, i quali magari ignorano persino nome e cognome di quell’uomo dalla pettinatura liscia e dagli occhiali a montatura spessa, Tito Stagno è la voce della Luna. Il grido “ha toccato” si riferisce all’allunaggio dell’Apollo 11. Il fermo immagine, estrapolato dalla diretta nazionale di 30 ore per commentare l’evento storico, racconta in tutta la sua spontaneità il fermento di quegli istanti.

Foto del giorno: Tito Stagno e quell'indimenticabile "ha toccato!"

Istanti frenetici, concitati, e per questo passibili di inesattezze. Tito Stagno annuncia che il LEM (Lunar Excursion Module), manovrato d’autorità da Neil Armstrong – visto che il comando del ragno metallico spettava a Buzz Aldrin – si è posato sulla superficie lunare. Da Houston, dove in collegamento c’è l’altro giornalista di riferimento, Ruggero Orlando, un secco “no” sopraggiunge perentorio. “No, non ha toccato“. Il battibecco in diretta televisiva è storia, ma è frutto di un equivoco simpatico da raccontare.

Tito Stagno diretta nazionale Rai 20 luglio 1969

Stagno con “ha toccato” intendeva dire che le antenne sotto le zampe del LEM, deputate alla misurazione del grado di pendenza, avevano saggiato la polvere del nostro satellite. Orlando interpretò l’esclamazione come un ben più solenne “sono atterrati, l’uomo è sulla Luna”, e per questo lo corresse. Poco importa, 40 secondi dopo il grido di Tito Stagno sarebbe risultato fattuale.

Nonostante il malinteso (e il fatto che in studio, fra gli applausi, ci si perse l’esatto istante in cui Neil Armstrong disse “Eagle has landed”, “l’Aquila è atterrata”), un’Italia incollata ai teleschermi di case, bar, sale di ritrovo, ovunque si potesse seguire un accadimento di quella portata epocale, festeggiò, addirittura pianse dalla commozione, celebrando un traguardo della specie. E lo fece con un certo trasporto visto il 96% di share, che con le dovute precauzioni, si può definire un record tutt’ora imbattuto.

Tito Stagno allunaggio Apollo 11

Nella lunga veglia in cui si attese solo la conferma della conquisa della Luna, Tito Stagno fu lì, prontissimo come non mai, a ratificare la speranza di circa 20 milioni di spettatori sparsi in tutto lo Stivale. Esattamente come stavano facendo altri 880 milioni, numero in più, numero in meno, in giro per il mondo.

Tito Stagno esulta nel momento dell'allunaggio

Il giornalista sardo è venuto a mancare nel 2022. Prima di abbandonarci, ha rilasciato un’intervista in cui ha ammesso la sincerità delle emozioni sperimentate nel ’69. Disse:

“Ricordo perfettamente quando, un minuto prima del distacco verso l’orbita lunare, mi dissero che non avrei avuto le immagini, perché il computer dell’Apollo era sovraccarico. Sia chiaro: i computer di bordo e tutti quelli alla Nasa avevano una potenza di calcolo complessiva che oggi ha un qualsiasi telefonino. A pensarci col senno di poi, andare nello Spazio e sulla Luna in quelle condizioni fu una follia. Ma cosa dovevo fare in quel momento? Ancora una volta, il cronista: raccontai per 12 minuti senza un’immagine quello che succedeva, interpretando le comunicazioni fra Houston e la Eagle. Al contrario di quanto si possa pensare, però, fu una trasmissione tranquilla. Molto più facile di tante altre, perché tutto andò secondo i piani di volo”.