In tutti quei Paesi in cui si è deciso di adottare il calendario cristiano si prende come punto di riferimento la nascita del Messia, decretando così l’esistenza di una linea temporale “avanti Cristo” e di una “dopo Cristo”. Tanti danno per scontato che sia così, e come dar loro torto. Meno scontata è l’assenza di un anno zero fra l’1 a.C. e l’1 d.C. Vi siete mai posti il perché di tale convenzione? Forse no, ma oggi siamo qui per fornire una risposta.

Ogni civiltà della storia ha tenuto conto del tempo che passa. C’è chi l’ha fatto basandosi sui cicli astronomici e lunisolari (si veda il caso dei Maya o dei cinesi); chi invece ha scelto come punto di partenza uno specifico evento storico (i Romani con la fondazione dell’Urbe nel 753 a.C. e i musulmani con l’Egira del Profeta Maometto nel 622).
In Occidente però le cose cambiarono nel VI secolo, secolo in cui visse Dionigi il Piccolo, monaco cristiano scita attivo a Roma. Se ce lo ricordiamo, è perché fu lui, per primo, a calcolare l’anno di nascita di Gesù Cristo e, perciò, a stabilire l’esistenza di un Anno Domini, l’Anno del Signore.
Dionigi il Piccolo capì che mantenere un calendario basato sulla fondazione di Roma (e questo non era l’unico calendario in voga; ad esempio si iniziava a contare dall’impero di Diocleziano o dalla morte dei patriarchi biblici) fosse poco consono. Dunque iniziò il conteggio ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”.

Stando a quello che ci dice la dottrina cristiana, l’incarnazione non corrisponde alla nascita di Cristo, bensì al concepimento. Se la nascita è fissata al 25 dicembre, il concepimento deve essere avvenuto prima. Il buon cristiano sa che il concepimento si festeggia il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, nove mesi prima del Natale. Dunque nell’1 a.C. visto che non esiste un anno zero. Se già vi sembra un discorso un po’ intricato, ricordate quando inizia il nostro anno solare: esatto, il 1° gennaio. Ne consegue che concepimento e nascita di Cristo avvennero, almeno secondo la teoria di Dionigi, nell’1 a.C.
La domanda però sorge spontanea: ammettendo per un attimo la validità di un simile computo, come fece il canonista del VI secolo a determinare l’Anno Domini? D’altronde nel Nuovo Testamento non c’è riferimento alcuno agli anni latini. Egli si basò solo esclusivamente sui Vangeli e sui documenti storici a sua disposizione. Dal confronto e dall’incrocio dei dati, ne venne fuori che Gesù nacque al 753° anno dalla fondazione di Roma.

Arrivati a questo punto ci si potrebbe incaponire e chiedere come mai Dionigi il Piccolo, dopo tutto questo arrovellarsi, non scelse il primo giorno dell’anno zero come inizio del calendario cristiano. Impazziremmo per niente, visto che in quel VI secolo in Europa nessuno sapeva cosa fosse lo zero. Sarà il matematico pisano Leonardo Fibonacci ad introdurlo qui da noi, ma questo tra XII e XIII secolo. Eccovi spiegato il motivo della grande assenza dell’anno zero nel nostro calendario. Che poi secondo gli storici il calcolo di Dionigi il Piccolo sia da rivedere al ribasso, questa è un’altra storia.




