Fotografia di Weegee (pseudonimo di Ascher Fellig), New York, USA, 1943. Tre donne sono i soggetti di questo noto scatto fotografico, firmato Fellig e datato 1943. Solo questo hanno in comune, il fatto di essere donne; dopo di che, la disuguaglianza regna sovrana. Si tratta di una molteplice tipologia di differenze, da quella economica a quella sociale, passando per lo status, l’istruzione, le possibilità d’inserimento in una società che accoglie e coccola chi possiede, ma che repelle e disgusta chi non ha avuto il privilegio di nascere abbiente. Weegee questo lo sapeva benissimo e in quella città di New York in ripresa dopo il dramma della Grande Depressione volle rimarcare il concetto, o meglio, il discrimine più grande di tutti i tempi: quello fra ricchi e poveri.

Per chi non conoscesse, vi basti sapere che Ascher Fellig (americanizzato in Arthur Fellig), era un talento naturale macchina fotografica alla mano. Sapeva cogliere l’attimo in maniera quasi paranormale – non a caso il suo nome d’arte fu Weegee, ossia il termine che gli statunitensi utilizzano per riferirsi alla famosa tavola Oiuja, per eccellenza lo strumento del soprannaturale e dell’occulto – e soprattutto aveva il dono di osservare l’ecosistema urbano con occhio spietato. Mi viene scontato il paragone, ma in campo pittorico, con Edward Hopper e i suoi Nottambuli…
Lui che in città non era nato, anzi, non era proprio nato negli Stati Uniti d’America. Ma come tanti ci era finito in quel posto, alla ricerca di un sogno, di un’opportunità. La sua terra natale era la Galizia, che nel 1899 – anno di nascita del nostro uomo – era il ventre orientale dell’Impero austro-ungarico. Da Zoločiv (oggi Ucraina), Fellig finì in Nord America, in un contesto altrettanto desolante e deumanizzante alla pari di quello galiziano.

Egli crebbe tra le strade povere e malfamate del Lower East Side di Manhattan. Lì affinò il suo talento nel cogliere il lato più crudo e realistico della vita cittadina. Con la sua macchina fotografica Speed Graphic e il caratteristico flash accecante, iniziò a documentare omicidi, incendi, tragedie e volti della New York notturna, conquistandosi una fama che sfiorava il leggendario. Una citazione estrapolata da un’intervista aiuta a capire le motivazioni dietro il lavoro di Weegee:
«Ho scattato le immagini più famose di un’epoca violenta, le foto che tutti i grandi quotidiani, con tutte le loro risorse, non riuscivano ad avere ed erano costretti a comprare da me. E scattando quelle foto, ho fotografato anche l’anima della città che conoscevo e amavo».
Ma con The Critic – questo il titolo selezionato per la fotografia oggi analizzata – scelse una strada diversa. Non si limitò a registrare un evento, bensì orchestrò una scena che amplificava un messaggio. Chiese infatti al suo assistente, Louie Liotta, di recarsi nei locali malfamati della Bowery e di trovare una donna ubriaca. La prescelta venne condotta davanti al Metropolitan Opera House, dove quella sera si celebrava il Giubileo di Diamante. Insomma, si prospettava una serata di lusso e mondanità, frequentata dall’élite della Grande Mela.
Quando arrivarono le signore George Washington Kavanaugh e Lady Decies, due figure note nelle cronache mondane, elegantissime in abiti scintillanti, gioielli e pellicce, Weegee era pronto. Al segnale, Liotta fece avanzare la donna ubriaca, malvestita e spaesata, proprio accanto a loro. Fu questione di un attimo. Il flash scattò più volte, abbagliante, cogliendo lo stridente contrasto tra la ricchezza favolosa delle dame e la miseria della passante. Ricchi e poveri, proverbiale e azzeccato, no?

L’immagine fece il giro delle riviste, apparendo su Life con il titolo “The Fashionable People”. L’articolo raccontava la scena come se fosse stata autentica, sottolineando “lo sguardo disgustato di una spettatrice” di fronte all’ingresso delle signore dell’alta società. Solo in seguito emerse che la foto era stata in realtà costruita. Ma la rivelazione non intaccò il potere dello scatto, che già era diventato un simbolo.
In The Critic si condensa gran parte della poetica di Weegee. La città è un palcoscenico di ingiustizie, contrasti, collisioni improvvise tra mondi inconciliabili. La fotografia mette a nudo, con brutalità e sarcasmo, le fratture sociali che sopravvivevano negli States dopo la Grande Depressione. Non a caso, molti l’hanno definita un’anticipazione del linguaggio dei paparazzi, un modo di sorprendere i soggetti in situazioni scomode, capace di esercitare un enorme fascino mediatico nei decenni successivi.