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La leggenda della Malanotte, a cavallo tra credenze e storia

La leggenda della Malanotte, a cavallo tra credenze e storia

La storia per cui Giulio Cesare, nel 49 a.C., varca il fiume Rubicone in armi e pronuncia la celeberrima frase “alea iacta est“, la conosciamo tutti. Anche il resto della storia è cosa nota ma, solo in pochi, conoscono la leggenda della Malanotte, un misto di storia, racconto popolare e vicende paranormali ambientante in provincia di Cesena. Non la conoscete neanche voi? Tranquilli, siete nel posto giusto!

La leggenda della Malanotte, a cavallo tra credenze e storia

Allora, dicevamo: Cesare nel 49 a.C. varca il Rubicone, il fiume che segnava il confine con la Gallia Cisalpina, dichiarando guerra a Roma. Vicino al fiume stesso, nella zona di Calisese, avvenne una sanguinosa battaglia, resa ancora più scenica dai fragorosi tuoni e dai baluginanti lampi di un terribile temporale. Sembra proprio l’ambientazione di un bel romanzo, ma aspettate, che ancora manca il protagonista principale.

Eccolo che entra in scena, un giovane bellissimo, dai riccioli biondi e dalla fulgida corazza, pronto a morire per difendere la propria terra. Spoiler: viene subito ferito a morte, con la gamba spezzata per il colpo di una lancia. Cesare trionfava e, fortunatamente per il capitano ferito, decideva correre a presso ai nemici in fuga per finirli, lasciando i feriti al loro destino.

Leggenda della Malanotte foto Cesare

Il destino del nostro capitano, e dei suoi uomini rimasti sul campo di battaglia, non era certo fra i più rosei. Il dolore alla gamba era lancinante e, nottetempo, i lupi famelici e meschini profittatori scendevano a valle a mangiare da un banchetto a cui nessuno li aveva invitati e dove trovavano la tavola già abbondantemente imbandita. Vicino a quel fiume, il giovane capitano si difendeva come meglio poteva. Nel mentre trovava ristoro momentaneo nell’acqua fresca del corso d’acqua e tormento dai dolori della sua gamba.

Il giovane, seppur coraggioso e valoroso, in un momento come quello, faceva appello all’ancora di tutti, ovvero alla mamma. Urlava il combattente ferito e invocava la madre, dicendo Oh madre madre, che malanotte“. In realtà, quella fu solo una delle tre notti che il giovane visse in quella penosa situazione. Solo dopo tre giorni infatti i contadini dei villaggi vicini udirono il suo lamento e lo trovarono, ormai più morto che vivo. Gli diedero degna sepoltura in una tomba fatta alle buone con pietre trovate sul posto.

Leggenda della Malanotte foto sarcofago

La storia finisce qui, ma la leggenda e gli eventi paranormali ora si infittiscono. Ad inizio novecento infatti, un contadino di nome Melotte ritrovò, mentre arava i suoi campi, una tomba di pietra. Aprendola con grandi aspettative insieme ai fratelli rimase molto deluso quando vi ci trovò dentro solo un cumulo di ossa e delle bionde ciocche. Portò il tutto nella sua abitazione ma, da quel momento, strani lamenti e rumori si udivano di notte. Decise dunque di riseppellire le ossa dove le aveva prese e, chissà, forse di non far passare più malenotti al giovane capitano che finalmente stava riposando in pace.