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Dieci litri di vino, una mucca intera e otto chili di pane: niente male la dieta degli atleti greci...

Dieci litri di vino, una mucca intera e otto chili di pane: niente male la dieta degli atleti greci…

Perché limitarsi alle gallette di riso soffiato, poco petto di pollo, un’insalatina e i canonici due litri d’acqua da dover conteggiare al termine della giornata quando, se fossi nato nella Grecia del V secolo a.C. avresti potuto mandare giù un quantitativo di cibo e vino in grado di imbarazzare anche la forchetta più buona che la nostra epoca possa vantare? No, chiediamocelo, perché un atleta olimpionico di quel tempo, secondo alcune fonti antiche, doveva ingurgitare quello che il sottoscritto mangia e beve in circa nove mesi. Parliamo un po’ del concetto di dieta “equilibrata” secondo gli antichi Greci, vi va?

Dieci litri di vino, una mucca intera e otto chili di pane: niente male la dieta degli atleti greci...

Facciamo uno sforzo d’immaginazione. Non me ne vogliano gli antichisti più rigorosi, quello che sto per dire serve solo ad introdurre la tematica. Immaginiamo di entrare in una palestra greca del V secolo a.C. L’aria è impregnata dell’odore acre del sudore e dell’olio d’oliva che gli atleti si spalmano sul corpo prima degli esercizi. Sui gradoni, alcuni giovani sollevano pietre, altri corrono sulla sabbia, mentre nel cortile si intravedono figure che si allenano alla lotta. Ma la forza non nasce soltanto dall’allenamento. No, perché ciò che distingue questi uomini dal resto della cittadinanza è soprattutto la loro dieta.

Il popolo, infatti, si nutre di pane d’orzo, verdure e formaggio. Una cucina semplice, frugale, d’altronde si metteva in tavola quel che si aveva; non molto quindi. Gli atleti invece hanno diritto a un regime speciale, quasi esclusivo, che ruota attorno alla carne. All’inizio, raccontano le fonti, gli allenatori si accontentavano di somministrare ai loro allievi pane e formaggio. Ma col tempo si affermò l’idea che la vera potenza si costruisse con grandi quantità di carne rossa, d’agnello o di capra, mangiata spesso, e in alcuni casi persino cruda, per non disperderne il vigore naturale. Non sto inventando nulla, leggetevi qualche passo del De sanitate tuenda di Galeno (poi ripreso, in chiave filosofica, da Plutarco).

dieta atleta riceve la corona d'alloro

Tra i più famosi c’era Milone di Crotone, leggenda vivente della lotta, sei volte vincitore olimpico. La voce popolare narrava che divorasse una mucca intera al giorno, accompagnata da dieci litri di vino e otto chili di pane. Forse un’esagerazione – anzi, senza forse – ma sufficiente a rendere l’idea dell’opulenza della sua dieta. Non sorprende, dunque, che la fantasia dei contemporanei lo descrivesse mentre affrontava bestie selvatiche a mani nude, come se l’alimentazione gli avesse donato una forza sovrumana.

Naturalmente, il pane non era quello soffice e fragrante che conosciamo oggi. Questo era oltremodo compatto, pesante, di orzo o di grano integrale. Un alimento che saziava subito e richiedeva sforzo per essere masticato. Anche il vino aveva un gusto diverso, in quanto denso, spesso mescolato con aceto o addirittura acqua di mare, per conferirgli maggior vigore. Sì, come no.

dieta manifestazione sportiva antica

Non mancavano dolci energie. I fichi, frutti prediletti dagli atleti, venivano consumati in abbondanza, sia freschi sia secchi, perché si credeva donassero resistenza e velocizzassero il recupero. Alcuni sportivi bevevano infusi di fichi prima delle gare, altri ne portavano con sé amuleti intrecciati. Anche miele, noci e formaggio stagionato erano raccomandati come “spuntini energetici” prima delle competizioni.

Nulla era lasciato al caso. Ogni atleta era seguito da una figura speciale, il paidotribes: un maestro del corpo che stabiliva non solo gli esercizi, ma anche i tempi e i modi dei pasti. Si decideva quando bere vino annacquato (spesso dopo l’allenamento) o quando mangiare fichi, radici e bulbi, ai quali si attribuivano persino proprietà magiche. Allo stesso modo, certi cibi erano evitati, come alcuni pesci ritenuti “raffreddanti” o lassativi, inadatti a chi doveva mantenere forza e calore.

dieta atletica leggera

L’alimentazione, dunque, non era vista solo come nutrimento, ma come strumento per modellare il corpo e il carattere. I medici, come Galeno, non mancarono di criticare gli eccessi. Troppe carni e pasti ripetuti logoravano il sistema digestivo, rendendo questi regimi insostenibili nel lungo periodo. Ma agli occhi dei Greci la fatica e il rischio di una simile dieta erano un prezzo da pagare per forgiare un corpo resistente, disciplinato ed efficiente, capace di incarnare l’ideale atletico. E se lo sappiamo oggi, è anche grazie a ritrovamenti archeologici di eccezionale valore. Uno su tutti l’abbiamo trattato in tempi non sospetti; ricordate l’Atleta di Taranto?