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Il Bloque de búsqueda, l'unità creata per catturare Escobar, vivo o morto... 1

Il Bloque de búsqueda, l’unità creata per catturare Escobar, vivo o morto…

Ci sono personaggi ritenuti buoni, altri etichettati come cattivi, ma se la storia insegna qualcosa è proprio che, alle volte, il confine tra bene e male è molto labile. La vicenda di oggi riguarda uno di quei personaggi che definire controversi è mooolto riduttivo. Oggi parleremo di Pablo Emilio Escobar Gaviria, il narcotrafficante più famoso, ricco e sanguinario della storia. Ma ci concentreremo anche sul Bloque de búsqueda, un corpo speciale creato ad hoc, o meglio dire, forse, ad personam, per la sua cattura.

Il Bloque de búsqueda, l'unità creata per catturare Escobar

Il 1° dicembre 1949, a Rionegro, nel dipartimento di Antioquia, nasceva il futuro “Imperatore della cocaina“. Pablo non viveva di malaffare, Pablo era il malaffare. Nel giro di pochissimo tempo, non appena capì che quella fatale e dannosa polvere bianca era una fonte inesauribile di denaro (sporco, sporchissimo!) decise di diventarne il capo assoluto. Iniziava l’ascesa di un imperatore, uno di quelli che il cursusus honorum lo percorse gradino dopo gradino. Dalle zone disagiate, dal nulla, ad essere la settima persona più ricca della terra, secondo stime e dati difficilmente verificabili.

Il problema è che la strada di Escobar non fu solo bianca di coca, ma anche, e soprattutto, rossa di sangue. Un uomo in particolare, Cesar Gaviria, Presidente della Colombia dal 1990 al 1994, non riuscì a tollerare la violenza inaudita dei narcos e gli dichiarò guerra. Nel 1992, stremato e demoralizzato dai continui morti e feriti (soprattutto poliziotti, ma anche civili inermi), creò un corpo d’armata speciale con uno scopo ben preciso: trovare e prendere Pablo Escobar, vivo o morto non importava.

Bloque de búsqueda foto Escobar

Ora facciamo un breve passo indietro. Nel 1989 gli uomini del Bloque de búsqueda già operavano intensamente, ma non un nome diverso: erano il Gruppo Élite. Nel 1991, quando Escobar, alle sue condizioni, si consegnò alla giustizia, il gruppo venne sciolto. Le condizioni di Pablo erano però chiaramente a suo vantaggio. Il carcere se lo costruì lui e lui e i suoi uomini lo comandavano e lo sorvegliavano. Oltre al lusso sfrenato che faceva sembrare La Catedral tutto meno che una prigione, Escobar otteneva altre due condizioni importantissime. La prima era che la polizia e l’esercito non si potevano avvicinare a meno di 3 km dal “carcere” e la seconda, cosa più importante, non era in nessun modo contemplata la sua estradizione negli States.

Dopo il duplice omicidio di Kiko e di El Negro, soci di Escobar che rifiutarono di pagare più “tasse di guerra” al loro Patron, la situazione si fece però più complessa. Il presidente Gaviria decise di trasferire Pablo in una prigione ordinaria e Pablo, per tutta risposta, evase. Nel 1992 viene creato dunque il Bloque de búsqueda, con un solo scopo: trovare il Re e, se necessario, uccidere tutte le altre pedine del gioco. Escobar, chiaramente, si difese e mise una taglia sulla testa di ogni soldato dell’unità di ricerca. Non giocava mai e, se lo faceva, le regole le dettava lui.

Bloque de búsqueda foto segnaletica Pablo Escobar

Grazie ad un piccolo aereo turistico americano, dotato di apparecchiature d’intercettazione telefonica, arrivò il colpaccio. Il 2 dicembre 1993, mentre Pablo parlava con il figlio al telefono, fu intercettato. Il Bloque arrivò subito sul posto e fece ciò per cui era nato. Dopo 17 mesi di latitanza, diverse migliaia di morti (tra civili, altri narcos e poliziotti) e miliardi su miliardi guadagnati con la coca, Pablo moriva. Una semplice sparatoria, dei proiettili alla gamba e al busto e uno alla testa. Pablo, il re, l’imperatore, moriva come ogni altra pedina di quel gioco sadico che insanguinò il Sudamerica per lunghi anni. Nessuno sconto o trattamento riservato per lui, ebbe entrambe, la plata e il plomo.