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Cani da guardia? No, meglio le oche

Cani da guardia? No, meglio le oche

Vista eccellente, forte istinto territoriale, aggressività calibrata a seconda dell’evenienza; sembrerebbe di star parlando di un cane da guardia, quando in realtà mi riferisco alle oche. Già, perché anche questi uccelli appartenenti alla famiglia degli anatidi sanno svolgere al meglio mansioni di protezione e tutela del territorio assegnato. Lo sappiamo noi, lo sapevano benissimo gli antichi Romani.

Cani da guardia? No, meglio le oche

Evochiamo per l’ennesima volta Tito Livio, l’autore latino che più ci piace. Nel suo stracitato Ab Urbe condita egli descrive l’episodio del sacco di Roma del 390 a.C. da parte dei Galli Senoni guidati da Brenno. L’evento fu uno dei più sconvolgenti e traumatici per l’identità capitolina, tanto da sopravvivere ed essere ripetutamente rievocato nella storiografia romana classica (fino all’età tardo imperiale).

Benché il fatto storico sussista e prenda avvio a seguito della disfatta romana nella battaglia di Allia (18 luglio 390 a.C.), è come ce lo riporta Tito Livio che ci lascia quantomeno dubitare di alcuni dettagli. Insomma, ciò che apprenderete tende più al mito che al concreto. E se vi sentite smarriti, perché avete accettato di leggere l’articolo pensando si chiacchierasse di oche da guardia, abbiate pazienza, adesso ci arriviamo.

oche capitoline Galli Senoni

Brenno condusse i Galli Senoni entro le mura di Roma (non le Serviane, quelle le costruirono conseguentemente al sacco, in buona pace della tradizione che le fa risalire al VI secolo a.C.) e ordinò di razziare tutto il possibile. I pochi guerrieri Romani che non fuggirono a Veio o a Caere, decisero di opporre una strenua resistenza sul colle del Campidoglio.

Nottetempo, i Galli si apprestarono a risalire il pendio per cogliere di sorpresa gli assediati. Una tattica sulla carta vincente, se non fosse stato per le oche capitoline! Quest’ultime se ne stavano lì, a fare quello che le oche fanno di solito, poiché erano sacre presso il tempio di Giunone. Vedendo giungere i Senoni, iniziarono a starnazzare animosamente. Bastò a svegliare i difensori e reagire prontamente. Racconto vuole che ad intervenire per primo fu il patrizio Marco Manlio, detto poi il Capitolino.

oche da guardia

Gli scontri andarono avanti tutta la notte, ma alla fine i Galli Senoni gettarono la spugna; il Campidoglio rimase inviolato. Per il merito di aver avvertito la guardia, i Censori ordinarono che alle oche sacre a Giunone non venisse mai fatto mancare il foraggio. Oltre a ciò, si eresse una statua d’argento in loro onore sul colle.

Il racconto di Tito Livio appartiene, come detto, alla sfera del mitologico. Tuttavia è risaputo che le oche possano svolgere a dovere compiti di guardia. Oggi alcune aziende sparse per il globo forniscono delle apposite “oche da guardia” per chiunque le desideri. Addirittura una stazione di polizia in Cina sembra disponga di oche per dare l’allarme nel caso in cui qualcuno violasse il perimetro.