Almanacco dell’11 agosto, anno 3114 a.C.: secondo il calendario Maya, e in particolare secondo il ciclo del “Lungo computo”, ha inizio la penultima era, conclusasi solamente qualche anno fa, precisamente il 21 dicembre del 2012. Tutti lo abbiamo sentito nominare almeno una volta nella vita, infatti il calendario maya rappresenta uno dei più affascinanti e complessi sistemi di misurazione del tempo mai concepiti da una civiltà antica.

Partiamo dalle basi. Il sistema cronologico dei Maya non era unitario, bensì strutturato su diversi cicli interconnessi. Vi era anzitutto il Tzolk’in (un ciclo rituale di 260 giorni). Poi l’Haab’ (un anno solare di 365 giorni). Infine il Lungo computo, che fungeva da vero e proprio calendario storico, capace di datare eventi su scale temporali molto ampie.
Attenzione a questo punto però, perché il tempo – almeno per ciò che sappiamo sui Maya – non era lineare, ma ciclico. Significa che ogni ciclo cosmico si concludeva con una rigenerazione, spesso preceduta da eventi drammatici, ma seguita da un rinnovamento del mondo. Questa concezione, che ci appare mitologica, aveva però precise basi astronomiche e matematiche.

Il Lungo computo era un sistema di conteggio progressivo dei giorni che partiva da una data mitica d’origine: per l’appunto l’11 agosto 3114 a.C. Questo momento segnava, secondo la cosmologia Maya, la creazione della precedente era del mondo, la quarta, dopo tre ere precedenti concluse con distruzioni cosmiche.

Per i Maya, il giorno 13.0.0.0.0 (che inizia l’attuale ciclo del Lungo computo) non rappresentava uno “zero assoluto”, ma piuttosto la conclusione di un precedente ciclo cosmico e, di conseguenza, l’inizio del nuovo. Fu in quel momento che gli dei completarono la creazione del mondo così come oggi lo conosciamo, ponendo l’essere umano sulla terra.

Ora ci togliamo il sassolino nella scarpa. Come anticipato, questa era sarebbe finita il 21 dicembre del 2012. Ricordate cosa si disse su quella data? Il finimondo, letteralmente. Una delle più diffuse leggende New Age che in realtà fondava la sua ragion d’essere sul nulla, anzi, su un malinteso volutamente gonfiato per fini mediatici. In realtà, gli antichi Maya non credevano affatto in un’apocalisse in senso occidentale, bensì in un cambiamento di ciclo, un evento celebrativo e rigenerativo. La data era certamente considerata importante, ma non più di quanto possa esserlo un Capodanno millenario per noi.