Fotografia di autore sconosciuto, Vermont, USA, data sconosciuta (non successiva al 1931). Nella foto potete vedere il fotografo Wilson Bentley mentre sta armeggiando con la sua macchina fotografica davanti alla sua fattoria nel Vermont, pronto a scattare altre foto ai fiocchi di neve. Perché fu proprio lui il primo uomo a fotografare un fiocco di neve.
Wilson Bentley e quella passione per i fiocchi di neve

Wilson Alwyn Bentley nacque a Jericho il 7 febbraio 1865 e sempre a Jericho morì il 23 dicembre 1931. Questo fotografo statunitense fu fra i primi a dedicare la sua vita ai cristalli di ghiaccio dei fiocchi di neve.
Il suo metodo per catturare e fotografare la neve era estremamente semplice. Praticava faceva posare la neve su un vassoio ricoperto di velluto, salvo poi posizionare i cristalli sul vetrino di un microscopio, utilizzando un finissimo strumento metallico.
Bentley non si limitò a fotografare un paio di fiocchi di neve. Con la sua apparecchiatura li fotografò per qualcosa come quarant’anni, ottenendo più di 5mila fotografie di fiocchi di neve. E come scrisse nel libro Snow Crystal del 1931, dopo tutti questi scatti, non era riuscito a trovare due fiocchi di neve che fossero esattamente identici.

Considerate che Bentley sviluppò questa passione per i fiocchi di neve sin dall’adolescenza. A 15 anni, dopo essersi fatto regalare un microscopio dalla madre (la sua era una famiglia di contadini), provò a disegnare quello che vedeva. Solo che i dispettosi cristalli di neve facevano quello che fanno sempre in queste situazioni: si scioglievano subito.
Così provò a usare un microscopio collegato a una fotocamera e, dopo svariati tentativi, il 15 gennaio 1885 riuscì a fotografare il suo primissimo fiocco di neve.
Da lì in poi fu un crescendo: scattò più di 5mila foto, non trovando mai due cristalli uguali. La procedura per fotografare la neve richiedeva tanta pazienza. E tanta neve, ovviamente. Raccoglieva la neve in un vassoio ricoperto di velluto. Poi, usando un sottile strumento metallico, la suddivideva nei singoli cristalli. Solo a quel punto procedeva a fotografarli, uno per uno.
Per poter immortalare quelli che definiva come “minuscoli miracoli di bellezza” e “fiori di ghiaccio”, ecco che dovette usare lenti e obbiettivi ad elevato ingrandimento. Durante gli ultimi anni del XIX secolo, Henry Crocker pubblicò il suo lavoro, creando la collezione privata più grande delle sue fotografie.
L’Harvard Mineralogical Museum acquistò molte dei suoi scatti, mentre insieme a George Henry Perkins, docente di Storia naturale presso l’Università del Vermont, pubblicò un articolo nel quale spiegava che non esistevano due fiocchi di neve uguali.

Proprio questo concetto sarà poi ripreso dalla cultura popolare e in diversi altri articoli pubblicati successivamente sul National Geographic, su Nature, su Popular Science e Scientific American. Aveva così tante foto di cristalli di ghiaccio che ne donò parecchie anche al Buffalo Museum of Science.
Ovviamente Bentley non si limitò a fotografare solo ed esclusivamente fiocchi di neve. Si dilettò anche nel fotografare i diversi tipi di ghiaccio, le nuvole e la nebbia. Fra l’altro fu anche il primo statunitense a riuscire a riprendere le gocce di pioggia. Morì poi il 23 dicembre 1931 a causa di una polmonite.

            


